Pisa

LE TESTIMONIANZE

L’amministratore. Andrea Pieroni: «Ha sempre dialogato con tutti»PISA – «Esprimo i sentimenti più sinceri di stima e apprezzamento per il rilievo dell’opera svolta da monsignor Alessandro Plotti durante il suo mandato». Così Andrea Pieroni, presidente della provincia, riassume i ventidue anni di Alessandro Plotti a Pisa. «Quella del nostro arcivescovo – aggiunge Pieroni – è stata una presenza vitale nel tessuto della comunità; sostanziata in attività e interventi che hanno costituito non solo una testimonianza per i fedeli, ma il segno di un ruolo forte e costante verso l’intera collettività. E senza mai dimenticare il valore del dialogo e del rispetto verso tutte le diverse posizioni sui temi più  importanti: in primo luogo, la difesa della dignità umana e dei diritti universali, poi, a fianco delle istituzioni, per la difesa del lavoro, della famiglia, della giustizia sociale». (Francesco Ippolito) Il sindacalista. Di Sandro: memorabili le sue omelie tra gli operaiPONTEDERA – Alfonso di Sandro, ex piaggista e sindacalista Cisl, ricorda benissimo ancora oggi l’eco che suscitò un’omelia di Alessandro Plotti «in occasione del primo Natale fra di noi; quando affermò che la logica del profitto non può ledere la dignità dell’uomo, e che il lavoro è un formidabile strumento  per la crescita personale e sociale». In quegli anni – ricorda Di Sandro – vivere da cristiani nelle fabbriche non era facile, qualche volta risultava perfino rischioso; come non era facile, del resto portare le istanze dei lavoratori nelle nostre comunità. «Il vescovo – dice il sindacalista – ci ha sempre incoraggiato nel dare testimonianza di una fede incarnata, non separando mai l’evangelizzazione dalla promozione umana». Anche di recente – conclude Di Sandro – ha spronato sindacalisti e operai a riscoprire il valore dell’unità e il gusto di lottare per conseguire una maggiore e migliore occupazione, ottenere salari più rispondenti alle esigenze familiari e prestare particolare attenzione ai diritti dei giovani, delle donne, degli invalidi e di chi per età è uscito dal ciclo produttivo. Oggi tocca a noi laici impegnati nella società fare tesoro dei suoi insegnamenti» (Emiliano Tognetti) L’imprenditore. Pacini: «Alessandro Plotti, un infaticabile»PISA – «Alessandro Plotti è stato per me un grande punto di riferimento, sempre presente, sempre attento alle problematiche che gli venivano proposte». A parlare è l’imprenditore e Operaio presidente dell’Opera primaziale pisana, Pierfrancesco Pacini. «Ho avuto l’occasione di conoscere meglio monsignor Plotti – ricorda Pacini – grazie al consiglio pastorale diocesano, da quando cioè, poco meno di quindici anni fa, il nostro arcivescovo volle coinvolgermi all’interno di quell’importante assemblea». Da quel momento il rapporto tra i due si intensificò per cementarsi poi con la nomina dello stesso Pacini a presidente dell’Opera del Duomo di Pisa. «Ritengo che Alessandro Plotti – sottolinea  Pacini – sia stato un esempio per impegno efficace ed instancabile. Lascia a Pisa un segno certamente molto incisivo di questo suo lavoro». (Francesco Ippolito) IL «GRAZIE» DELLA CARITASPrima di tutto la Casa della Carità di Pontasserchio, l’opera giubilare del 2000 che oggi ospita una residenza per disabili, un centro diurno per anziani, sei appartamenti per famiglie che vivono una situazione di forte disagio abitativo, un laboratorio per la malattia mentale e il Centro d’Ascolto della Valdiserchio. Poi la ristrutturazione degli immobili di via delle Sette Volte, divenuti Centro Operativo della Caritas Diocesana. Quindi l’ex asilo parrocchiale di Marciana e la canonica della chiesa di Sant’Apollonia, entrambe destinate all’accoglienza di portatori di handicap. Don Emanuele Morelli, direttore della Caritas diocesana dal 2000, snocciola le opere di carità promosse in diocesi nei ventidue anni di guida pastorale di monsignor Alessandro Plotti: «sono il segno visibile dell’impegno e dell’attenzione che il nostro arcivescovo ha sempre dedicato alla pastorale della carità».Che, però, ovviamente non si esaurisce qui …«Certo che no; quelle strutture, però, evidenziano il suo impegno costante e anche alcune sue intuizioni che hanno davvero anticipato i tempi anche sul piano degli interventi sociali promossi nel territorio».A che cosa si riferisce?