Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Le Acli aretine: facciamo votare gli immigrati.

Tiene banco sia a livello locale sia in ambito nazionale il dibattito sul diritto di voto alle elezioni amministrazione da parte degli stranieri che risiedono stabilmente in Italia. Così le Acli di Arezzo entrano nell’arena della discussione e ribadiscono la loro posizione favorevole alla concessione dei diritto di voto sollecitando l’apertura di un più ampio dibattito sulla questione.«Anche nella nostra provincia occorre prendere atto che l’immigrazione è una risorsa e non un problema – si legge in una nota dell’associazione – Inoltre, senza gli immigrati, il sistema scolastico e previdenziale riceverebbe colpi durissimi. Per non parlare delle gravi conseguenze che si registrerebbero nel mercato del lavoro tanto per citare alcuni esempi dei settori più direttamente interessati».Le Acli spiegano che i fenomeni migratori ci sono sempre stati nella storia. «Si tratta dunque di governarli nel modo migliore sviluppando politiche di accoglienza e di integrazione, invece di agitare gli spettri della paura e della “tolleranza zero” che producono xenofobia e razzismo».Da qui la posizione dell’associazione aretina. «Sì in modo convinto al voto alle elezioni amministrative per i cittadini extracomunitari che risiedano da almeno cinque anni in Italia: è giusto e legittimo che coloro i quali si sono stabiliti in un territorio possano scegliere chi li amministrerà». Tuttavia per le Acli di Arezzo la riflessione va allargata anche al tema della libertà religiosa. «Il pieno rispetto del fondamentale diritto della libertà religiosa che è riconosciuto dalla Costituzione esige che anche nel nostro territorio a tale diritto sia data concreta attuazione. In ogni ordinata comunità occorre che oltre agli spazi per poter vivere, studiare e lavorare vi sia anche un luogo dove poter pregare». Per le Acli, occorre «superare le diffidenze e fare tangibili passi in avanti sul terreno dell’accoglienza e dell’integrazione. In questo contesto si inquadra la proposta volta a rendere effettiva la possibilità di pregare in posti idonei». Poi la precisazione: «Questo principio va declinato facendo riferimento alla specifica situazione aretina, con tutte le garanzie necessarie».