Italia

Le Caritas al Social Forum di Porto Alegre

Centocinquantamila persone provenienti da tutti i paesi del mondo, duemila eventi tra convegni, seminari, manifestazioni che hanno animato, dal 27 al 30 gennaio, un angolo di Brasile. Sono i numeri del Social Forum mondiale di Porto Alegre, l’appuntamento fisso che riunisce ormai da alcuni anni associazioni, movimenti, istituzioni e singoli cittadini interessati a parlare di ricchezza e povertà, guerra e pace, di equa distribuzione dei beni del pianeta, di ambiente, istruzione, economia.

«La novità di quest’anno – spiega don Piero Sabatini, direttore della Caritas di Firenze – è che la Caritas italiana è voluta essere presente con una delegazione ufficiale, guidata dal vescovo di Grosseto Franco Agostinelli, come membro della presidenza nazionale, e il direttore di Caritas Italia don Vittorio Nozza. Il Social Forum è un insieme di voci, a volte caotico e confuso, in cui tante persone condividono ansie e speranze, sogni e preoccupazioni: la Chiesa non può non essere presente». Don Piero ricorda, fra l’altro, che l’evento di Porto Alegre è nato proprio dalla Chiesa: il primo incontro si svolse su iniziativa della Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale brasiliana, e il primo anno fu ospitato in un campus cattolico. Un appuntamento che non ha niente a che vedere, ad esempio, con fatti come quelli del G8 di Genova: «le distorsioni ideologiche, le strumentalizzazioni politiche che siamo abituati a vedere in Italia, non c’entrano niente. Anche la sigla “no global” che è stata affibbiata a questo grande movimento mondiale, in questi giorni non è mai risuonata. C’è voglia, piuttosto, di una globalizzazione che porti diritti, dignità della vita, pace in tutto il mondo».

Per non perdersi nella galassia di temi proposti, la delegazione Caritas ha scelto di concentrarsi su tre argomenti: il traffico di esseri umani, una triste realtà che tocca molte zone del mondo, in Asia, Africa, Sud America. E poi, i conflitti dimenticati: «Abbiamo appreso – spiega don Sabatini – che secondo una indagine svolta sui mass media a livello mondiale, negli ultimi anni il 95% dell’informazione sulla guerra ha riguardato solo i Balcani e il Medio Oriente: le drammatiche situazioni di alcuni paesi africani, ad esempio, restano sconosciute». Infine, la Caritas ha organizzato un seminario sugli obiettivi di sviluppo del millennio, i «millennium goals» stabiliti nel 2000 dall’Onu, che prevedevano entro il 2015 una drastica riduzione della mortalità infantile e della morte da denutrizione, la scomparsa di grandi malattie come la malaria. «Purtroppo – afferma don Sabatini – dopo cinque anni abbiamo dovuto registrare molti ritardi. I paesi industrializzati si erano impegnati, per questo, a destinare lo 0,7% del proprio prodotto interno lordo: oggi la media è allo 0,2%, mentre l’Italia è ferma allo 0,1%». Riccardo Bigi L’intervista:Il vescovo Agostinelli:«Impariamo a leggerei problemi dell’umanit໫E’ necessario che la Chiesa di Roma, già lontana territorialmente dai paesi del sud America, non lo sia anche realmente. In posti dove i problemi sono urgenti la Chiesa deve essere presente per poter dire la sua, problemi che esigono un impegno che non va demandato ad altri perché nel cuore dell’uomo diventano peccati di carattere sociale. Allora l’impegno non deve venir meno o essere solo strumentale, l’impegno che si concretizza con il nostro esserci e collaborare».

E proficua è stata la presenza al Social forum mondiale di Porto Alegre in Brasile dei delegati italiani della Caritas di cui il capo delegazione della presidenza nazionale è stato il vescovo di Grosseto, Franco Agostinelli.

Di che cosa si è parlato, ossia qual è stato il tema principale di quest’incontro mondiale?

«Una molteplicità di temi direi – spiega monsignor Agostinelli – che andavano a toccare argomenti di vario genere, dalla religione, alla cultura, all’ecologia, una costellazione di argomenti».

Allo scopo di…?

«Dare voce e partecipazione a chi in genere non ne ha, laddove si decide le sorti del mondo. Il fine è che la gente diventi protagonista del suo presente e del suo futuro e ciò che mi ha colpito positivamente è stata la presenza di tanti giovani provenienti da varie parti del mondo, radunati qui per avere uno spazio, per capire, per dire la loro».

Ma quali i problemi emersi e su cui si è avuto la possibilità di intervenire?

«In particolar modo si è dibattuto sulla giustizia sociale, sulla partecipazione, sulla condivisione, sul problema delle guerre».

E quali sono stati i vostri interventi e le vostre proposte?

«Sono intervenuto personalmente e con me don Piero Sabatini, direttore della Caritas della diocesi di Firenze, e don Lorenzo Piras, delegato regionale della Caritas sarda, sul problema delle guerre dimenticate nelle varie parti del mondo di cui nessuno parla e per le quali niente viene fatto, del dramma della nuova tratta e qui il riferimento va alle nuove forme di schiavitù nel mondo come la prostituzione, più o meno evidente».

Una valutazione conclusiva del Forum?

«Il fatto di favorire la partecipazione e la spontaneità credo sia andato a danno di un discorso di sintesi finale degli interventi. Centocinquanta mila persone venute da tutto il mondo, tra cui capi di stato, premi Nobel, deputati, politici… hanno potuto partecipare ed intervenire su vari argomenti, ma adesso chi ha gestito il Forum dovrà fare i conti con una necessaria sintesi conclusiva».

E a livello personale, invece, che cosa le ha lasciato dentro quest’esperienza?

«Senza dubbio è stata un’esperienza positiva e necessaria e che può avere anche una continuità nel senso che può aiutarci ad una lettura più consapevole per comprendere gli altri e noi stessi nell’attualità dei nostri problemi».Silvia Migliorini

Porto Alegre, un «forum» che cambia