«Ad esempio proprio alle due case d’accoglienza per disabili di Marciana e Sant’Apollonia gestite, rispettivamente, dalla cooperativa “Insieme” e dall’Unitalsi. Al momento sono le uniche due presenti nell’area pisana concretamente impegnate nel cosiddetto “dopo di noi”, il dramma di genitori con figli colpiti da una disabilità permanente che s’interrogano sul futuro dei propri ragazzi una volta che loro saranno passati a miglior vita. Quelle due strutture sono precisamente una risposta a questo problema».Poi c’è il capitolo della promozione delle Caritas parrocchiali … «Che è stato, e rimane, quello più faticoso. La Chiesa pisana, sotto questo aspetto, è un po’ povera: non sempre siamo stati in grado di rispondere alle attese e anche agli stimoli dell’arcivescovo. Che, comunque, non sono mai mancati».Che cosa diceva per spingervi in quella direzione?«Di fare in modo che, in ciascuna parrocchia, accanto a quelli per la liturgia e la catechesi, vi fossero anche spazi e impegno per la pastorale della Carità, facendo sempre attenzione a che questo fosse espressione della comunità nel suo insieme e non di un gruppo caritativo fra i tanti che gravitano intorno ai saloni parrocchiali. Quello, peraltro, che ci chiede anche la Conferenza Episcopale».Stimoli sono arrivati anche da alcuni interventi pubblici …«E quasi tutti su temi “scomodi”, quindi fatti non certo per la ricerca del facile consenso. Penso a quello successivo al giocattolo bomba che esplose fra le mani dei due bambini rom: il giorno dopo ci fu una diretta su Rai 2 dalla curia arcivescovile. E poi i ripetuti interventi tesi a promuovere l’accoglienza nei confronti degli immigrati».Dal punto di vista della Caritas diocesana chi è stato Plotti per la chiesa pisana?«Un vescovo che ci ha sempre spinto e sostenuto nei percorsi difficili e coraggiosi della prossimità a coloro che vivono situazioni di disagio e fatica».Lei è stato per tanti uno dei suoi più stretti collaboratori. Ha un ricordo personale?«Ne ho molti, ma ciò che conservo con più gioia è soprattutto una sensazione: ho sempre percepito la sua fiducia totale nei confronti, non solo nelle funzioni di direttore della Caritas, ma anche come prete e uomo. Mi sono sentito stimato e libero».Come lo saluterà?«Nel suo stesso modo. Gli dirò: “Eccellenza, anch’io la porterò sempre nel mio cuore”. E con queste parole credo d’interpretare il sentimento di tutti gli operatori della Caritas diocesana». (Francesco Paletti) Il liturgista. «COSI’ È CRESCIUTA LA VITA LITURGICA» Monsignor Franco Cancelli, 55 anni, prete dal ’95, oggi proposto al Duomo di Pontedera, è anche direttore dell’ufficio liturgico diocesano: «con l’arcivescovo abbiamo condiviso l’idea di offrire agli operatori liturgici più occasioni di formazione; così abbiamo attivato corsi specifici all’interno della Scuola di formazione teologica, destinati in particolare ai ministri straordinari dell’Eucaristia: ne sono stati istituiti molti, circa 500 in diocesi, e cerchiamo di fornire loro una formazione permanente sì da permettere loro di svolgere al meglio il servizio». Non solo i ministri straordinari dell’Eucaristia sono stati al centro delle attenzione pastorali dell’arcivescovo: «In questi anni – ricorda il sacerdote – sono stati promossi anche alcuni corsi per aiutare i nostri laici a proclamare bene la Parola;  ci siamo infatti accorti che non è sufficiente la disponibilità e la buona volontà: bisogna anche saper leggere, o meglio saper comunicare la parola di Dio, per farla arrivare alla gente. E poi i ministeri istituiti, il lettorato e l’accolitato: in una recente celebrazione ne sono stati istituiti dieci; anche per loro si richiede una particolare formazione: per conoscere bene il rito, proclamare la Parola, servire l’altare.  Negli ultimi tempi, infine, grazie anche alla collaborazione del cerimoniere arcivescovile, le celebrazioni hanno assunto un tono al tempo stesso semplice, ma solenne. Formazione e celebrazione devono andare di pari passo. In questo modo cresce la vita liturgica della Chiesa. Questa è stata una preoccupazione costante di monsignor Alessandro Plotti. E sicuramente sarà una premura anche del nuovo arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, di cui tutti conosciamo la sensibilità liturgica». (Emiliano Tognetti) La testimonianza degli under ‘30. I GIOVANI? LA SUA PASSIONEI giovani che percezione hanno avuto del loro vescovo? Lo abbiamo chiesto a Matteo Baldassarri, che ha avuto il compito di rappresentare tutta la gioventù di Pisa nel saluto all’arcivescovo in occasione della Festagiovani diocesana di sabato scorso: «Ho avuto la fortuna, come altri della mia generazione – dice Matteo – di nascere proprio nei giorni in