Lettere in redazione
Legge 40, il «regalo» del ministro Turco
L’ultimo regalo della Turco alle associazioni radicali ha colto tutti di sorpresa. Forse, visto anche il risultato delle elezioni, ha pensato di guadagnare qualche consenso per il futuro! Resta il fatto di una grave scorrettezza istituzionale poiché è impensabile che in clima di «prorogatio», e, tanto più dopo un risultato elettorale che muta il quadro politico, si adotti un provvedimento che non ha carattere di urgenza ma che tocca problemi delicati riguardanti temi «eticamente sensibili».
Sul piano procedurale si sarebbe dovuto attendere il pronunciamento della Corte costituzionale, espressamente invocato dal Tar del Lazio. Inoltre il provvedimento assunto fa riferimento ad una sola pronunzia non tenendo conto di quelle in senso contrario.
Da un punto di vista giuridico, anche se formalmente rimane la preclusione di legge in merito alla selezione genetica, di fatto si fa una apertura pericolosa eliminando i commi delle precedenti linee guida che limitavano la possibilità di indagine solo a quella di tipo osservazionale e aumentando quindi la confusione già presente nelle interpretazioni.
Le modifiche di legge non debbono avvenire, in maniera surrettizia a livello giurisdizionale o amministrativo ma chiaramente con atto del parlamento. Suscita perplessità anche la equiparazione delle malattie virali, tipo Hiv ed epatiti, alla previsione della legge che si riferisce alla sterilità. E, poi, sono queste le uniche da prendere in considerazione?
Come sempre, secondo una consolidata liturgia si prendono le mosse dal «caso pietoso», questa volta i malati di Aids, per usarli allo scopo di introdurre una novità dirompente, in questo caso per spianare la via alle pratiche eugenetiche.
Dall’inizio della crisi politica il governo Prodi si è giustamente limitato all’ordinaria amministrazione, arrivando perfino, dopo le elezioni, a concordare con la nuova maggioranza importanti provvedimenti urgenti (come il prestito ponte all’Alitalia). Alla luce di questo è davvero incomprensibile che a pochi giorni dall’insediamento del nuovo esecutivo il ministro Livia Turco abbia deciso di emanare le linee guida sulla Legge 40 (quella che ha regolamentato la fecondazione artificiale e che è già passata al vaglio di un referendum popolare). Non era un provvedimento urgente, né tantomeno opportuno, visto che della questione (la diagnosi preimpianto) è stata investita la Corte Costituzionale e che un tema così delicato dovrebbe prima passare dalle aule del Parlamento. Ma alle ragioni di metodo vanno anche aggiunte quelle ben più gravi sulla sostanza del provvedimento. Le «Linee guida» varate dalla Turco sono infatti ispirate, come ha osservato Adriano Pessina, direttore del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica, «all’ideologia del cosiddetto diritto al figlio sano, diritto che non passa più attraverso le cure delle malattie, ma si attua tramite la selezione embrionale». Anche se il nuovo ministro come spero che faccia ritirerà il provvedimento, resta un episodio che creerà ancora più confusione e disorientamento in una materia già di suo delicatissima e controversa.
Claudio Turrini