A Badia a Ruoti l’arcivescovo Riccardo Fontana ha annunciato, di fronte ad un centinaio di persone presenti, che sarà proprio sul tema “Formare i formatori” che si incentrerà il prossimo piano pastorale. «In questo senso – ha detto Fontana – è necessario in primo luogo concentrarsi su alcune scelte propedeutiche. In primo luogo puntare sulla formazione spirituale della persona attraverso l’ascolto della Parola, nutrire l’anima attraverso la preghiera e incontrare personalmente Gesù nell’Eucaristia quotidiana. Questa è la via della “vera devozione” così come indicato da Francesco di Sales nel libro La Filotea, che e si pone in continuità con il metodo di Sant’Ignazio che deve fare da guida all’azione di ogni credente e ogni operatore pastorale». «La Chiesa aretina-cortonese-biturgense – ha detto poi il Pastore – non deve avere paura quindi di combattere i vizi e promuovere la virtù e non può vergognarsi di camminare anche controcorrente». In questo senso, «dobbiamo esercitare la profezia, così come si fece per esempio negli anni ’50 a Sansepolcro con gli oratori, o come fece Bartolomei quando fondò ad Arezzo il primo gruppo scout nella parrocchia di San Domenico», ha detto Fontana. «Il merito di questi profeti moderni fu quello di “promuovere la responsabilità dei singoli e cogliere l’esempio dei testimoni che li avevano preceduti”». L’Arcivescovo ha quindi ricordato la sua sorpresa quando, nel monastero di Montauto, ha trovato la foto del vescovo Conigli, suo predecessore, assieme a La Pira e Fanfani: tutte testimonianze di una Chiesa viva e vivace e dalla quale dobbiamo trarre ispirazione.Il Presule ha poi sottolineato la necessità di valorizzare i ministeri ecclesiali del discernimento degli spiriti, riscoprendo l’importanza di una guida spirituale da parte dei presbiteri e assicurando occasioni di interiorizzazione personale e di gruppo. In questo senso un ruolo centrale è ricoperto dagli esercizi spirituali annuali. Da parte loro, i Centri pastorali devono promuovere corsi di formazione specifica avvalendosi delle molte opportunità offerte per esempio dalla Cei e dalla comunità di Bose. L’Arcivescovo ha sottolineato come nella Chiesa «non ha senso ragionare in termini di attori e spettatori, ma solo di comprimari».Luca Primavera