cui monsignor Plotti diventava pastore e guida della nostra diocesi. Con il suo aiuto, insieme a molti miei compagni, sono maturato nella fede e cresciuto nel servizio e nella comunione con tutta la Chiesa locale. Monsignor Plotti è stata per noi guida e punto di riferimento importante in questi anni, con poche parole, com’è nel suo stile, semplice e riservato, ma con una presenza costante e forte. Sono stati questi gli anni di un profondo rinnovamento che ha investito tutto il mondo e tutta la Chiesa e dunque anche questa nostra Chiesa pisana, Noi giovani, grazie anche all’impegno e al servizio del nostro arcivescovo, siamo stati tra i protagonisti di questa stagione. La forza e l’autorevolezza del suo impegno tra noi ci hanno testimoniato una grande fede, un grande amore per la Chiesa, corpo vivo di Cristo, nella quale, come spesso ci ha ricordato, ognuno di noi è chiamato ad offrire il proprio contributo, con umiltà, con generosità senza risparmiarci, senza scoraggiarci davanti ai nostri limiti e alle nostre debolezze. Ci ha spesso ricordato di avere coraggio, quel coraggio che è necessario a noi tutti per essere autentici testimoni del Vangelo.Con il suo servizio alla Chiesa pisana e con la sua attenzione alla aspettative, alle contraddizioni e alle ansie del mondo giovanile monsignor Plotti ci ha sempre dato un esempio forte e uno stimolo affinché cercassimo sempre la verità, il volto di Cristo, impresso nella storia e nelle nostre vite.Di tutto questo la Chiesa pisana in generale e i giovani in particalare lo ringraziano, assicurandolo che la sua testimonianza di fede e di amore resterà per sempre nei nostri cuori». (Amelia Manganelli) I GIOVANI E LA POLITICA. Il ricordo di don Enrico Giovacchini: «Alla fine degli anni Ottanta nacque la Scuola di formazione all’impegno sociale e politico, la cui eredità è stata raccolta oggi dalla 3 giorni Toniolo»L’arcivescovo Plotti mi chiamò a lavorare alla formazione politica e sociale dei giovani nell’88. Si era da poco concluso il convegno ecclesiale di Loreto, da cui era emersa la necessità di accompagnare la crescita dei giovani anche nella formazione all’impegno sociale: così aiutai monsignor Andreazza a creare la Scuola di formazione all’impegno sociale e politico». È questo il primo ricordo di don Enrico Giovacchini, priore di San Martino, degli anni passati sotto la guida dell’arcivescovo Plotti.«A metà degli anni ’90 l’esperienza della scuola – continua Giovacchini – è terminata, anche a causa della fine dell’unità politica dei cattolici. Ma tanti che avevano seguito i nostri corsi hanno continuato a fare attività politica. Tra gli altri mi vengono in mente Michele Mezzanotte, Giovanni Viale, Andrea Serfogli, Stefano Fabbri. Di certo oggi – in questo clima politico spesso inutilmente litigioso – servirebbe ancora un momento e una sede per la formazione e l’approfondimento, perché anche tra i cattolici non prevalga la divisione politica, ma la comunione ecclesiale. Non abbiamo però mai terminato di organizzare incontri, seminari. E l’eredità della scuola di formazione è stata raccolta soprattutto dalla “3 giorni Toniolo”, nata nel 2002. In questi anni siamo riusciti a portare a Pisa e a San Miniato i migliori economisti, sociologi, giuristi italiani, e il contributo e l’appoggio di Plotti non ci è mai mancato».Un altro ambito in cui Giovacchini ha lavorato con Plotti è quello dell’evangelizzazione degli ambienti di lavoro. «I primi anni del suo episcopato hanno visto un aumento della disoccupazione, e gli ultimi un aumento smisurato del lavoro cosiddetto “a tempo determinato”. Questi problemi sono stati una preoccupazione costante per Plotti. Per questo ha coltivato rapporti con tutte le componenti del mondo del lavoro e ha sollecitato il dialogo fra di esse. Un momento particolarmente significativo è stata la preghiera del primo maggio, una tradizione che sarebbe bello riprendere».