di Caterina GuidiL’aria di vacanza si fa già sentire da qualche settimana. Chi rimane in città non può fare a meno di notare la calma surreale specialmente nelle zone centrali, solitamente più caotiche. Bussando alla porta delle nostre parrocchie non è raro sentirsi rispondere: «il parroco? Non c’è, è fuori con i ragazzi (o con i bambini, le famiglie…). Torna la settimana prossima. Ma guardi che poi riparte, eh?». È il lavoro estivo di tanti sacerdoti e laici, che si impegnano perché le vacanze non siano solo un momento di svago e evasione, ma diventino occasione di formazione, conoscenza, solidarietà. Ci sono i campi scuola, i campi di lavoro, i ritiri e i pellegrinaggi. Ma in una diocesi grande e variegata come Pisa c’è anche un altro mondo, diverso dalle parrocchie centrali o di periferia urbana, ma ugualmente vasto e ricco di risorse: quello delle chiese delle località di villeggiatura.Il villeggiante è un fedele particolare, e non si può neppure farne un identikit generico: c’è chi viene in visita una tantum; chi invece magari torna tutti gli anni e fa della Versilia, del barghigiano o delle colline sono la sua seconda patria. C’è chi si è trasferito in tempi più o meno remoti, e in estate torna dai parenti. Ci sono i giovani, i meno giovani, le famiglie, gli italiani e gli stranieri… le comunità parrocchiali diventano luoghi di frontiera, dove l’accoglienza e la disponibilità all’incontro sono ancor più un imperativo categorico. Lo sanno bene i versiliesi, che sulla costa vedono triplicare o anche quadruplicare la popolazione. Di conseguenza si moltiplicano i partecipanti alle celebrazioni liturgiche. Ma sbaglierebbe chi pensasse che la richiesta dei villeggianti si limiti alla messa domenicale; e anche l’offerta delle parrocchie è studiata per riuscire a raggiungere più persone possibile. A Forte dei Marmi, dopo cena, c’è l’adorazione eucaristica; una sera alla settimana è dedicata al catechismo biblico per gli adulti; e per i più piccoli? I catechisti arrivano in spiaggia, dove vengono radunati dei gruppi di bambini, perchè l’estate non sia per loro una vacanza dalla fede. «Sono iniziative a cui la gente risponde in maniera piuttosto positiva. L’esito è buono. Certamente ci vogliono persone disposte a mettersi in gioco, perché non potrei certo fare tutto io!», racconta il parroco, don Piero Malvaldi. Poco più in là, a Marina di Pietrasanta, in estate la chiesa si riempie, e l’ultima messa del sabato viene celebrata alle 21, per andare incontro alle esigenze di tutti. Fra i fedeli ci sono molti giovani e famiglie con bambini; la parrocchia offre anche una serie di serate musicali per tutta la stagione. I numeri restano gli stessi anche a Vittoria Apuana, dove molti villeggianti sono persone non più giovani e famiglie: «Si tratta di turisti affezionati – dice il parroco padre Domenico Remaggi – che arrivano da Firenze, Parma, Milano…dedichiamo due giorni alla settimana alle confessioni; poi c’è l’incontro di catechesi il mercoledì e l’ora santa, ogni giovedì alle 18: c’è un’ottima risposta». Spostandosi dalla costa cambia il paesaggio e cambiano i numeri, ma non le iniziative. A Barga il turismo è più mordi e fuggi, molti villeggianti si fermano solo per brevi periodi, a meno che non abbiano lì una casa o dei parenti. «Arrivano in tanti dalla Scozia e dall’Inghilterra: sono i discendenti degli emigranti barghigiani – racconta monsignor Stefano Serafini – e per loro celebro anche una messa in lingua inglese. Quelli che tornano tutti gli anni stanno anche pensando a qualche proposta – ormai per il prossimo anno – da riservare soprattutto ai più giovani. La pastorale per il turista qui si incontra con le feste normali del periodo: le celebrazioni per il patrono san Cristoforo, la processione, varie feste». Sono le occasioni ideali per incontrare le persone in luoghi dove il turismo non è di massa. È così anche a Riparbella, dove i villeggianti si concentrano soprattutto negli agriturismi e fanno poca vita di paese. I momenti di festa in parrocchia non mancano in estate: sono occasione per conoscere e rivedere tanta gente. Racconta don Bruno Chiavacci: «ci sono diversi stranieri: olandesi, svizzeri, tedeschi. E ci sono gli italiani; perlopiù si tratta di famiglie con bambini». Ma anche sulle colline, naturalmente, il legame più duraturo e semplice da stablire è con quelli che qui hanno una seconda casa.