Pisa

Le insegnanti di religione: «il presepe fatto a scuola unisce e non divide»

di Marco Masoni

La parola Natale viene dal latino Dies Natalis, giorno della nascita. Ma nascita di chi? Qualcuno tende a dimenticare che l’unico motivo per cui in questo periodo ci sono delle lunghe vacanze scolastiche, si festeggia tutti insieme in famiglia e ci scambiamo dei doni, è l’arrivo sulla terra di colui che per i cristiani è il salvatore, per altre religioni un importante profeta. La parola presepio invece vuol dire mangiatoia, e la tradizione di rappresentare visivamente l’avvenimento nacque dall’intuizione di San Francesco D’Assisi, che nel 1223 allestì un presepe vivente. Come viene vissuto in alcune scuole l’allestimento del presepe? Viene fatto o ci sono resistenze?Olga Udoni è l’insegnante di religione della scuola primaria «Oltrera» di Pontedera, insegna in 11 classi e non ha problemi a far accettare l’idea di far fare il presepe alle colleghe: «pensi che l’anno scorso abbiamo anche partecipato ad un concorso, vincendo un premio. Quest’anno l’abbiamo comprato per la scuola, di modo che sia visibile e comune a tutti. In più abbiamo appeso in molti spazi della scuola disegni raffiguranti l’annunciazione, la natività. Anche nella recita di Natale è tradizione, che intendo perpetuare, di far cantare ai bambini “Adeste Fideles” (quest’anno l’ho fatta imparare in latino, di modo che si trasmetta l’universalità del canto) e “Tu scendi dalle stelle”». Come vi comportate con i bambini di altre religioni?«Abbiamo molti bambini extracomunitari e quindi alcuni non cristiani, ma a parte i figli dei Testimoni di Geova che purtroppo si rifiutano di partecipare a qualsiasi attività, anche i sei bambini mussulmani che abbiamo partecipano senza grossi problemi: tre cantano con gli altri e tre presentano i canti. Li coinvolgiamo rispettando le loro scelte, le loro identità e credenze». Secondo lei che cosa dovrebbe rappresentare il presepe per i bambini?«Oltre ad essere una bellissima tradizione è un simbolo di una precisa identità storica e culturale; il presepe è il segno massimo del rispetto reciproco con gli altri. Credo che non bisogna offendere gli altri ma nemmeno se stessi e quello che si è… La mezzaluna o la stella di Davide non offendono noi cristiani e la figura di Gesù, che è comunque un profeta fondamentale sia per l’Islam che per l’Ebraismo, certamente non offende gli altri». Patrizia Baglione, insegnante nelle scuole dell’infanzia San Rossore, Pertini, Nazario Sauro, Gianfaldoni e Conti di Pisa ha un esperienza un po’ diversa: «ci sono alcune maestre con un approccio un pò laicista, che in nome del rispetto per le altre religioni rinunciano ai simboli della nostra tradizione; in quel caso faccio fare ai bambini un lavoro individuale, un regalo di natale per i genitori rappresentante la natività o con una scatola di scarpe trasformata in mangiatoia o con un Gesù Bambino fatto con il gesso e poi colorato. Altrimenti, se posso farlo, allestiamo un presepe in ogni classe o un grande cartellone con la natività».Ha difficoltà a differenziare il lavoro a seconda delle risposte che ha dalle insegnanti?«No, la flessibilità fa parte del mio lavoro. Comunque la figura di Gesù Bambino non può offendere nessuno, è una figura di pace. Ed io imposto il mio lavoro soprattutto sui valori della pace, dell’amore e dell’amicizia. Rispettare le tradizioni è molto importante». Ha avuto difficoltà con genitori non cristiani? «Poche volte. Fanno religione anche bambini figli di madre islamica e padre italiano, mentre a ruoli invertiti non è possibile».Insomma, sembra che il presepio, nonostante le sirene mediatiche del politically correct sia vissuto quasi sempre con serenità: ai bambini piace molto e trasmette un senso di fraternità molto forte, anche