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LEGGE 40: DI PIETRO (CATTOLICA), DALLA CONSULTA AMBIGUITÀ E GRAVI DANNI

“Un intervento di microchirurgia che in apparenza lascia la legge intatta, però introduce elementi di grande ambiguità che potrebbero portare a gravi danni”. E’ il giudizio di Maria Luisa Di Pietro, docente di bioetica all’Università Cattolica di Roma e presidente di “Scienza & Vita”, sul responso di illegittimità fornito dalla Corte Costituzionale su alcune parti della legge 40. In particolare – spiega Di Pietro al Sir – togliendo il limite, stabilito nell’art. 14, dei tre embrioni, ad impianto, “si introduce di nuovo la possibilità di produrre un numero illimitato di embrioni, non chiarendo quale sarà il destino di questi ultimi”. “Se rimane l’articolo uno, che tutela tutti i soggetti coinvolti compreso il concepito, il comma 1 dell’art. 14 che stabilisce il divieto della crioconservazione, e l’art. 13 in cui si vieta la selezioni a scopi eugenetici – obietta l’esperta – ci si chiede che cosa avverrà degli embrioni soprannumerari”. Secondo Di Pietro, inoltre, il parere della Consulta “sorge su un falso problema, cioè che la legge obblighi la produzione e il trasferimento degli embrioni. Al contrario, tutti gli embrioni prodotti devono essere trasferiti, per un massimo di tre”. Di Pietro contesta, inoltre, il fatto che la necessità di togliere il divieto di non superare i tre embrioni venga invocato “sotto il pretesto di salvaguardare la salute della donna”. “Non è assolutamente vero”, commenta la bioeticista, ricordando che i dati nazionali sull’applicazione della legge 40, resi pubblici pochi giorni fa, “dimostrano che proprio in Italia è stata abbattuta la sindrome da iperstimolazione ovarica, che nel nostro Paese, è esattamente la metà della media europea: 0,53% contro l’1,02%. Questo significa che in Italia le donne si ammalano di meno rispetto alle donne del resto d’Europa, e questo è un risultato legato soprattutto alla limitazione a non più di tre del numero di embrioni da impiantare: una stimolazione lieve, infatti, ripetuta più volte, è molto meno grave per la salute di una donna di una stimolazione massiccia”. “Ciò che dà fastidio – prosegue Di Pietro a proposito delle polemiche e delle reazioni suscitate dal responso ella Consulta – è la menzogna ripetuta, e che dà luogo all’ennesima operazione ideologica sulla legge 40, non suffragata da alcun dato scientifico”. A chi,infine, saluta il parere della Corte Costituzionale come mezzo per evitare il “turismo procreativo”, Di Pietro fa notare che “le coppie italiane in genere vanno all’estero per la fecondazione eterologa e per l’utero in affitto, con danni per la donna e soprattutto per i bambini: l’omertà che circonda di solito queste vicende dà luogo, infatti, a un ritardo nel far fronte alla salute del bimbo appena nato”.Sir