Toscana

Le ferie da «cristiani»

No al «turismo selvaggio» e allo «sfruttamento indiscriminato» dell’ambiente, sì a nuove «sensibilità» come l’ecoturismo, ma a patto che «non diventi un veicolo di sfruttamento e di discriminazione». Si può sintetizzare così il Messaggio del Papa per la XXIII Giornata mondiale del turismo, che si celebrerà il 27 settembre prossimo sul tema «Ecoturismo, chiave dello sviluppo sostenibile».«Qualora si promuovesse la tutela dell’ambiente come fine a se stante – precisa Giovanni Paolo II definendo l’ecoturismo una nuova sensibilità – si correrebbe il rischio di vedere nascere forme moderne di colonialismo, che danneggerebbero i tradizionali diritti delle comunità residenti in un determinato territorio. Verrebbero ostacolati la sopravvivenza e lo sviluppo delle cultura locali e sarebbero sottratte risorse economiche all’autorità dei governi locali, primi responsabili degli ecosistemi e delle ricche biodiversità presenti nei rispettivi territori». L’ecoturismo, osserva infatti il Papa, «porta in genere le persone in luoghi, ambienti o regioni il cui equilibrio naturale è bisognoso di cure costanti per non essere compromesso», pena il «benessere delle nuove generazioni»: di qui la necessità di incoraggiare «studi e rigorosi controlli» per «combinare il rispetto della natura e il diritto dell’uomo ad usufruirne per il suo personale sviluppo». Di fronte allo «sfruttamento sconsiderato della creazione», la società attuale, a giudizio di Giovanni Paolo II, deve «rivedere seriamente il suo stile di vita», partendo dalla consapevolezza che «un approccio meno aggressivo all’ambiente naturale aiuterà a scoprire e ad apprezzare meglio i beni affidati alla responsabilità di tutti e di ciascuno». Il Papa chiede, in particolare, «una maggiore consapevolezza dell’urgenza di adeguate misure di protezione, per porre fine allo sfruttamento sconsiderato delle risorse naturali», ma anche «solidarietà» verso «uomini e donne, il cui ambiente umano viene costantemente aggredito dallo sfruttamento, dalla povertà, dalla fame o dalla mancanza di educazione e di salute».L’umanità «sta oggi vivendo – spiega ancora il Papa – un’emergenza ecologica» a cui contribuisce anche «un certo turismo selvaggio» fatto di «impianti turistici costruiti senza una pianificazione rispettosa dell’impatto ambientale». Il «dissesto ambientale», in questa prospettiva, è un sintomo della «profonda crisi morale» che attraversa la nostra epoca, in cui «spesso la sfrenata bramosia di accumulare ricchezze impedisce di ascoltare l’allarmante grido di povertà di popoli interi», e «l’egoistica ricerca del proprio benessere induce ad ignorare le legittime aspettative delle generazioni presenti e di quelle future». Le uniche «ragioni di speranza», conclude Giovanni Paolo II, stanno nel promuovere una «ecologia interiore» in grado di «favorire forme di turismo più rispettose dell’ambiente, più moderate nell’uso delle risorse naturali e più solidali verso le culture locali».M.M.N. La diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello per i villeggianti e gli stranieriLa diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello è una di quelle (in compagnia di molte altre in Toscana) maggiormente impegnate sul fronte della pastorale del turismo. Madre natura, e non solo, vuole che abbia un gran numero di spiagge (comprese quelle «chic» dell’Argentario e di Capalbio), un bel mare e tante altre bellezze naturali e architettoniche nelle zone interne verso l’Amiata.Una diocesi davvero particolare, che nei fine settimana, perlomeno sei mesi l’anno, come ci spiegava il vescovo Mario Meini, raddoppia quasi la popolazione per la presenza di tanti villeggianti provenienti soprattutto da Roma e dintorni. «Per loro – ci spiega mons. Giorgio Gubernari, responsabile diocesano per la pastorale del turismo – abbiamo un’attenzione particolare, cerchiamo di farli sentire “diocesani”. Fra l’altro proprio una sottocommissione preparatoria del Sinodo che la nostra diocesi ha in programma sta studiando il problema dell’accoglienza e soprattutto come meglio essere presenti nel mondo del turismo».

Don Giorgio ci spiega anche che in diocesi, in particolare nelle zone interne delle tre stupende città del tufo (Pitigliano, Sovana e Sorano) arrivano e soggiornano per qualche tempo molti stranieri, tedeschi in testa. Anche per loro c’è un’attenzione particolare, che geograficamente si estende ad altri luoghi come le Terme di Saturnia dove addirittura il parroco ha una propria stanza. «Si tratta di turisti che passano da noi pochi giorni – dice ancora il responsabile diocesano della pastorale del turismo –, ma non per questo sono degli estranei». Al proposito don Giorgio ricorda infine la Messa domenicale in lingua inglese a Porto Santo Stefano.

Ma nella diocesi maremmana anche l’economo, don Pietro Natali, si occupa di turismo: non per sdoppiamento dell’incarico, ma in quanto responsabile dell’Anspi (l’Associazione nazionale San Paolo Italia) per la quale è stato di recente eletto nel Consiglio nazionale con l’incarico di occuparsi dell’«Eteca», che è appunto l’ente dell’associaizone preposto al turismo, più esattamente all’organizzazione turistica degli oratori affiliati, delle case per ferie e delle gite. In veste Anspi, don Pietro, dopo averci ricordato che nella sua diocesi sono ben 7 i circoli attivi e tutti nelle parrocchie più importanti (Orbetello, Pitigliano, Santa Fiora, Piancastagnaio…), ci parla della Casa d’accoglienza di Poggioferro, che lui gestisce, anche come parroco della zona, ospitando fino a 40 persone che la possono usare in autegestione o con il personale locale.