«L’appoggio e l’incitamento di Plotti – continua Giovacchini – non è mancato neppure quando abbiamo creato la Compagnia di Santa Bona, perché crescesse l’attenzione sulla santa pisana – patrona delle hostess – le cui spoglie sono conservate in San Martino. Plotti ha seguito la creazione del premio dedicato alla santa, e mi piace annunciare che uno dei suoi ultimi interventi pubblici come arcivescovo sarà, il prossimo 30 marzo, la benedizione della cappella che le è stata dedicata all’interno dell’aeroporto». (Andrea Zanotto) IL VANGELO VISSUTO IN FAMIGLIA  Un buon cristiano si forma, prima di tutto, in famiglia. Educare i bambini al senso del sacro dovrebbe essere una scelta… naturale, un po’ come dare al bebé latte per nutrirlo o un pannolino per custodirlo. Facile a scriversi, difficile a farlo capire. Don Piero Dini, 55 anni, prete dal ’78, parroco dell’unità pastorale di Pisanova, è stato il primo direttore del centro diocesano per l’evangelizzazione e la catechesi (fino ad allora esisteva l’ufficio catechistico). Ruolo che ha ripreso in mano dopo che monsignor Simone Giusti ha lasciato la nostra diocesi perché nominato vescovo di Livorno. «Già nei primi anni Novanta – ricorda don Piero – cominciammo a scommettere sulla catechesi degli adulti. L’arcivescovo saltava da una zona all’altra della diocesi per dare il mandato di catechisti da impegnare nei cenacoli…». Un’esperienza, quella, che con il tempo ha preso piede: oggi in molte comunità c’è almeno un centro di ascolto della Parola di Dio. Negli ultimi anni, poi, sono stati attivati percorsi di formazione parallela per genitori e figli che chiedono i sacramenti dell’iniziazione cristiana (comunione, cresima).«Ma il coinvolgimento – osserva don Piero Dini – dovrebbe probabilmente partire ancora più da lontano. Dalla preparazione al matrimonio cristiano, che va fatta con più cura (e, in effetti, negli ultimi anni, i percorsi sono diventati più seri e articolati), o al battesimo. Investire sulla catechesi battesimale, infatti, significa mettere già da subito i genitori di fronte alla loro responsabilità di educatori alla fede».Tutto questo monsignor Alessandro Plotti l’ha capito da tempo: «l’arcivescovo – commenta il sacerdote pisano – ha avuto spesso delle intuizioni formidabili; purtroppo non sempre il centro pastorale diocesano è riuscito a portarle nel territorio, per la difficoltà dei vicariati a recepirle». (Andrea Bernardini) «Ha creduto in una Chiesa tutta ministeriale»Credere in una «chiesa tutta ministeriale» e di conseguenza una profonda fiducia nei carismi che Dio dona ad ogni laico è stata la molla per la quale l’arcivescovo ha voluto e sostenuto due servizi che si sono dimostrati indispensabili: il Diaconato permanente e la Scuola di formazione teologica (SFT). IL DIACONATO PERMANENTE  Prima dell’arrivo di monsignor  Plotti, non era stata fatta nessuna iniziativa per dotare la diocesi di diaconi. L’Arcivescovo affidò l’incarico a don Roberto Filippini che assieme ad una equipe di lavoro iniziò la formazione dei primi aspiranti. Una formazione spirituale, umana e culturale a tutto campo e una attenzione  particolare anche alla «crescita» delle consorti senza l’apporto delle quali è impossibile immaginare un buon diaconato. I primi due (Renzo Vannucci e Filippo Sassetti) ricevettero l’imposizione della mani il 23 giugno 1990. Da allora fu un continuo e lento crescere del diaconi permanenti. Alla fine del 1996 i diaconi in diocesi erano sette e il «testimone» per la  formazione degli aspiranti passò a me perché don Filippini era stato nominato rettore del Seminario. Oggi, nel lasciare la diocesi, l’arcivescovo può contare di aver imposto le mani per il diaconato permanente, a 24 persone collocate nei più diversi servizi in diocesi. La famiglia diaconale (formata anche dai sei aspiranti in avanzato cammino) ha salutato il «fondatore» donandogli un antico «yad» perché possa percorrere nel ricordo i nomi. SCUOLA DI FORMAZIONE TEOLOGICA.Esisteva a Pisa, all’arrivo del nuovo arcivescovo, una Scuola di teologia per laici, che aveva soprattutto il compito di formare gli insegnati di religione, Con monsignor Alessandro Plotti la nuova Scuola di formazione teologica dall’ottobre del 1987 partì in tre sedi: Pisa, Pietrasanta e Pontedera.Il numero di iscritti fin dal primo anno dimostrò quanto l’arcivescovo avesse intuito il desiderio dei laici di approfondire «le ragioni della propria fede cristiana» e di «prepararsi al servizio nella comunità ecclesiale». Alla serata di introduzione l’aula magna del Seminario non fu sufficiente a contenere il numero degli iscritti.Non sempre è stato facile trovare l’identità della SFT. Più volte sono stati studiati e rivisti i programmi. Fortemente voluto dall’arcivescovo «l’anno di approfondimento pastorale» centrato sui piani pastorali della diocesi. Sono ormai centinaia gli studenti che hanno ricevuto il diploma al termine del percorso di studi nella Scuola di formazione teologica. Una scuola che ha prodotto in questi anni  laici preparati ai vari servizi dei ministeri istituiti e a quelli di fatto (ministri straordinari dell’Eucarestia, lettori, accoliti, catechisti, operatori