di Gianni RossiL’analisi della situazione è condivisa. Come, in gran parte, le strategie da adottare. E questo – da tutti – è giudicato un punto importante da cui partire. Al forum sul lavoro, tenutosi sabato 12 marzo in palazzo vescovile, il tema è stato quello del lavoro a Prato e della sua crisi. Con mons. Simoni, che aveva tramite l’ufficio diocesano per la pastorale sociale promosso l’invito, numerosi esponenti delle istituzioni, delle categorie sociali e della politica. Erano presenti, tra gli altri, il vicesindaco Roberto Bencini, l’assessore allo sviluppo economico del Comune Massimo Giovagnoli, l’assessore provinciale alla formazione Paola Giugni, Marco Scarpellini dell’Unione industriale, Lido Grazzini della Confartigianato, Chiara Malinconi della Cisl. A rappresentare la Chiesa locale anche mons. Pierluigi Milesi e don Marco Natali, responsabili della pastorale sociale, mons. Carlo Stancari, delegato per la pastorale, don Giampiero Fabbretti, segretario dell’Ufficio pastorale. Titolo dell’incontro: «Nuovi scenari del lavoro e dell’occupazione a Prato: quali progetti e quali risorse».Che la situazione desti grande preoccupazione lo testimoniano anche le antenne sensibili delle varie realtà diocesane. I sacerdoti, che in queste settimane girano di casa in casa per la benedizione pasquale, avvertono il disagio e raccolgono spesso le richieste di aiuto delle famiglie. Ed è proprio per avere un quadro più chiaro della situazione economica locale che il Vescovo ha promosso questo tavolo di discussione. Con la volontà – come è già successo per le precedenti, analoghe iniziative – di offrire anche uno spazio di riflessione e discussione «neutro» e lontano dai riflettori ai vari «attori sociali». Opportunità questa che, anche stamattina, è stata apprezzata dai vari convenuti.Le difficoltà del distretto tessile sono conosciute. L’occupazione attraversa una fase molto delicata. Ma l’economia e, di conseguenza, l’occupazione, a Prato tengono più che in altre realtà aggredite dalla globalizzazione e dalla crisi degli ultimi anni. «Forse perché a Prato – ha osservato Scarpellini dell’Unione – si parla insieme più che altrove». I posti di lavoro persi – lo ha, dati alla mano, affermato l’assessore Giugni – vengono rimpiazzati: il variegato settore sociale (servizi alla persona, innanzitutto), la ristorazione, la Pubblica Amministrazione, la grande distribuzione offrono numerose possibilità di inserimento. «Ma fino a quando – ecco la domanda – reggerà questa situazione?». Le ha fatto eco il vicesindaco Bencini: «A Prato la crisi non ha avuto finora effetti devastanti sulle famiglie anche perché in genere lavorano entrambi i coniugi. E se tra qualche anno non fosse più così?».Le strade che Prato ha davanti sono conosciute, da quelle richieste con forza all’Unione Europea per difendersi dalla sleale concorrenza dei paesi emergenti, a quelle che il distretto tessile deve concretizzare: aggregazione delle imprese, allungamento della filiera produttiva, rintracciabilità dei prodotti – vi ha insistito Grazzini – ricerca, innovazione, conoscenza. Su questi ultimi aspetti si è soffermato particolarmente Giovagnoli. Per l’assessore allo sviluppo economico del Comune non soltanto il tessile ne ha bisogno: «Se è vero che c’è un progressivo spostamento sul terziario, allora c’è bisogno di costruire investimenti solidi di qualificazione di questo settore».Sullo sfondo della discussione la Cina – qui il mercato ha fatto dimenticare i diritti umani, ha osservato don Marco Natali – e della precarizzazione del lavoro.Da parte di molti intervenuti e del Vescovo la richiesta di riprendere i fili di questa discussione. «I problemi sono evidenti. Quali strade concrete – si è chiesto mons. Simoni – potrà intraprendere il distretto? Quali soluzione le istituzioni e le categorie economiche intravedono a breve termine?». Su queste domande, dopo Pasqua, verrà convocato un nuovo «tavolo».