Vita Chiesa

Le scuole cattoliche patrimonio della Chiesa

di Nicoletta BeniniÈ ormai evidente a tutti, e non solo agli addetti ai lavori, quanto la Chiesa di fronte alla crescente crisi delle sue istituzioni scolastiche stia cercando, e da diversi anni, delle valide strategie per opporsi a quella che a volte sembra purtroppo essere invece la «strada obbligata»: chiudere una dopo l’altra le scuole cattoliche! Oggi, se tante sono le difficoltà nel cammino della scuola italiana in generale, tra autonomia, spese per la messa a norma delle strutture e degli edifici scolastici, la riforma dei cicli, i percorsi di studio personalizzati e quant’altro, per la scuola cattolica paritaria, a tutto questo, si aggiungono diversi altri fattori di seria difficoltà gestionale, tra i quali l’invecchiamento del personale religioso e l’adeguamento ai nuovi contratti di lavoro del personale laico con conseguente aumento degli importi delle rette che determina a sua volta la diminuzione delle iscrizioni. Una situazione su cui pesa, in questi mesi, anche il blocco dei finanziamenti da parte del Governo. La chiusura di una scuola cattolica però significa l’impoverimento, per tutta la comunità cristiana, di una tradizione legata in particolare a congregazioni che, chiudendo le loro scuole, perdono tutta la ricchezza legata alla loro specifica missione educativa.

Tra le strade più concrete che per una soluzione, molto importante è quella legata al «Progetto diocesano di scuola cattolica» lanciato dalla Cei, sul quale anche le diocesi toscane si sono ultimamante interrogate in un recente Convegno organizzato dall’Ufficio scuola della Diocesi di Firenze. Sono trascorsi ormai venti anni da quando, nel 1983, i Vescovi italiani configurarono l’identikit della scuola cattolica nel documento «La scuola Cattolica, oggi, in Italia» e già allora la Cei affermava che «l’impegno della Chiesa nel campo dell’educazione è essenziale che passi attraverso le scuole come luogo di formazione umana e cristiana promosse dalla comunità ecclesiale per le nuove generazioni e offerte a tutte le famiglie in un inserimento pieno e dinamico nella vita e nelle tradizioni del territorio». Nel 1991 fu poi la volta di un Convegno Nazionale dove a chiare note tornò l’importanza del territorio e del suo stretto e biunivoco legame con la scuola cattolica; tutti, ancora una volta, auspicarono che la scuola cattolica fosse riconosciuta e valorizzata come scuola della comunità cristiana. Oggi, in un panorama sempre più grigio e triste, la scuola cattolica in faticoso cammino tra autonomia e riforma, si sente però ancora di più chiamata a rispondere a questa forte esigenza di essere scuola della comunità cristiana.

Al convegno fiorentino è intervenuto il vescovo Cesare Nosiglia, vicegerente di Roma e presidente del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica. Nella sua articolata e molto ricca relazione, è subito partito con un esempio che ha toccato la mente ed i cuori dei molti presenti, ricordando che proprio il progetto Codisca (Coordinamento diocesano scuole cattoliche) nato a Firenze, è stato l’antesignano di scelte che hanno via via coinvolto diverse diocesi e in ultimo la Cei stessa che ha proposto di avviare in tutta Italia un progetto di scuola cattolica diocesana che «in sostanza – ha precisato mons. Nosiglia – usufruiva della vostra esperienza e ne rilanciava le motivazioni e le finalità». Il perché di un Progetto diocesano «non è solo nella necessità – ha spiegato il Vicegerente di Roma – di sopravvivere alle crescenti difficoltà economiche, di personale o di amministrazione, ma ci sono anche altri motivi per così dire positivi, legati alla natura di soggetto sociale e culturale della scuola cattolica».

Secondo mons. Nosiglia «è dunque sempre più necessario dare vita in Diocesi a sinergie tra scuole cattoliche e a proposte qualificate di sostegno e di formazione dei docenti e dei dirigenti. Si capisce allora l’importanza e l’urgenza di un progetto diocesano proprio perché la scuola cattolica è direttamente collegata sul piano della comunione ecclesiale ma anche giuridico ed istituzionale con il Vescovo, così anche come in più articoli ricorda il Codice di Diritto Canonico. Oggi la scuola cattolica è un luogo di frontiera della nuova evangelizzazione, nel campo della cultura e dell’annuncio a tante famiglie e ragazzi che per motivi diversi la scelgono. È pertanto necessario che l’intera comunità diocesana, le famiglie in primo luogo e le parrocchie valorizzino la presenza ed il servizio della scuola cattolica per le sue specificità, approfondendone le motivazioni ideali e sostenendola nella concreta attuazione del suo progetto educativo».

«Diversi, purtroppo – ha concluso mons. Nosiglia – sono ancora i pregiudizi che fanno considerare la scuola cattolica, anche da parte dei cristiani impegnati, un luogo chiuso ed elitario, non cogliendone le profonde ragioni culturali e formative che ne giustificano, anche oggi, l’esistenza ed il servizio. Si può affermare che la scuola cattolica, spesso, non è conosciuta, non è aiutata nelle sue pesanti difficoltà ed è lasciata ai margini della pastorale locale. Per questo la Chiesa di Roma ha inteso operare in questo tempo per superare questa situazione, impegnando tutta la Diocesi a favore della scuola cattolica con iniziative “sul campo” e recuperando il rapporto stretto tra scuola cattolica e parrocchie, in primo luogo, per far passare l’idea della scuola cattolica come scuola della comunità cristiana».