Arezzo - Cortona - Sansepolcro

L’arte «racconta» il sacro a Castiglion Fiorentino.

Il Museo di arte sacra della Collegiata di Castiglion Fiorentino completa la sua già ricca proposta artistica e l’importante itinerario liturgico che lo caratterizza, percorrendo la storia della Salvezza. Sabato 30 maggio, alle 11, di fronte al vescovo monsignor Gualtiero Bassetti, al soprintendente Aldo Cicinelli, a Paola Refice della Soprintendenza di Arezzo, all’assessore provinciale alla cultura Emanuela Caroti, al sindaco di Castiglion Fiorentino Paolo Brandi e al parroco della Collegiata don Giovanni De Robertis, sarà presentato l’importante restauro della cappella del Sacramento. Un settore del museo le cui opere, contenute in breve spazio, toccando il tema del Battesimo sviluppano il mistero pasquale.La cappella della parte absidata della vecchia Pieve è separata dal transetto da due tronconi di balaustra in pietra intagliata e con specchiature di marmo rosa, che venne posta nel Settecento con l’unione di un cancelletto del XVI secolo in ferro battuto a motivo di volute e arabeschi. Subito si impone un grande altare in pietra, un’opera notevole di intaglio in cui spiccano la sensibilità delle decorazioni (come putti, festoni, cartigli, cherubini) e l’armonia architettonica dell’insieme ottenuta nei primissimi anni del Seicento a spese di monsignor Gioia Dragomanni.Nella specchiatura centrale domina una terracotta invetriata policroma robbiana rappresentante il Battesimo di Gesù. L’opera, racchiusa da una ricca cornice decorata a ovali e teste di cherubini bianchi su fondo blu, esalta il fonte battesimale collocato al centro della cappella stessa, un blocco di pietra serena a forma esagonale le cui facce scolpite recano nella parte superiore una conchiglia e in quella inferiore cornucopie con motivo floreale. Lo stemma di un biscione e le lettere «T.V.» richiamano la donazione fatta dalla munifica gentildonna Teodora Visconti nella seconda metà del XV secolo. Posteriore di due secoli è il coperchio piramidale in legno stuccato e dipinto con motivi a vasi ed arabeschi che protegge la vaschetta la cui acqua ha reso cristiane generazioni e generazioni di castiglionesi.Sulle pareti laterali della cappella due grandi affreschi sollecitano la concentrazione in una attenta lettura dell’alto valore estetico e culturale per cui furono dipinti: «Il Compianto del Cristo morto» di Luca Signorelli, riportato alla sua originaria bellezza compositiva e coloristica con il gruppo delle Marie e altri personaggi; e «Il Seppellimento di Cristo», un bell’impianto compositivo con un interessante sfondo architettonico fino ad oggi illegibile, di autorevole autore di fine XV o inizi XVII secolo da identificare.Se tutte le opere contenute in questo angolo di museo esaltano oggi la propria originalità sul piano artistico e su quello devozionale, lo dobbiamo al paziente e lodevole intervento degli abili restauratori della Soprintendenza di Arezzo. E saranno proprio loro ad illustrare le fasi del recupero. Di certo è bello e importante che nel rinnovato rapporto tra la città e il suo ricco patrimonio artistico avvenuto nell’ultimo decennio, nello sforzo di conoscenza, conservazione e sua valorizzazione, anche la Chiesa locale abbia dato il suo forte contributo.di Carmelo Serafini