Opinioni & Commenti
«Le sfide della neonatologia alla bioetica», un convegno squilibrato e indifferente sui valori
I principi che sostengono la politica sanitaria (universalità, presa in carico, equità) e le azioni che ogni giorno si compiono nelle strutture e nei servizi sanitari qualificano la Toscana, nei fatti e non a parole, come regione della vita. Per noi non ci sono dubbi: chi nasce ha diritto alla cura e all’assistenza.
In questi giorni, nell’ambito di un convegno dedicato ai temi della bioetica e della neonatologia, si è sviluppata una discussione intorno a temi delicati e profondi. La casistica oggetto di attenzione, quella dei neonati gravemente prematuri, è ben presente, nelle sue dimensioni e nelle sue caratteristiche, al servizio sanitario regionale. Per saperne di più e monitorarne l’evoluzione abbiamo creato un apposito Archivio regionale, unico nel suo genere in Italia.
Certamente è bene che la comunità scientifica discuta liberamente e in modo approfondito su ogni questione. Temo tuttavia un corto circuito intellettuale, che si innesca in una società del benessere che pensa molto a se stessa, e si divide, senza alzare lo sguardo ai fatti grandi e terribili che hanno il torto di non accadere nel recinto del nostro orticello.
Da tutto ciò la mia decisione di non partecipare al convegno di Firenze, poiché a una lettura attenta del programma mi è parso troppo squilibrato negli orientamenti e tale da correre il rischio di un indifferentismo valoriale che non può caratterizzare le istituzioni pubbliche. C’è chi si è meravigliato della mia posizione e mi ha attaccato direttamente sulla stampa. Ritengo invece che avere ascoltato e interpretato le sollecitazioni di alti esponenti del mondo cattolico, per quanto io non sia credente, sia un fatto positivo, per l’ufficio di amministrazione e di rappresentanza che ricopro temporaneamente come assessore regionale per il diritto alla salute. Con Jurgen Habermas ritengo infatti che tra religione e politica l’obiettivo debba essere quello di una «convivenza riflessivamente illuminata» e che, su temi determinati, le religioni possano «influenzare la formazione pubblica della opinione e della volontà, fornendo contributi che risultano ogni volta importanti». E del resto, su questioni complesse e spesso conflittuali come quelle inerenti i problemi bioetici, «non possiamo mai sapere quale partito disponga delle giuste intuizioni morali».