Prato
Le nove lingue che «colorano» le messe di Prato
La diocesi lo sa e si è attrezzata. L’impegno viene del resto da lontano. «La nostra Chiesa – spiega mons. Santino Brunetti, vicario episcopale per gli immigrati – da ormai venti anni è impegnata sul fronte della carità agli immigrati, ma non può tralasciare l’annuncio del Vangelo e la cura pastorale. L’organizzazione di cappellanie per gli stranieri, voluta dal Vescovo Simoni – continua Brunetti – ha due motivi profondi: il rispetto per la cultura e le tradizioni degli immigrati e, dall’altro, l’offerta di una cura pastorale che tenga conto delle reali esigenze spirituali ed umane». Per don Petre Tamas, infatti, coordinatore delle cappellanie, «bisogna considerare che ci sono immigrati che vogliono restare a Prato e che quindi possono gradualmente inserirsi nelle comunità parrocchiali, ma ci sono anche molti stranieri che rientreranno presto in patria: per loro, in particolare, poter offrire celebrazioni nella propria lingua è indispensabile per tenere viva la fede». Ma c’è anche un altro motivo, altrettanto importante: «Le celebrazioni eucaristiche in lingua – spiega don Santino – costituiscono un’occasione preziosa, talora unica, di incontro e di socializzazione tra connazionali: c’è chi, come le badanti per esempio, terminato il duro lavoro con gli anziani, non sa dove andare e cosa fare del poco tempo libero a disposizione, con tutti i rischi del caso».
(dal numero 26 dell’8 luglio 2007)