Italia

Lavoro dipendente? No, meglio la Partita IVA

Complice la crescente diffusione di precarietà, intraprendere un lavoro freelance sembra essere una soluzione per molti vantaggiosa. Si tratta di mettersi in gioco, approfittando del fatto che al giorno d’oggi aprire una Partita IVA è decisamente più agevole rispetto a quel che accadeva in passato. La procedura è nella maggior parte dei casi gratuita, e può garantire numerosi benefici a coloro che iniziano da zero e magari intendono dedicarsi a un progetto approfittando del regime forfettario.

La situazione delle partite IVA in Italia

Nel 2020 si è assistito a una leggera riduzione del numero di Partita IVA rispetto al 2019, ma ovviamente tale trend è stato condizionato dalla situazione di emergenza sanitaria causata dalla pandemia da coronavirus, oltre che dallo stato complessivo del mercato del lavoro. Nonostante ciò, il nostro Paese resta nelle prime posizioni della graduatoria di possessori di Partita IVA. I numeri sono perfino sorprendenti, se si pensa che solo l’anno scorso sono state aperte quasi 465mila partite IVA. In circa 3 casi su 4 ad aprirla sono state persone fisiche, mentre è più ridotto il numero di partite IVA che fanno capo a società di persone o società di capitali. Quasi tutte le partite IVA di nuova apertura riguardano under 35, con una predominanza di uomini rispetto alle donne. Chi fosse interessato a saperne di più ha la possibilità di trovare informazioni sull’apertura della Partita IVA su questa pagina.

Partita IVA e regime forfettario

Aprire una Partita IVA nella situazione di mercato attuale è vantaggioso o no? Una risposta universale a questa domanda non può essere fornita, ma di sicuro dal punto di vista fiscale ci sono delle agevolazioni di cui si può usufruire che in passato non c’erano. Il classico caso è quello del regime forfettario, che mette a disposizione un tipo di agevolazione decisamente attraente, dal punto di vista delle tasse, per coloro che hanno intenzione di intraprendere un’attività autonoma. Inoltre nel 2021, per effetto del Decreto Sostegno previsto dal governo Draghi, sono state previste ulteriori agevolazioni di differenti categorie. L’Italia, anche per questo motivo, può vantare il record di aperture di partite IVA a livello europeo, e solo la Grecia in tutto il Vecchio Continente sembra viaggiare sugli stessi ritmi. Quasi il 18% dei cittadini italiani possiede una Partita IVA, ed è un dato nettamente superiore a quello europeo.

Come aprire Partita IVA con il regime forfettario

Nel caso in cui si soddisfino tutti i requisiti previsti per l’apertura di una Partita IVA con il regime forfettario, seguire questa strada è conveniente anche perché l’iter è di facile attuazione. La stessa gestione della fatturazione si basa su una procedura alquanto semplificata, anche nel caso in cui si ricorra alla modalità elettronica, in procinto di divenire obbligatoria. La più significatIVA differenza tra il regime forfettario e la Partita IVA classica va individuata nel fatto che in questo caso il contribuente non è soggetto a Irap, IVA o Irpef. Esistono, tuttavia, delle limitazioni che è necessario prendere in considerazione. In particolare, si deve lavorare come freelance, il che vuol dire essere ditta individuale. Inoltre, è previsto un tetto massimo per il reddito annuale sopra il quale non si può andare, pari a 65mila euro. Inoltre, prima di aprire la Partita IVA con regime forfettario è indispensabile non superare la soglia di 30mila euro di stipendio da dipendente.

Il reddito di cittadinanza e la Naspi

La Partita IVA, quindi, pare essere una soluzione decisamente apprezzata dai nostri connazionali, al punto di invitare molte persone a prendere in esame l’ipotesi di abbandonare il lavoro dipendente. Quest’ultimo, per altro, da qualche tempo a questa parte sembra essere fonte di parecchi problemi, a causa – per esempio – della pandemia che ha provocato il fallimento di molte imprese. Ecco quindi che la scelta di lavorare come freelance sembra risultare quella ideale. Nel caso in cui si resti senza lavoro si può ricorrere al reddito di cittadinanza, una specifica indennità finalizzata proprio a sostenere i contribuenti senza lavoro. Una persona che ha perso il lavoro dipendente e riceve il reddito di cittadinanza ha anche la possibilità di ricevere in maniera simultanea la Naspi. La circolare 174 dell’Inps fa riferimento a questa opportunità; solo in specifiche situazioni sarà necessario restituire la Naspi, per esempio nel caso in cui il contribuente trovi un lavoro dipendente. I possessori di Partita IVA, infine, possono svolgere un lavoro dipendente senza alcun vincolo, ovviamente a patto che le due attività siano compatibili e non in concorrenza l’una con l’altra.