di pastorale familiare ecc.). E, ad esempio, impegnati nella Missione diocesana in vista dell’anno giubilare. Una delle ultime attività dell’Arcivescovo in Diocesi sarà la lezione che egli terrà nella SFT per l’anno pastorale il 27 marzo iniziando il corso sulla pastorale familiare con il tema: «Le sfide alla famiglia nella società do oggi». (don Romeo Vio)La «lezione» che ha dato a noi laici impegnatiUno dei miei primi incontri con monsignor Alessandro Plotti risale al tempo della sua prima visita pastorale all’arcidiocesi. L’arcivescovo, in occasione di quella visita che aveva l’intento di conoscere le realtà dell’arcidiocesi, fu accolto nella scuola dove prestavo il mio sevizio. Quell’incontro fu per me il segno di un’attenzione all’ambiente e alla professione. L’idea di una chiesa che si apre al mondo e incontra la gente, là dove essa vive e lavora ogni giorno, è stato uno dei primi messaggi che come laica  ho apprezzato e vissuto con gioia. In fondo era anche nel lavoro che sentivo la necessità di testimonianza della fede e nel contempo ne avvertivo tutta la complessità, la difficoltà e  la fatica. Con  il passare degli anni il mio impegno ecclesiale si fece più fitto, e al termine della seconda visita pastorale ero entrata a far parte della consulta delle aggregazioni laicali e del consiglio pastorale diocesano. Proprio in quel periodo, i centri pastorali, i presbiteri e tanti laici di tutte le parrocchie iniziarono la preparazione alla Missione diocesana. Quel momento ha costituito un’esperienza di formazione teorico – pratica e di testimonianza, per molti fedeli laici, chiamati insieme ai sacerdoti, ad incontrare le attese della gente, non tanto come singoli, ma come comunità ecclesiale.   La missione diocesana, voluta dall’arcivescovo all’interno del cammino della chiesa universale verso il Giubileo, ma anche come risposta della chiesa locale alle realtà che aveva incontrato durante la seconda visita, nella lettera di indizione   viene definita «Annuncio straordinario della salvezza alla chiesa locale pisana» e ha come attenzione primaria il coinvolgimento dei laici. Scrive Sua Eccellenza  «..ma ciò che mi ha lasciato un ricordo significativo è l’aver trovato in tutti gli ambienti di vita al di fuori del contesto pastorale una accoglienza e una disponibilità all’ascolto e all’incontro veramente sincere.. Come tenere vivo questo interesse, come attivare nelle nostre comunità pastorali un’attenzione più mirata a questi ambienti di vita? Come educare i nostri laici più impegnati pastoralmente a non esaurire le loro risorse  spirituali nei servizi pastorali e a coltivare la loro passione missionaria con nuove energie e nuova mentalità? .  Nella missione diocesana ritrovavo quell’apertura al mondo, quell’attenzione alla formazione dei laici e al loro coinvolgimento che avevo intuito nel primo incontro. Al termine del suo mandato, nella lettera al clero e ai fedeli, l’invito caloroso a tutti i battezzati a incarnarsi nell’ambiente in cui vivono portandovi la novità del vangelo e della grazia senza sfuggire alle situazioni problematiche e curando una formazione adeguata di conoscenza della  fede nella parrocchia e nelle realtà diocesane è senza dubbio un ulteriore messaggio di impegno e testimonianza per tutti noi . (Angela Giannetti, presidente della consulta diocesana delle aggregazioni laicali) Il «grazie» delle suoreA nome di tutte le religiose voglio dire un grazie sentito a Sua Eccellenza che per noi è sempre stato un padre, una guida un sostegno. Ci siamo sentite amate da lui e sempre considerate come figlie.Eccellenza grazie di cuore per tutto per i suoi insegnamenti per le catechesi per l’aiuto spirituale che sempre ci ha dato. Il nostro grazie vogliamo che si tramuti in preghiera perché il Signore l’aiuti sempre nel cammino che intraprenderà e dia al suo cuore le consolazioni che merita.Grazie di cuore da tutte noi e ci ricordi nella sua preghiera affinchè possiamo essere come sempre ci ha desiderate e come una religiosa deve essere.Un Padre vive sempre nella vita dei figli e Lei sarà così sempre vivo in noi e il bene che andremo a fare sarà anche grazie a Lei.Ci senta sempre vicive con la preghiera e con l’affetto fatto di riconoscenza e di ringraziamento. (suor Teodora Falli, segretaria delle religiose Usmi)

Anche la stampa laica «promuove» monsignor Alessandro Plotti

