Lettere in redazione
L’attacco radicale alle scuole cattoliche
Le lobby anticattoliche, capeggiate dai radicali, fanno pressione perché anche le scuole cattoliche vengano considerate «attività commerciale» soggette al pagamento Ici/Imu, come se non svolgessero un servizio pubblico. Va ricordato che in tutta Europa le scuole non statali di ispirazione religiosa o laica sono finanziate dallo stato in modi diversi; in Francia per esempio lo stato paga gli stipendi agli insegnanti. In questo modo viene garantita la libertà di educazione rendendole accessibili a tutti. In Italia questo genere di scuole fanno risparmiare allo stato circa 8 miliardi di euro all’anno e in cambio ricevono solo briciole. Se dovessero chiudere, il sistema scolastico italiano e lo stato non sarebbero in grado di assumersi questo onere. Pensiamo alle 8 mila scuole dell’infanzia spesso gestite da personale volontario.
Piuttosto ci auguriamo tutti che questo governo abbia il coraggio di togliere un «privilegio» ai radicali che per «Radio radicale» usufruiscono dallo stato 10 milioni di euro ogni anno, in aggiuna ai 4 che già ricevono come contributo dell’editoria. La Rai sarebbe benissimo in grado di svolgere quel servizio dalle Camere, che tra l’altro è parziale.
Contro le scuole paritarie (che in Italia sono per lo più di ispirazione cattolica) si è sempre fatta una «guerra ideologica» da parte di una certa sinistra e dagli ambienti più laicisti. Si continua a ripetere, ad esempio, che le briciole di fondi statali che finiscono alle paritarie (previsti tra l’altro da una legge e corrisposti con gravi ritardi e molte incertezze) vengono sottratti alla scuola statale. È vero esattamente il contrario: ogni euro investito nelle paritarie rende allo Stato 5 euro di risparmio per il settore scolastico, a tutto vantaggio della scuola statale. Com’è possibile questo? Basta guardare i costi. Nella statale secondo dati del Ministero un alunno della scuola dell’infanzia, costa 5.828 euro, che salgono a 6.525 nella primaria, 7.232 nella secondaria di primo grado e 7.147 nella secondaria di secondo grado. I contributi alle paritarie, sempre calcolati pro capite, ammontano invece, rispettivamente a 584, 866, 106 e 51 euro. Il risparmio per lo Stato è pertanto rispettivamente di 5.244, 5.659, 7.126 e 7.096 euro (in media, 6.281 euro in meno per alunno). Il presidente Monti è un economista e credo si renda perfettamente conto della sciagura che rappresenterebbe per il Paese la chiusura delle scuole paritarie. Per questo è improbabile che voglia far pagare a questi istituti, già in gravi difficoltà economiche, ulteriori tasse (come l’Imu, invocata dai radicali). Tra l’altro in questo caso non esiste neanche un problema di concorrenza, visto che tutte le scuole statali sono esenti dall’imposta municipale unica (ex Ici). Quanto ai «privilegi» concessi a «Radio radicale» sarebbe l’ora che i nostri parlamentari aprissero gli occhi.
Claudio Turrini