Italia
Le scelte per il 2016 per spingere il rilancio del Paese
Con il varo della «legge di stabilità» 2016, in pratica le previsioni d’intervento e di spesa per il prossimo anno, i cittadini italiani hanno il quadro completo e articolato di come il Governo intende agire non solo per far funzionare la macchina statale, ma anche e soprattutto dove intende spingere sull’acceleratore per il rilancio economico e sociale del Paese. Le voci d’intervento sono tante (una trentina) e lo stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nella conferenza stampa televisiva di giovedì 15 ottobre, ci ha messo più di un’ora a spiegare cosa abbia in animo di fare. Nel linguaggio tecnico, si parla di una «manovra finanziaria» che ha un ammontare complessivo di 26,5 miliardi di euro. Tale somma potrà salire a 30 miliardi se l’Unione europea concederà un’ulteriore «flessibilità» dello 0,2% del Pil per la cosiddetta «clausola migranti», cioè l’insieme delle politiche di accoglienza (valore 3,1 miliardi). Gli ordini di grandezza delle finanze pubbliche in questi ultimi decenni hanno raggiunto livelli altissimi: basti pensare al debito pubblico italiano che ammonta a 2.184,7 miliardi di euro (agosto 2015), vale a dire 36.400 euro di debito sulle spalle di ciascuno di noi. Dovremo tutti abituarci a ragionare su queste cifre, in quanto parlare di «legge di stabilità» significa fare le previsioni di spesa per lo Stato così come si fa in ogni famiglia, solo con cifre molto diverse.
Principali voci della manovra. Nel presentare la «legge di stabilità», Renzi ha sottolineato come il Governo intenda proseguire con il taglio delle tasse, la lotta contro la povertà, la tutela delle fasce più deboli della popolazione, la «spending review» sulla spesa pubblica. Tra gli ambiti d’intervento il primo è quello che riguarda l’economia e il lavoro, con l’eliminazione di aumenti Iva e accise, lo stop a Imu agricola e Imu-imbullonati, la riduzione Ires al 24%, l’aumento a 30mila euro del regime forfettario per professionisti, le tasse al 5% per start-up. Un secondo ambito si occupa di pubblica amministrazione ed enti locali, con un fondo-sanità a 111 miliardi e l’introduzione dei costi standard; la prevista compensazione dell’Imu prima casa (che viene eliminata per tutti) e la possibilità per i Comuni di aumentare la spesa. Per il campo «sociale» e la famiglia, le voci specifiche riguardano il «contrasto alla povertà» (600 milioni) per famiglie povere con figli a carico (200-400 euro per ciascun bambino); un fondo contro la «povertà educativa» (100 milioni, e il concorso delle fondazioni bancarie). Ai pensionati viene estesa la «no tax area»: oltre i 75 anni non si pagherà l’Irpef sotto gli 8mila euro (costo per lo Stato 200 milioni di euro per circa 2 milioni di pensionati). Per gli «esodati» della riforma Fornero, cioè i lavoratori senza stipendio e senza pensione, è stata decisa una settima «salvaguardia» da 1,3 miliardi. Per l’«opzione-donna» (in pensione da 57 anni con 35 anni di contributi) la proroga è di un ulteriore anno ma con riduzione fino al 30% della pensione. Una novità è costituita dal «part-time flessibile» per coloro che chiedono l’anticipo della pensione di vecchiaia a 63 anni e 7 mesi di età (3 anni prima del dovuto) con lavoro al 60-40% (meccanismo da precisare) e contributi figurativi versati dallo Stato. È stata rinviata la «flessibilità in uscita», molto attesa dai lavoratori più anziani, perché troppo costosa e a rischio di creare altri «esodati» come accadde con la riforma Fornero.
Altre voci sul sociale e la cultura. L’eliminazione dell’Imu-Tasi sulla «prima casa» (3,7 miliardi) è la voce della «legge di stabilità» che certamente ha fatto più scalpore. La decisione del Governo di toglierla è stata variamente giudicata, anche se i suoi effetti monetari parlano di un risparmio medio di 180-200 euro per famiglia proprietaria di casa. Confermato il bonus per le ristrutturazioni edili (36-50%) e anche il bonus per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici, oltre all’«ecobonus» al 65% per la riqualificazione energetica. Il canone Rai scenderà da 113,5 a 100 euro e si pagherà in bolletta, mentre sarà possibile pagare acquisti e servizi in contanti fino a 3mila euro (dal tetto di mille euro attuali). Un’altra voce rilevante per le famiglie e soprattutto i giovani è la conferma, seppure ridotta, del «bonus» per le assunzioni a tempo indeterminato: si scenderà al 40% nel 2017, cioè dagli attuali 8mila a 3.200 euro di sgravio contributivo alle imprese. Previsti anche incentivi fiscali per i contratti aziendali e il welfare (prelievi al 10% su produttività e premi fino a un tetto di 2.500 euro). La voce sul «Dopodinoi», in particolare per le persone con sindrome Down, è una novità (previsti 90 milioni), mentre per i non-autosufficienti il rifinanziamento è di 400 milioni. Sempre in campo sociale, è stato deciso il piano straordinario per le case popolari (170 milioni per l’«efficientamento energetico»). Importante anche il fondo per la «Terra dei fuochi» in Campania, la Salerno-Reggio Calabria, l’Ilva (in totale 450 milioni), l’aumento dei fondi per la cooperazione allo sviluppo (120 milioni), l’annuncio di 500 assunzioni di docenti universitari in settori strategici (40 milioni) e di 1.000 nuovi ricercatori, oltre a 6.000 borse per medici specializzandi.