Cultura & Società

L’avvento del talk show e del suo gran maestro

DI ANDREA FAGIOLI«Talk-show» è una parola composta inglese. Talk, letteralmente, significa conversazione, discussione, colloquio, ma anche diceria e pettegolezzo. Show sta a indicare mostra, esposizione, spettacolo. Il talk-show, pertanto, sarebbe la «conversazione spettacolo», ma tradotto «volgarmente» potrebbe diventare lo «spettacolo delle chiacchiere» o, peggio ancora, a seconda dei casi, lo «spettacolo del pettegolezzo». Fatto sta che il primo in Italia a importare il modello dei network americani delle chiacchiere in tv è stato Maurizio Costanzo con Bontà loro. Sono le 22,40 del 18 ottobre 1976 quando il «telegiornalista», attualmente più famoso d’Italia, chiude una persiana, si mette appollaiato su uno sgabello e aspetta il cucù. È la prima puntata di Bontà loro. Costanzo si presenta, cosa veramente strana, senza cravatta, intervista tre personaggi: Anton Giulio Majano, un idraulico e Annie Papa, una ragazza eliminata dal concorso di Miss Italia. La puntata conta 5 milioni e 400 mila spettatori; costa appena 300 mila lire. La scenografia è formato da tre poltrone color aragosta, uno sgabello di metallo (quello del conduttore) e un bruttissimo orologio a cucù altoatesino, tre microfoni e una finta finestra che Costanzo chiude all’inizio di ogni trasmissione e riapre alla fine.Bontà loro dura due cicli e ospita 187 persone nel corso di 63 puntate. È la prima volta che vari personaggi, illustri e non, vengono intervistati in diretta. Costanzo propone ad alcuni ospiti la domanda, divenuta proverbiale, «Cosa c’è dietro l’angolo?». A Bontà loro seguirà Acquario e Grand’Italia.

Il 14 settembre 1982 va in onda su Retequattro la prima puntata (settimanale) del Maurizio Costanzo Show. Nell’agosto del 1984, quando Retequattro viene venduta a Berlusconi, il presentatore trasloca lo show su Canale 5 quadruplicando il suo ascolto medio. Attualmente, oltre al Maurizio Costanzo Show e a Buona domenica, tiene varie rubriche su quotidiani, settimanali e radio. È inoltre socio di varie società di produzione televisiva o comunque legate allo spettacolo.

Nella sua lunga carriera, oltre ad essere coinvolto nello scandalo P2, colleziona due soli fiaschi: uno televisivo (Sì o no su Retequattro) e uno politico (376 preferenze come candidato nelle liste del Partito radicale di Pannella nel 1976). A Costanzo si deve anche la consacrazione di Vittorio Sgarbi.

Paolo Martini, in Maledetta tv, ha detto che il presentatore è «forse oggi l’uomo più potente d’Italia». Aldo Grasso, nel suo Linea allo studio definisce Costanzo «gran maestro del talk-show» che «con il passare del tempo si è “incanaglito” sempre più, gattonando le proprie vittime con spregiudicatezza consumata: sfottente con i deboli, rispettoso con i potenti. Chi partecipa ai suoi programmi diventa quasi sempre una vittima designata (e autolesionista), un “fenomeno” da buttare in pasto al pubblico, fra sghignazzi e strizzatine d’occhio. È il demiurgo dei “nuovi mostri”, di coloro cioè che, pur di “mostrarsi” a una telecamera, sono pronti a sacrificare dignità e discrezione».

Nell’«epigrafe» a firma del regista Nanni Moretti che apre il libro Maurizio Costanzo Shok si legge: «Fa impressione che uno come il piduista Costanzo sia diventato un punto di riferimento della sinistra, il simbolo della lotta contro la mafia…. Costanzo è diventato un intoccabile. Lui assegna i ruoli, decide il gioco, può fare domande di qualsiasi tipo, e tutti stanno lì e rispondono. Non possono fare domande, gli altri, sul suo passato, niente. L’importante è che lui non venga giudicato».

Famiglia cristiana ha definito Costanzo un «predicatore laico un tanto al chilo. Deferente con i potenti e impietoso con i deboli. Intoccabile, permaloso e vendicatore».