Moderno e illuminato» per Valeria Caldelli, caposervizio delle cronache pisane de «La Nazione». «Coraggioso e innovatore» secondo Marco Barabotti, per anni a capo della redazione cittadina de «Il Tirreno» ed oggi firma di punta del quotidiano livornese. Anche la stampa locale promuove monsignor Alessandro Plotti: «Il suo più grande pregio? È stato un grande interprete del nostro tempo – spiega Caldelli -: un vescovo moderno ha inevitabilmente anche un ruolo sociale ed è chiamato, spesso, a prendere posizioni che possono anche risultare scomode. Lui lo ha sempre fatto parlando con semplicità e chiarezza». E anche con «con il coraggio di chi sa che, qualche volta, è necessario andare controcorrente -aggiunge Barabotti-: non si può non ricordare l’intervento all’assemblea dei lavoratori della Piaggio in favore dell’unità sindacale oppure l’omelia pacifista in occasione dei funerali del maggiore Nicola Ciardelli, vittima di un attentato in Iraq».In oltre due decadi da pastore della chiesa pisana «è riuscito a farsi interprete dei bisogni di tutta la città, con una particolare predilezione per i più deboli -continua il cronista de “Il Tirreno”-: è evidente che questo può aver provocato diversi malumori e anche qualche inimicizia». Ma la stragrande maggioranza della città «lo ha capito e apprezzato -aggiunge Caldelli-: Plotti è stato senza dubbio uno dei personaggi pubblici più amati dai pisani. Anzi, direi che forse è stato più apprezzato dalla cittadinanza e dalla società civile, che non dagli ambienti di area cattolica». L’accusa di essere politicamente schierato è stata una delle più ricorrenti e anche fra quelle che hanno maggiormente ferito l’arcivescovo: «perché è falsa, qualcuno ha tentato di derubricarlo al ruolo di politico per mero opportunismo -spiega il giornalista de “Il Tirreno“-. È vero, invece, che Plotti è stato un grande innovatore in area ecclesiale ed è possibile che questo abbia dato fastidio, certamente fuori ma anche all’interno della Chiesa pisana». Il fatto è che «a lamentarsi sono stati quasi sempre le forze politiche di destra -dice Caldelli- e questo ha spinto qualcuno a sostenere una qualche simpatia di Plotti per lo schieramento contrapposto: ma io credo, invece, che sia non solo legittimo, ma anche comprensibile e giusto, che un vescovo non si sottragga al dibattito pubblico. L’arcivescovo ha avuto lo spessore culturale per farlo a differenza, forse, di qualche suo collega».Il giudizio dei due cronisti si divide solo quando si parla dell’ambone di Vangi: per il caposervizio de «La Nazione» «è bruttarello e soprattutto non si concilia con l’architettura della Cattedrale». Per Barabotti, invece, «è un capolavoro e bene ha fatto Plotti a difendere quella scelta: la magia del Duomo nasce anche da quel meraviglioso amalgama di stili espressione di epoche diverse e fra loro anche molto distanti». (Francesco Paletti) La Chiesa pisana tra gli universitariCinquantamila studenti, tremila docenti, tre atenei, un Cnr di eccellenza: l’Università ha un «peso specifico» fondamentale per la città di Pisa. E la Chiesa non poteva disinteressarsene. Da questi presupposti – ricorda don Severino Dianich – è nata l’idea di costituire una «chiesa universitaria», quella di San Frediano, punto di riferimento sin dagli anni Sessanta degli universitari della Fuci.Data quindici anni, invece, il servizio diocesano «cultura ed università», destinato, invece, soprattutto ai docenti universitari. In tanti anni il servizio ha promosso incontri pubblici, seminari etc… per favorire il dialogo, il confronto tra prof delle stesse discipline o di discipline diverse, tra credenti e non credenti, sui grandi valori umani e della fede. Con i docenti, ricorda don Severino, monsignor Plotti ha sempre avuto un approccio facile, forse anche per la sua esperienza di assistente spirituale alla facoltà di medicina e chirurgia alla Università cattolica del Sacro Cuore. Quelle infinite assemblee tra gli studenti dei liceiPlotti ha sempre «sfondato» nel cuore dei giovani studenti. Ne è convinto don Carlo Campinotti, responsabile dell’ufficio di pastorale scolastica. Campinotti ricorda ancora la prima visita pastorale a Pontedera, dove fu accolto dai giovani del liceo classico: «Fu un exploit, l’assemblea si protrasse per oltre tre ore e sarebbe durata all’infinito se la campanella non avesse decretato la fine delle lezioni». Nei licei, ma anche negli istituti professionali: dovunque è stato chiamato (e non tutti hanno colto questa opportunità, ndr) ricorda Campinotti, monsignor Plotti si è appassionato ed ha appassionato, stimolando nei ragazzi una ricerca seria sul senso della loro vita. L’affettuoso