Firenze

Le nuove parrocchie: come cambia la presenza pastorale nel centro storico

di Riccardo Bigi

Adattare il proprio servizio pastorale sul territorio in base al mutare dei tempi e delle situazioni non è una novità ma qualcosa che fa parte della tradizione della Chiesa. Ed è proprio nell’alveo di questa tradizione, ha spiegato l’arcivescovo Giuseppe Betori, che rientra anche la ridefinizione dei confini parrocchiali all’interno del vicariato di San Giovanni, in un territorio che copre la porzione di centro storico tra l’Arno e la cerchia dei viali. Una «risistemazione pastorale» che l’Arcivescovo ha illustrato, martedì scorso, prima ai preti della diocesi riuniti per l’assemblea del clero a Monte Senario e poi ai giornalisti in una conferenza stampa in Arcivescovado. Ma la decisione arriva al termine di un percorso ben più ampio che ha coinvolto tutti gli organismi di partecipazione della Diocesi: il Consiglio presbiterale, il Consiglio pastorale diocesano ma anche tutte le comunità parrocchiali attualmente esistenti, che Betori (insieme al Vescovo ausiliare Claudio Maniago) ha incontrato una ad una. Da questo percorso, ha sottolineato, sono arrivate indicazioni importanti di cui è stato tenuto conto e che anzi hanno contribuito a variare più volte il progetto, fino alla stesura definitiva.Il riordino delle parrocchie del centro (qui la cartina), ha spiegato Betori, fa parte di un cammino più ampio che ha come obiettivo la crescita della collaborazione pastorale nell’arcidiocesi. Una riflessione che muove da alcuni riferimenti di ordine teologico, e da cui dovranno scaturire indicazioni pratiche per l’organizzazione della vita pastorale nei prossimi anni.«In questo contesto – spiega l’Arcivescovo – una problematica specifica e urgente è subito apparsa quella relativa alla strutturazione della pastorale nel centro storico cittadino, il territorio tra i viali e l’Arno, che ha il suo centro geografico, e non solo, nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore e che, nella ripartizione ecclesiastica dell’arcidiocesi, va sotto il nome di Vicariato di San Giovanni». Da molti anni si discuteva su come riorganizzare un servizio pastorale articolato su 22 parrocchie per soli 31.000 residenti circa. Alcune di queste parrocchie erano di entità veramente irrisoria (la più piccola aveva appena 84 abitanti, ma non poche si aggiravano attorno ai 200). Ma soprattutto diverse di queste parrocchie non erano più in grado di svolgere una normale vita parrocchiale: non c’erano più percorsi di catechesi o amministrazione dei sacramenti, ma solo la Messa domenicale. Da un lato dunque si doveva tener conto del fatto che il centro storico fiorentino si è andato spopolando nel corso degli anni, e si è cercato quindi di formare delle comunità territoriali «che raccogliessero un numero adeguato di persone, tale da assicurare le condizioni per svolgere le principali attività pastorali parrocchiali».Dall’altro lato, c’era l’esigenza di dare risposta alle tante persone che trascorrono in questa zona della città molte ore del giorno (e a volte anche della notte): turisti, visitatori, stranieri, studenti, impiegati, professionisti, giovani che frequentano bar e locali… Il riordino delle parrocchie quindi, ha sottolineato con molta forza l’Arcivescovo, non comporta la chiusura di nessuna chiesa: sarà anzi l’occasione «per offrire luoghi di culto e di vita comunitaria alle comunità cattoliche degli immigrati, per destinare alcuni spazi liturgici a celebrazioni nelle principali lingue dei flussi turistici, per evidenziare alcune dimensioni della vita cristiana a carattere spirituale o culturale».Il percorso richiederà ancora alcuni passaggi: il primo riguarda la revisione più precisa dei confini tra le sette parrocchie. Il secondo problema, più complesso, riguarda le chiese non più parrocchiali. Anzitutto occorrerà definirne la figura giuridica, che sarà in generale quella della «rettoria». Dal punto di vista pastorale c’è poi da individuare per ciascuna di esse una specifica funzione. «Le idee non mancano – ha aggiunto Betori – ma vanno meglio definite e concretizzate: centri culturali, centri caritativi, luoghi di adorazione eucaristica, chiese per celebrazioni in lingue straniere, chiese per gruppi etnici, ecc». Non meno importante sarà poi stabilire precise forme di coordinamento delle attività religiose che si svolgono sul territorio, con la collaborazione tra le chiese parrocchiali e quelle che, pur non avendo più (o non avendo mai avuto) carattere parrocchiale rappresentano una presenza molto significativa nel tessuto cittadino: si pensi solo, per fare tre esempi, a Santa Croce, Santo Spirito o la Badia Fiorentina.Rispondendo alle domande e alle curiosità dei giornalisti, l’Arcivescovo ha anche affrontato il tema della vita notturna del centro, diventato ormai uno dei luoghi più frequentati della «movida» fiorentina: in centro ci sono già alcune esperienze di chiese aperte tutta la notte, come la Badia Fiorentina o la cappella di Via Rucellai dove si svolge l’adorazione eucaristica perpetua. A queste si aggiunge anche la «Luce nella notte», iniziativa di evangelizzazione di strada che le Sentinelle del Mattino di Pasqua portano avanti, una volta al mese, in Santa Croce.Riguardo alle reazioni riscontrate tra i parrocchiani, l’Arcivescovo ha spiegato che gli incontri con le parrocchie sono stati positivi, e in molti hanno riconosciuto la necessità di un simile intervento. Già nel 1986, d’altra parte, c’era stata una drastica diminuzione del numero delle parrocchie in diocesi, ma la «potatura» aveva riguardato solo piccoli paesi e zone di campagna.Quanto allo spopolamento dei centri storici, che è all’origine di questo intervento, per Betori «è un fenomeno che sembra inarrestabile, comune a tutte le città, quindi non è un problema solo di Firenze. Tuttavia lo ritengo un fenomeno negativo perché comporta un aridimento di un territorio, con gravi conseguenze anche dal punto di vista sociale. Credo sia interesse di tutti avere dei centri storici vitali».

