Italia
Lavoratori precoci, pasticcio normativo. Fuori dal conteggio l’astensione dal lavoro per maternità facoltativa
«Da sempre – spiega Alessandro Soprana, direttore dell’osservatorio – i lavoratori precoci possono andare in pensione anticipata. Oggi molti di loro non lo fanno perché, se non hanno compiuto almeno 62 anni, rischiano di percepire una pensione ridotta rispetto alle aspettative (decurtata dell’1% se hanno 61 anni, del 2% se intendono andare in pensione a 60 anni, del 4% a 59, del 6% a 58, dell’8% a 57, del 10% a 56 anni). Per la verità una legge dello scorso anno istituiva una deroga alla riforma Fornero, stabilendo che chi avrebbe maturato il requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017, avrebbe potuto farlo senza penalizzazioni».
Tutto bene, dunque? «No, perché la deroga prevede che nel conteggio dei contributi debbano essere contemplati solo gli anni in cui il lavoratore precoce ha effettivamente lavorato. Nel computo sono inclusi l’astensione obbligatoria per maternità, per l’assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e per cassa integrazione ordinaria. Ma sono esclusi: l ‘astensione facoltativa per maternità, i periodi di mobilità, di cassa integrazione straordinaria o in deroga, di disoccupazione, i permessi ottenuti in ottemperanza alla legge n. 104 del 1992, le giornate di sciopero, i distacchi sindacali, le aspettative senza assegni a qualsiasi titolo».
La questione sta tornando in questi giorni all’attenzione del governo, grazie ad una interrogazione presentata dai deputati Mario Sberna, Gianluigi Gigli e Paola Binetti, cui oggi dovrebbe rispondere nel question time il ministro Enrico Giovannini.
Maternità facoltativa fuori dal conteggio – Di una vera e propria «discriminazione nei confronti delle madri» parla Emanuela Spitaleri, consigliere nazionale dell’associazione nazionale Famiglie numerose, che intende segnalare il caso al viceministro del lavoro e delle politiche sociali Maria Cecilia Guerra. Emanuela, madre di sei figli, dopo la nascita di ogni bebé ha usufruito anche dei mesi di astensione facoltativa della maternità. Di più: «ho scelto il part time, per garantire ai miei bambini educazione, assistenza e cura, senza pesare sullo Stato (asili nido, tempi prolungati a scuola). Questo è il riconoscimento?».
«In effetti la deroga – commenta Alfredo Caltabiano, coordinatore della commissione fisco del Forum nazionale delle associazioni familiari – entra in contraddizione, in particolare, con le misure a favore di maternità e lavoro, realtà non sempre conciliabili. Lo dimostrano le statistiche, secondo cui molte donne abbandonano il lavoro al primo figlio e ancor di più abbandonano il lavoro dopo il secondo figlio».
Mobilità e cassa integrazione fuori dal conteggio – «È del tutto evidente – osserva Alessandro Soprana – come, in tempi di crisi economica, molti dipendenti stiano vivendo l’esperienza della mobilità o della cig straordinaria e in deroga. Se questi sono fuori dal conteggio dei contributi previdenziali, i lavoratori precoci che, per un certo periodo, sono rimasti a casa, risultano penalizzati dalla normativa.
La legge 104, istituita per assicurare una corretta tutela ai cittadini disabili, prevede alcuni permessi lavorativi non solo per il disabile, ma anche per il familiare chiamato ad accudirlo. La riforma prevede che i lavoratori pubblici possono recuperare i permessi usufruiti: ma così si introduce una grave discriminazione fra pubblico e privato. Insomma un bel pasticcio, cui occorrerebbe porre rimedio».