con gli altri popoli. Non si pongono certo problemi ad allestire il presepe le insegnanti della scuola paritaria  S. Teresa di Cascina, che anzi ormai da cinque anni promuovono un concorso di presepi (l’anno scorso ha avuto ben duemila visitatori) visitabile dalle 15,30 alle 19,30 dal 21 dicembre al 6 gennaio. Si tratta di lavori realizzati dai bambini delle varie scuole, dai 3 ai 13 anni.Partecipano molte scuole anche al concorso indetto dalla parrocchia San Giovanni Evangelista di Riparbella: opere pittoriche, figurative, di poesia e prosa avranno come argomento il presepio. Le opere saranno esposte al pubblico nella palestra comunale di Riparbella dal 24 dicembre al 6 gennaio, e la premiazione avverrà il giorno 11. Dal 24 dicembre 2008 al 4 gennaio 2009 sarà visitabile, nel locale centro ricreativo parrocchiale la nona mostra di «presepi artistici» promosso dalla comunità di San Lorenzo alle Corti: insieme ad espositori individuali e gruppi partecipano anche diverse scuole materne, elementari, medie e superiori. Paese che vai presepe che troviForse nei luoghi pubblici se ne vedono meno che in passato. Ma nelle chiese e nelle case se ne fanno ancora molti. Il nostro viaggio inizia nella chiesa di San Domenico, in Corso Italia a Pisa. Qui Fabio D’Urso e il padre Costantino (nella foto all’opera), originari di Ercolano, hanno allestito un presepe in stile napoletano, visitabile fino all’11 gennaio. Gli «Amici dei musei», promotori dell’iniziativa, vi hanno dato il titolo «Natale di Pisa». Duemila visitatori all’inaugurazione.Si allarga il suggestivo presepe semovente della chiesa di San Giuseppe della Misericordia: adesso è largo ben nove metri. Richiama, in qualche modo, il presepio animato visitabile nell’ex cinema parrocchiale di Riparbella: oltre 140 personaggi mobili, distribuiti su una superficie di circa 80 metri quadrati e impegnati nei vari mestieri artigianali, in campagna, nei boschi e negli antichi borghi. Costruito tutto a mano mettendo insieme rete, gesso, ferro, stoffa: le case e i personaggi, ad esempio, sono state formate mettendo insieme legno, polvere di alabastro per fare i mattoncini, le pecore e i tetti delle case. Poco fuori dal capoluogo, a San Martino a Ulmiano, è conservato un presepe che i pisani over ’60 dovrebbero ben ricordare perché, dal 1951 e ancora per diversi altri anni, fu esposto alle Logge di Banchi. 80 personaggi, tutti in movimento, grazie a dodici cerchi di ruota di bicicletta azionati da un unico motore. Le figure si muovono in diversi quadri: dall’Annunciazione alla Natività fino alla fuga in Egitto. Ancora più famosi i presepi dei fratelli Meucci che, grazie soprattutto ai nipoti, stanno ritrovando nuova vita in quel di Calci.A Pietrasanta, sul sagrato, fra la fiancata sinistra del Duomo e il campanile, ecco il grande e bel presepe realizzato dall’amministrazione comunale in collaborazione con l’istituto statale d’arte. All’interno del Duomo i ragazzi del centro diurno per disabili «Arcobaleno» hanno allestito un loro presepe.Una nota la meritano anche i presepi realizzati dagli operatori e dagli ospiti di Casa Maffi a San Pietro in Palazzi: sono sei e sono stati realizzati con sassi, bottiglie di vetro, lana, cartapesta, stoffa. In portineria, piccolo presepe realizzato dal personale del servizio animazione con bende gessate.E poi i presepi viventi: già parlato, nello scorso numero, di quelli di Barga e San Piero a Grado, resta da scrivere di quello di Uliveto: si svolgerà il 26 dicembre alle ore 16.30 in località La Noce e la rappresentazione della Natività avverrà in una grotta naturale. La Madonna sarà impersonata da Veronica Giacomelli, Giuseppe dal marito Simone. Sarà rappresentato anche San Francesco, ideatore del presepe che con Santa Chiara canterà le laudi a Gesù bambino.A.B.