Un’intensa giornata, così viva di fede e di amore fraterno, è stata quella vissuta a Montefalco, nella diocesi di Spoleto-Norcia, il 17 agosto, dove ho partecipato all’ultima celebrazione eucaristica a chiusura dei festeggiamenti in onore del settimo centenario della morte della monaca agostiniana Santa Chiara di Damiano.Le celebrazioni erano iniziate il 10 giungo 2008 e si sono articolate per tutto questo tempo con numerosi convegni e incontri ad alto livello promossi da un comitato promotore appositamente costituito dal monastero di Santa Chiara della Croce, composto non solo dalla parrocchia di Montefalco, ma anche dalla provincia agostiniana d’Italia, dalla Federazione delle monache agostiniane d’Italia, dall’Ordine di Sant’Agostino e allargato con l’invito di partecipare alle istituzioni regionali, provinciali e della città.Un inteso coinvolgimento è stato intessuto intorno alla devozione per questa mistica e teologa, guida spirituale di cardinali e di personaggi illustri, della quale mai diremo abbastanza. La grande partecipazione dei fedeli mi ha commosso profondamente e l’urna dove è racchiuso il corpo della santa, dall’alto del suo piccolo altare, mi sembrava risplendere di luce propria.Ma perché parlarvi di questo avvenimento avvenuto, tra le altre cose, al di fuori della nostra diocesi e della nostra regione? Ebbene, il motivo è che un grande protagonista di questo evento è stato l’arcivescovo Riccardo Fontana. Attraverso il periodico del monastero di Santa Chiara della Croce avevo già avuto modo di leggere le sue omelie dedicate alla santa e di apprezzare il suo entusiasmo nel presentarla come esempio di donna medioevale devota alla regola agostiniana e già segnata dalla croce che Gesù stesso le aveva posto nel cuore e insieme ferma nella sua fede e “paciera tra gli uomini del tempo”.Così, dopo l’ultima celebrazione della sera, sono stata invitata con i familiari della badessa, al rinfresco offerto all’interno del chiostro. Tra gli ospiti era presente anche l’arcivescovo Fontana. In quel frangente, la «deformazione professionale» ha avuto il sopravvento e mi sono presentata al nuovo pastore di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e ho espresso la mia letizia per l’incontro inatteso in un’atmosfera così bella. È stato come se ci conoscessimo da sempre: io umile fedele della diocesi che lo attende, lui già padre affettuoso verso la porzione del popolo di Dio che Benedetto XVI gli ha affidato. Nel conoscere la sua ammirazione verso queste donne umbre giunte alla santità (santa Chiara, santa Rita e santa Scolastica) so, come lui ben sa, che altrettanta ne troverà nella sua nuova diocesi e non potrà che amarle e farle meglio amare da tutti noi.Gaby Oppi Ferretti