Toscana

LAVORO: TOSCANA; RAPPORTO 2003, CRESCE OCCUPAZIONE

In generale controtendenza i dati in Toscana sul mercato del lavoro: nonostante la fase di forte rallentamento dell’economia italiana, il Rapporto 2003 – presentato oggi – registra una diminuzione del tasso di disoccupazione (dal 4,8% al 4,7%) e un aumento del tasso di occupazione, passata (dal 61,4% al 62,3%, quando la media nazionale è del 56%). Ma è per lo più occupazione flessibile, e non è detto che la flessibilità, strumento fino ad oggi efficace, possa continuare a reggere in futuro. In futuro occorre uno sforzo di tutti in termini di innovazione. In questi termini l’assessore al Lavoro della Regione Toscana, Paolo Benesperi, ha presentato oggi i dati del Rapporto sul Lavoro 2003. «Dati positivi se si pensa che sono stati ottenuti in una fase generalmente difficile della nostra economia – ha sottolineato -. Ciò non toglie che per il mercato del lavoro toscano, e più in generale per l’economia, è necessario puntare a nuovi modelli. Il futuro è nell’innovazione, intesa a tutti i livelli, dalla ricerca agli investimenti in capitale umano alla formazione». Spetta ai diversi soggetti coinvolti tradurre il termine “innovazione” in forme concrete di impiego, e al riguardo ciascuno deve assumersi le sue responsabilità, dalle parti sociali alle istituzioni. «La vera frattura oggi esistente sul mercato del lavoro – ha sottolineato l’assessore – è tra lavoratori a tempo determinato e lavoratori a tempo indeterminato». Ma se è vero che complessivamente l’occupazione è cresciuta , è vero anche che la crescita è dovuta per lo più a rapporti di lavoro flessibili e atipici (nel 2003 i lavoratori dipendenti a termine sono stati 8.000 in più, pari a un +8,9%). «Non possiamo non rilevare che questi tipi di contratti – ha rilevato Benesperi – riguardano ben il 75% dei nuovi lavori. È vero che il 75% di questi si traducono poi, nel giro di un paio d’anni, in contratti a tempo indeterminato, ma è vero anche che il quadro impone una riflessione più generale su come intervenire con strumenti nuovi». Gli strumenti nuovi si rifanno alla «parola d’ordine» di questa fase dell’economia italiana: innovazione. E se da un lato i sindacati sostengono che la flessibilità «è uno strumento che ha fatto il suo tempo», dall’altro anche imprenditori e istituzioni cominciano a pensare a nuove forme di incontro tra domanda e offerta. «La flessibilità della seconda metà degli Anni ’90 – si legge nel Rapporto – ha prodotto risultati positivi ma anche squilibri che, a lungo andare, possono rendere il sistema più fragile e meno competitivo nel nuovo contesto globale». «Ormai – ha concluso l’assessore Benesperi – solo qualificando lo sviluppo può crescere il mercato del lavoro. E la qualificazione non può che passare attraverso investimenti in ricerca, formazione, capitale umano». (ANSA).