Cultura & Società
Le olimpiadi che furono
Due templi famosi costituivano il cuore della città: quello di Era, moglie di Zeus, costruito agli inizi del sec. VII e quello di Zeus, terminato nel 457. A nord, sotto la collina di Crono, si trovavano gli undici tesori di vari stati greci. Nel recinto sacro dell’Altis troneggiavano le statue dei vincitori. C’erano lo stadio, l’ippodromo, la palestra, il ginnasio, i bagni; vi si svolgevano gare ippiche e di atletica, di lotta e di pugilato. Il programma comprendeva: la corsa di velocità,su doppia distanza (200 o 400 metri), il fondo con dodici giri completi dello stadio (forse i nostri 5000) e la corsa in armi con finti combattimenti; il pentathlon (disco, salto in lungo, giavellotto, corsa dei 200 metri e lotta); pugilato, lotta e pancrazio; la corsa con le quadrighe su un percorso di 800 metri da ripetersi dodici volte, la corsa dei cavalli, montati a pelo per un giro. Ci furono anche per un certo periodo sfide di carri trainati da muli. La gente partecipava: era un momento magico, nel quale si sospendevano perfino le guerre. Accanto ai giochi venivano svolre cerimonie di culto, processioni, sacrifici, una fiera mercato. E poi letture, esibizioni di oratori, cori. Si stringevano alleanze; gli scrittori vi presentavano le loro opere; Erodoto vi lesse passi delle sue Storie. Andare ad Olimpia era un atto di devozione; partecipare ai giochi un onore senza pari; vincere era il passaporto per l’immortalità.
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