Opinioni & Commenti

Le scuole paritarie sono un bene per tutti: la realtà prevalga sull’ideologia

Due eventi hanno fatto tornare in questi mesi alla ribalta della cronaca il tema del finanziamento alle scuole paritarie. Il primo: a Bologna un comitato composto da militanti di Sel, del Movimento 5 stelle e da associazioni per la tutela della Scuola statale, ha proposto un referendum sull’abrogazione dei finanziamenti comunali alle scuole dell’infanzia paritarie a gestione privata del comune di Bologna (si andrà al voto il prossimo 26 maggio); il secondo riguarda il fatto che, un po’ in tutta Italia ed anche in Toscana, stiamo assistendo a situazioni di grande difficoltà da parte delle scuole paritarie cattoliche nel poter continuare a stare aperte e svolgere il loro servizio a causa della diminuzione della contribuzione pubblica e della difficoltà delle famiglie a pagare le rette stante la difficile situazione economica. Su entrambe queste situazioni vorrei fare qualche riflessione che possa aiutare tutti ad avere un giudizio più chiaro.

Le scuole paritarie a gestione privata sono, innanzitutto, scuole «pubbliche» come è stabilito dalla legge 62/ 2000; di conseguenza lo Stato e gli Enti Locali le finanziano perché svolgono un servizio pubblico e perché ne hanno un oggettivo beneficio, ovvero: le scuole paritarie fanno risparmiare. Basti a tale proposito ricordare che un alunno, in una scuola paritaria, viene finanziato dallo Stato  mediamente con 500 euro l’anno, mentre un corrispondente alunno di una scuola statale ne costa annualmente 7.000 (fonte: Oecd Education at a glance 2010). Quindi ai sostenitori del «senza oneri per lo stato», tra cui i promotori del referendum di Bologna, occorre solo ricordare che se le scuole paritarie non ci fossero di «oneri per lo Stato» ce ne sarebbero in aggiunta, e non pochi. Talmente tanti che la crisi e la chiusura delle scuole paritarie (la maggioranza delle quali sono di ispirazione cattolica) comporterebbero scenari apocalittici per le già fragili finanze pubbliche del nostro paese.

I referendari, da parte loro, sostengono che le scuole paritarie cattoliche sono «scuole per ricchi», ma i dati dimostrano il contrario; ad esempio in Toscana le 350 scuole dell’infanzia paritarie cattoliche applicano alle 20.000 famiglie che le frequentano una retta media mensile di 110 euro e oggi circa il 12% di queste famiglie usufruiscono di sconti, riduzioni e gratuità liberamente accordati dalle Scuole, perché molti genitori hanno perso il lavoro a causa della crisi. A nessun bambino è stata negata la possibilità di frequentare la scuola cattolica perché la famiglia non poteva permettersi di pagare la retta.

È sufficiente quindi guardare la realtà in maniera obiettiva e senza pregiudizi; le scuole paritarie cattoliche – che non hanno ovviamente finalità di lucro – devono chiedere alle famiglie una retta (la più bassa possibile) poiché nel nostro paese non vi è, come invece nel resto d’Europa, una «effettiva» parità scolastica, ovvero i finanziamenti degli Enti pubblici non coprono i costi che il gestore della scuola deve sostenere per mantenere aperto il servizio.

Risulta allora evidente a tutti che la presenza delle scuole paritarie a Bologna, in Toscana, in Italia, rappresenta una grande risorsa per il Paese, per le tante persone che si dedicano con passione all’educazione dei più giovani, per il servizio pubblico svolto, per il risparmio assicurato allo Stato, per la possibilità di scelta garantita alle famiglie.

Le scuole paritarie sono un bene per tutti! Lo ha ben chiaro, ad esempio, la Regione Toscana che dal 1998 con la firma di un protocollo d’intesa tra la Regione e la Fism sostiene con fondi propri e con la partecipazione economica di tanti Comuni, l’attività delle scuole dell’infanzia paritarie tramite lo strumento della convenzione e grande è la preoccupazione degli Enti Locali per le attuali difficoltà di queste scuole che sono indispensabili per fornire una parte importante di risposta alle famiglie.

Per provare ad uscire da questa situazione dobbiamo cercare di far sì che il dato di realtà prevalga sui preconcetti dell’ideologia che dilaniano la città di Bologna. Partendo dal grande bisogno di educazione che c’è nel nostro paese occorre quindi che tutti i soggetti lavorino insieme per un sistema scolastico integrato in cui sia assicurato a tutti il servizio scolastico e sia garantita a tutti una reale libertà di scelta educativa.

*Presidente Fism Toscana Federazione italiana scuole materne