ricordo degli insegnanti cattoliciAnche gli insegnanti cattolici salutano con affetto e gratitudine l’arcivescovo Plotti. «Egli ha guardato con grande attenzione e partecipazione alla formazione e istruzione dei giovani – sottolinea il professor Giulio Fabbri – Ha sollecitato i docenti cristiani a impegnarsi nel campo educativo e culturale, ha promosso il dialogo con gli uomini di cultura, non distinguendo tra cattolici e laici, ma, semmai, tra persone pensanti e non pensanti.Nei frequenti incontri ci ha sollecitati ad uscire dal tempio e portare la presenza di Cristo nella scuola con competenza professionale e nel pieno rispetto della specificità della scuola stessa. Ha invitato alla speranza di fronte alle difficoltà. Nelle numerose visite alle scuole ha promosso un leale dialogo con docenti, genitori e soprattutto ragazzi. È stato un interlocutore efficace ed apprezzato del mondo giovanile.  Inizialmente alcuni ambienti si sono chiusi al confronto. Ma con delicatezza e grande apertura ha fatto cadere vecchi steccati e promosso un dialogo sempre più vasto e profondo» . Dunque i docenti cattolici  dell’Aimc e Uciim e tutti i docenti lo ringraziano e sperano che  egli possa offrire ancora il suo contributo in campo educativo. Un grande centro formativo nel… centro della cittàL’episcopato di Alessandro Plotti ha segnato una tappa importante nella storia bicentenaria dell’Istituto di Santa Caterina. Esso è divenuto infatti un centro culturale rilevante nel panorama cittadino: ospita l’istituto di Scienze religiose «Nicolò Stenone», la Scuola di formazione teologica, una ricchissima biblioteca, il Seminario e un corso scolastico paritario dalla scuola dell’infanzia al liceo Scientifico. Durante il servizio episcopale di Plotti a Pisa hanno chiuso i battenti le scuole tenute dalle Giuseppine e l’istituto «Principe Amedeo». Di fronte a questa situazione la diocesi di Pisa ha assunto su di sé l’onere di conservare e far sviluppare l’unica scuola paritaria della città e una delle poche della provincia. Ha accolto alunni e docenti della Scuola «San Giuseppe», e inglobato la scuola «Principe Amedeo», superando notevoli difficoltà e qualche incomprensione. Ha dato un nuovo sviluppo all’istituto Santa Caterina, potenziando la scuola secondaria di primo grado e il liceo scientifico. In questa operazione l’arcivescovo è stato aiutato dai docenti stessi dell’istituto, dai genitori, dal rettore del Seminario e dalla preside professoressa Grazia Gianni Orsini, sua efficace collaboratrice in quest’opera non facile: così l’istituto è stato pronto a recepire la legge di parità del 1996 («Legge Berlinguer»). Il lungo e laborioso processo ha avuto il suo completamento nell’inaugurazione dei nuovi locali nel 2007, gettando le basi per un ulteriore sviluppo della scuola. Don Fanteria (missioni): «Manca un gemellaggio diocesano»RIGLIONE – Don Riccardo Fanteria è stato nominato dall’arcivescovo Alessandro Plotti  responsabile dell’ufficio missionario diocesano alla fine del 2005, per creare un coordinamento fra le varie realtà missionarie della diocesi. «Purtroppo nel settore delle missioni – ha sottolineato don Fanteria – manca il senso della diocesanità e ancora non siamo riusciti a creare un rapporto di gemellaggio con una diocesi in un paese terzo». Don Fanteria ricorda anche gli anni 1986-1990, quando era segretario dell’arcivescovo: «Ho fatto insieme all’arcivescovo la prima visita pastorale nella diocesi. Mi piace sottolineare il suo rapporto diretto con le persone, la sua apertura e disponibilità quando incontrava la gente. Un’apertura e una disponibilità che vorrebbe si creasse in diocesi anche nei confronti di esperienze missionarie». Don Cei (scuola): «Ha voluto insegnanti di religione preparati»PISA – L’educazione e la formazione dell’infanzia e dei giovani è sempre stata per monsignor Plotti un punto essenziale del suo programma pastorale. Non meno importante la preparazione e la professionalità degli insegnanti di religione nelle scuole di ogni ordine e grado della diocesi di Pisa. Monsignor Franco Cei, parroco di Santa Cristina e di Santa Maria Maddalena, è dal 2000 direttore dell’ufficio scuola, successivamente affiancato da una commissione di insegnanti di religione, appositamente nominati dall’arcivescovo. «Il nostro arcivescovo – ha detto Cei – ha sempre partecipato alle iniziative dell’ufficio scuola». Il pensiero va all’ultimo incontro, in cui «abbiamo parlato dell’impegno degli insegnanti di religione e dell’importanza dell’insegnamento