Opinioni & Commenti
Legge elettorale, meglio governare che «rappresentare»
Detto in premessa che nessun sistema elettorale è preferibile ad un altro in assoluto, ma ciascuno può rispondere ad una data esigenza più o meno di altri, proviamo a capire quali sono vantaggi e svantaggi di alcuni tra i sistemi utilizzati negli altri Paesi e di cui si prospetta l’introduzione nel nostro.
Ma come sostituirlo?
Mi pare che nella fase attuale della nostra storia politica e istituzionale, tra i due obiettivi sopra indicati si debba preferire quello della governabilità rispetto a quello della rappresentanza, senza tuttavia che quest’ultima sia troppo sacrificata. Un modello che potrebbe ottenere tale scopo è quello del doppio turno francese, ove al primo turno tutti i partiti possono presentare propri candidati, ed al secondo turno (se nel primo nessuno ottiene la maggioranza assoluta) possono votarsi i candidati che hanno ottenuto più voti (in Francia ad esempio tutti coloro che hanno ottenuto al primo turno più del 12,5%, calcolato però sugli elettori e non sui votanti). In questo modo tutti hanno possibilità di presentarsi e «contarsi» al primo turno, ma al secondo dovrebbero prevalere logiche di coalizione, con un vantaggio (se non si fanno «trucchi») per i candidati meno «estremi».
Ma quali effetti pratici si realizzerebbero con questi sistemi? La domanda richiederebbe una risposta articolata: in prima approssimazione possiamo dire tuttavia che il modello tedesco sembra favorire la nascita di più di due poli, e quindi tendenzialmente di un polo di centro che possa accordarsi, dopo le elezioni, con quello di destra o con quello di sinistra secondo convenienza. Sarebbe probabilmente il tramonto del bipolarismo e l’emarginazione delle estreme da una logica di maggioranza (senza con questo esprimere giudizi di valore). Gli altri due sistemi sembrano in grado di mantenere invece di più l’assetto bipolare, sebbene quello spagnolo rischi di produrre frammentazioni su base territoriale ed assegnare a partiti localistici un potere di interdizione (come è avvenuto con il partito socialista catalano in Spagna).
Non voglio dire questo, ma ricordare che con la legge elettorale soltanto non si arriva da nessuna parte: bisognerebbe agire sulla legislazione cosiddetta di contorno (ad esempio eliminando la possibilità di finanziare con soldi pubblici partiti con un solo deputato ); disciplinare finalmente la vita interna dei partiti (prevedendo soprattutto regole democratiche per la selezione delle candidature); cercare di superare gli ideologismi e migliorare la cultura istituzionale dei cittadini. I miracoli non si possono chiedere a nessuno (sul piano terreno): men che mai alla legge elettorale.