Toscana
Le chiese toscane e il nuovo welfare
Progettare il nuovo welfare regionale e territoriale non sarà un’operazione indolore; andremo incontro a una diversità di modelli, legati a scelte politiche, amministrative e di bilancio dei vari governi regionali. L’elaborazione di un modello toscano acquista significato nella misura in cui riesce a esprimere nell’oggi la nostra storia e la nostra civiltà. La scelta programmatoria della Toscana ha una sua intrinseca coerenza per il fatto di porre su un livello di pari dignità tutti i cittadini e tutti i produttori di servizi alla persona: pubblici, privato-sociali (o di terzo settore), privati. La pari dignità dei produttori di servizi non è scontata: circolano ancora remore di carattere ideologico e, in prospettiva, logiche di mercato potrebbero condizionare il passaggio al nuovo. Occorrerà seguire con attenzione le nuove modalità di integrazione attraverso le società della salute e i nuovi assetti territoriali basati sulle aree vaste.
Le Chiese della Toscana vogliono essere parte attiva e propositiva in quella che viene definita progettazione dal basso. Per i cristiani, valorizzare la territorialità può essere occasione storicamente provvidenziale di fedeltà all’incarnazione: il Verbo che annunciamo si è reso visibile storicamente e localmente; noi dobbiamo esserne testimoni in questo tempo, sul nostro territorio. Per continuare, come Gesù, a curare, a salvare, ad annunciare una giustizia che assume i tratti della misericordia.
E così, mentre sul piano dell’organizzazione civile, si punta a integrare il sanitario e il sociale, la Chiesa porta avanti la sua missione facendosi carico di un’ulteriore integrazione, quella tra giustizia e carità. Con un patrimonio di valori da coltivare e diffondere attraverso l’azione pastorale, in vista del bene comune: centralità della persona, ruolo insostituibile della famiglia, attenzione prioritaria alla fasce deboli e agli ultimi, condivisone solidale.