Lettere in redazione
Le Province e i «tagli» sul riscaldamento
I continui tagli operati da questo governo stanno mettendo in ginocchio tutti gli enti locali, dai Comuni alle regioni. È grave che il presidente dell’Unione delle Province italiane abbia dovuto minacciare di spengere i riscaldamenti nelle scuole o addirittura di chiudere prima le lezioni aumentando le vacanze di Natale. Dove andremo a finire di questo passo?
La necessità di tenere sotto controllo i conti pubblici non è certo un’invenzione del governo Monti. Sono ormai un paio di decenni che è nell’agenda di tutti i governi, sia tecnici, che di centrodestra o di centrosinistra. Poi c’è chi ha fatto qualcosa di buono, tagliando gli sprechi e chi si è limitato a proclami o ad operazioni di facciata. C’è anche chi ha scelto la strada dei «tagli lineari», che colpiscono indiscriminatamente sia la spesa improduttiva che quella utile o addirittura necessaria. Detto questo, a me la sortita di Antonio Saitta, già democristiano, oggi nel Pd e nuovo presidente dell’Unione delle province italiane, non è piaciuta per nulla. Non che non mi renda conto che il taglio di 500 milioni previsto per le Province dalla spending review del governo è impegnativo. Ma da chi è alla guida di un ente pubblico mi aspetto che agisca sempre come un «buon padre di famiglia», che prima di far dormire al freddo i propri figli, si toglierebbe il riscaldamento per sè. Prendere gli studenti (e le loro famiglie) come «ostaggi» contro il governo dimostra scarso senso delle istituzioni. E fornisce benzina a chi da sempre sostiene che le Province, dopo l’istituzione delle Regioni, sono un ente inutile.
Claudio Turrini