della religione cattolica, soprattutto per acquisire una cultura e una conoscenza della storia della fede e del magistero della chiesa cattolica». Monsignor D’Angiolo: «Plotti guida navigata di pellegrini»PIETRASANTA – Monsignor Alessandro Plotti promosso «sul campo» come accompagnatore di viaggi. Evidentemente forte della sua esperienza di presidente e di assistente dell’Unitalsi, è un «fan» delle esperienze dei pellegrinaggi. Monsignor Danilo D’Angiolo, attuale direttore dell’ufficio diocesano pellegrinaggi, si dice orgoglioso «di aver organizzato insieme ad un gruppo di laici pisani molti pellegrinaggi presieduti dal nostro arcivescovo: a Santiago come in Egitto sulle orme di Mosé, come in Turchia sulle orme di San Paolo, in Terra Santa con i sacerdoti e soprattutto il grande pellegrinaggio che portò a Roma da Benedetto XVI dodicimila pellegrini (seicento dalla nostra diocesi) da tutta la Toscana». Monsignor D’Angiolo ricorda anche l’iniziativa annuale della sessione itinerante della Cet, suggerita proprio da monsignor Plotti; e in particolare la familiarità nei due ultimi pellegrinaggi a Loreto e ai luoghi di padre Pio, in Croazia e Slovenia.Intanto è disponibile il nuovo catalogo delle proposte dell’ufficio diocesano pellegrinaggi: un ricchissimo «pacchetto» di proposte per clienti individuali e gruppi parrocchiali e non. E, in particolare, tre grandi mète: Lourdes, dove quest’anno ricorre il 150° anniversario delle apparizioni della Madonna a Santa Bernadette; la Terra Santa, la Turchia, la Grecia e Roma, per vivere «un anno con San Paolo». Infine San Giovanni Rotondo e Pietrelcina, per visitare i luoghi del padre cappuccino, di cui ricorrono quest’anno i 40 anni dalla morte e i 90 anni dalla stigmatizzazione permanente. «Lascia» un archivio diocesano riordinato e assai frequentatoPISA – Nel 1996 è iniziato un sistematico lavoro di riordino di tutto il complesso documentario dell’archivio archidiocesano (che comprende quello della mensa e dell’arcivescovo, del capitolo e del seminario), che poi ha portato all’elaborazione di un primo inventario a stampa messo a disposizione degli utenti dell’archivio. Nel 2001 la sede dell’archivio si è trasferita nella Limonaia, è stata pubblicata anche la guida dell’archivio stesso, strumento utile per conoscere vicende storico-istituzionali degli enti che hanno prodotto il materiale documentario. In questo ultimo anno, infine, sono stati censiti 136 archivi parrocchiali della diocesi, di cui 15 sono già confluiti all’archivio diocesano. Ha dato vita all’ufficio dei beni artistici e culturaliPISA – Durante l’episcopato di monsignor Alessandro Plotti è sorto anche l’ufficio diocesano per la tutela dei beni artistici e culturali, istituito alla fine del 1996 in seguito all’Intesa fra lo Stato e la Chiesa sui beni culturali. Ne è direttore, sin dalla sua formazione, monsignor Waldo Dolfi, e vi collaborano Francesca Barsotti, Maria Rocchi, Veronica Baudo e Giuseppe Bernini.In questi anni l’ufficio ha curato l’inventariazione informatizzata dei beni mobili ed ha seguito numerosi e importanti restauri, fin dalla presentazione dei progetti in Sovrintendenza. Nell’ambito della salvaguardia dei beni culturali sono stati recuperati ad esempio le chiese di San Frediano e Santa Caterina a Pisa, San Casciano a Cascina e molti altri. L’ufficio collabora, infine, con il nucleo dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale in caso di furti di opere d’arte nelle chiese. (Francesca Scarpellini)  Una chiesa al servizio dei malatiPISA – Una chiesa locale – forse l’unica – che in pochi anni ha saputo realizzare due case di accoglienza per i malati (e i loro familiari) ricoverati negli ospedali di Pisa: Casa Betania (attiva dal 2000) e Casa San Tommaso (dal 2005). E una diocesi che ha saputo attuare appieno le indicazioni della Cei sull’assistenza religiosa ai malati con la creazione delle cappellanie ospedaliere, presenti ora al Santa Chiara, a Cisanello, a Pontedera e nell’Ospedale della Versilia (una, più piccola, è dedicata alle residenze sanitarie assistite). Il supporto di monsignor Plotti, come ci dice il responsabile del vicariato episcopale per la salute monsignor Giorgio Beconcini, «è stato evidentemente incisivo fin dall’inizio, quando, nell’89, i cappuccini lasciarono gli ospedali. C’era la convinzione, dimostrata nel tempo, che la chiesa locale dovesse farsi carico dell’assistenza religiosa ai malati e alle loro famiglie, anche in un’ottica di rienvangelizzazione del mondo». (Andrea Zanotto)