«In questo mese di luglio ospitiamo quattro campi-scuola dell’Azione cattolica ragazzi diocesana – ci racconta don Pietro –. Poi verrà un gruppo dalla parrocchia di Dalmine, vicino Bergamo (in questo caso don Pietro giocherà in casa essendo lui bergamasco d’origine, ndr). Poi un gruppo di tedeschi inviati dal Centro turistico giovanile di Grosseto. Mentre dall’ultima settimana di agosto ai primi dieci giorni di settembre, avremo una presenza calcistica con il ritiro precampionato delle due squadre giovanili del Civitavecchia. Dopo di che, su richiesta del Comune di Scansano, ospiteremo per un mese una trentina di studenti universitari impegnati negli scavi archeologici. Nei giorni scorsi, invece, erano qui dei ragazzi di Allumiere nei pressi di Civitavecchia. Insomma, vengono da tutte le parti: sono venuti gli scout da Treviso, da Venezia; abbiamo accolto gruppi di famiglie…. Praticamente lavoriamo da giugno ad ottobre, mentre negli altri mesi dell’anno utilizziamo la Casa per l’attività della parrocchia».

Oltre a quella di Poggioferro, c’è in diocesi un’altra Casa per ferie gestita dall’Anspi: quella di Pitigliano, nuova di zecca, realizzata per il Giubileo, con una trentina di posti letto e dedicata a San Paolo della Croce.A.F. La curiosità: Parrocchie galleggianti per i missionari del mareC’è differenza tra la pastorale per le navi da carico e quelle passeggeri? Certo che c’è differenza e per ognuna delle due situazioni è indispensabile una cura specifica dal punto di vista dello spirito. Lo sanno bene i cappellani di bordo che si ritroveranno a Genova dall’8 al 12 luglio per un corso formativo presso il Santuario di Nostra Signora del Monte. Ma il particolare titolo di Maria non tragga in inganno: si parlerà solo di Mare, anzi, di Apostolato del Mare come tende a precisare il nuovo incaricato nazionale don Giacomo Martino, che sta mandando in giro per le redazioni dei giornali un messaggio alquanto esplecito: «A.A.A. Cappellani di bordo cercasi».

«La nostra è un’esperienza autenticamente missionaria, molto forte, che personalmente ho fatto per anni – spiega don Giacomo – e che consiglio ai sacerdoti che hanno la predisposizione di “uscire dalle mura” per portare la Chiesa anche dove non avremmo mai pensato. Quella dei cappellani di bordo è un’esperienza unica nel mondo della Chiesa italiana. Quando, oltre alle navi da carico, si parla di navi da crociera molti storcono il naso pensando ad una pastorale del turismo di lusso; non è così! I cappellani a bordo sono dei veri e propri missionari, annunciatori del Vangelo tra le genti di diverse lingue, culture e razze. La particolare dedicazione ai marittimi stabilmente imbarcati (su alcune navi ci sono oltre mille e 200 persone d’equipaggio) rende questo apostolato estremamente richiesto e fruttuoso. La lontananza dalla famiglia prolungata per mesi sino ad oltre un anno, la “separazione” assoluta dai passeggeri con le conseguenti disparità di trattamento (dal vitto all’alloggio, allo svago), una vita sacrificata fatta di 14-16 ore di lavoro al giorno senza soste settimanali, l’impossibilità fisica di incontrare e ancor di più frequentare una chiesa, una comunità cristiana rendono essenziale questo apostolato ad gentes».

«Molte società armatoriali – racconta ancora il nuovo incaricato nazionale per l’Apostolato del Mare che opera nell’ambito della Fondazione Migrantes – si procurano l’ausilio, per il benessere dei marittimi, di un generico “ufficiale all’equipaggio”. Queste persone, anche di buona volontà, sono dedicate all’organizzazione del tempo libero della gente di mare. Approntano un’escursione, una videoteca, un torneo, una festa, ma la loro attività comincia e finisce in un lavoro che, solo per quanti hanno buona volontà, rimane meramente sociale. La presenza del sacerdote è presenza del pastore, è, anche per i non cristiani, un punto di riferimento spirituale imperativo per gli uomini di tutti i tempi e luoghi. La Chiesa italiana, attraverso la Fondazione Migrantes, offre questo servizio da oltre 50 anni. Attualmente in un mondo sempre più orientato alla materialità, a bordo delle navi da crociera che, per alcuni aspetti, rappresentano l’antitesi della sobrietà e condivisione evangelica, sempre maggiormente sono richiesti veri e propri testimoni delle fede. Anche gli stessi passeggeri si imbarcano, spesso, per sfuggire a qualcosa che poi ritrovano imperiosamente nel silenzio del mare e nei paesaggi sconfinati che la vita di bordo offre ed anche per loro può essere garantita una presenza qualificata, fedele di Chiesa. Questa maggiore richiesta, da parte di armatori intelligenti che comprendono la promozione della vita umana nella sua interezza per quanti lavorano per loro, ci chiama tutti ad una maggiore disponibilità, oltre ad una certa sana curiosità di esplorare nuove forme di evangelizzazione, per rispondere adeguatamente a chi, pur visitando molti porti, non ha tempo di scendere dalla nave e visitare una chiesa, incontrare un sacerdote, frequentare una comunità neppure per il poco tempo in cui sta a casa, pronto a imbarcarsi nuovamente alla chiamata dell’armatore. Da qui la necessità del corso di formazione e sensibilizzazione rivolto anche ai seminaristi».Ecoturismo e sviluppo sostenibile. Messaggio per la Giornata del turismo (24-06-2002)