LA SCHEDA: il nuovo assetto del Vicariato

Il Vicariato di San Giovanni comprende il territorio del centro storico di Firenze, tra l’Arno e la cerchia dei viali che hanno sostituito le antiche mura cittadine. Con la nuova organizzazione pastorale, questa porzione di città sarà suddivisa in sette parrocchie.

Nostra Signora del Sacro Cuore, nella zona nord-ovest del vicariato di San Giovanni, che assorbe anche il territorio finora di San Giovannino dei Cavalieri e parte del territorio di San Marco, per un totale di circa 4300 residenti.

Santissima Annunziata, nella zona nord, che include parte del territorio di San Marco, il territorio di S. Michele in Visdomini e le due parrocchie legate ai luoghi di cura e assistenza di S. Maria nell’Ospedale degli Innocenti e di S. Egidio in S. Maria Nuova; il totale dei residenti è di circa 4100.

S. Ambrogio e S. Giuseppe, nella zona est, vengono aggregate in una unità pastorale, nella quale viene a rientrare anche la cura pastorale di S. Ferdinando nella Pia Casa (Montedomini); dal punto di vista numerico è questa la parrocchia più consistente con 7100 residenti circa.

S. Lorenzo mantiene il suo attuale territorio e lo accresce con quello di S. Maria Maggiore ma anche con la zona attorno alla Cattedrale, al momento in larga parte afferente a S. Margherita e S. Maria de’ Ricci; la popolazione della parrocchia assomma così a circa 4400 residenti.

S. Lucia sul Prato non subisce alcuna variazione, mantenendo i suoi 3200 residenti.

S. Maria Novella ingloba anche il territorio attualmente di S. Salvatore in Ognissanti e S.Trinità per un totale di 3200 residenti circa.

S. Remigio raccoglie il restante territorio a sud, attualmente corrispondente alle parrocchie di S. Margherita e S. Maria de’ Ricci, S. Carlo, SS. Michele e Gaetano, SS. Apostoli e Biagio; la popolazione assomma a circa 4700 residenti.