di Andrea Bernardini Lavorano sul fronte per anni senza percepire un euro, trascorrono ore nelle librerie Salesiana o Paoline per trovare qualche idea buona per il prossimo incontro di catechesi, incerti se troveranno i «loro» ragazzi, troppo impegnati con gli «straordinari» richiesti dall’allenatore della squadra di football o dalla maestra di danza perché, si sa, tra poco è tempo di saggio. Sognano venti o trenta ragazzi amici per la pelle e amici di Gesù, ma dopo la catechesi di metà settimana o l’oratorio del sabato ne vedono appena quattro o cinque a far festa, la domenica, in chiesa. E allora i catechisti finiscono con il chiedersi: «vale la pena spendere tutto questo tempo della nostra vita?».Ne vale la pena, ne vale la pena. Anche se seminare quando il terreno non è ben preparato… è difficile.Il grande abbraccio che in queste settimane l’arcivescovo ha «simbolicamente» rivolto a tutti gli operatori pastorali ha, forse, soprattutto questo significato: coraggio, sono con voi! Di più: Dio è con voi!. Parole buone per qualsiasi orecchio. E, in effetti, con l’incontro a San Pietro in Palazzi per la zona delle Colline quasi 1.900 persone (di cui il 90% catechisti), si sono presentate all’appuntamento nelle belle liturgie che, vicariato per vicariato, monsignor Giovanni Paolo Benotto ha presieduto in queste settimane.Ovunque la liturgia del mandato ad animatori e catechisti si è sviluppata così: nella prima parte, sulla trama di Lc 8,1-15, i partecipanti sono stati chiamati a confrontare la propria vita (i vari terreni) con la forza della Parola (il seme), solennemente proclamata dall’arcivescovo. Nella seconda parte, partendo da Lc 8, 16-18 che sollecita il discepolo a verificare la qualità dell’ascolto e della trasmissione della Parola , i partecipanti sono stati invitati a fare professione di fede, illuminati dalla Parola (il gesto della consegna e diffusione della luce dice bene il contagio illuminante della Parola) e a chiedere con la preghiera l’aiuto di Dio. L’arcivescovo, infine, ha fatto delle consegne: ha conferito il mandato agli operatori pastorali, avendo come orizzonte Atti 20,32: «E ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia».L’omelia è servita all’arcivescovo per fissare alcuni punti. Intanto: il catechista per primo deve imparare ad ascoltare la Parola di Dio e ad ascoltare i ragazzi che gli sono affidati; e poi: per parlare agli altri del Vangelo e del magistero della Chiesa occorre, prima di tutto, conoscerlo bene. In diocesi operano due scuole, che monsignor Benotto raccomanda a tutti gli operatori pastorali: la Scuola di formazione teologica (che ha sedi a Pisa, Pontedera e Pietrasanta) e l’Istituto superiore di scienze religiose. Ed una terza, l’Istituto di spiritualità «Santa Teresa di Lisieux» promosso dai carmelitani.Ancora: quando preparate un incontro – ha consigliato Giovanni Paolo Benotto – leggete, meditate e pregate sui testi su cui lavorate… così facendo sicuramente l’incontro verrà meglio.Infine: i mezzi a disposizione di tutti noi sono poveri, ma non scoraggiamoci, a noi spetta soprattutto di seminare, il resto è affidato alla grazia di Dio.In quasi tutti gli incontri è stato posto sotto l’altare un trittico di 1,20 metri di larghezza per 70 centimetri di altezza. Legato alla parabola del seminatore, ha al centro il seminatore per eccellenza, Cristo, che diffonde a braccia spalancate il seme-Parola. Nella parte centrale stanno altre quattro scene, due in alto e due in basso. Sono i requisiti della buona semina. Ovvero l’annuncio (perché la Parola di Dio arrivi a qualcuno ci vuole qualcun altro che l’annuncia esplicitamente): ecco allora le lunette che raffigurano la proclamazione di Gesù nella sinagoga di Nazareth, ossia l’annuncio che il tempo messianico si sta compiendo, e la predicazione dell’apostolo Paolo all’Aeropago di Atene, che diventa immagine della Chiesa che proclama la Parola fino agli estremi confini della terra. E le «opere» della Parola, che come nel profetismo e nella vita di Gesù, «confermano» la Parola, la rendono, per così dire, visibile nella sua efficacia: la morte di Gesù (nella lunetta a destra) e la Chiesa che, nei segni, continua ad operare la salvezza attraverso la guarigione di un uomo, operata da Pietro e Giovanni, come ci raccontano gli Atti degli Apostoli (lunetta in basso a sinistra). Ai lati dell’icona centrale ve ne sono altre due: a sinistra troviamo le immagini che richiamano l’Antico Testamento, la comunicazione di Dio nella creazione e nella storia della salvezza, delineata attraverso le figure di Abramo, Mosé e Zaccaria. A destra, invece, troviamo la grande icona della Risurrezione, secondo la tradizione orientale che riporta la discesa di Gesù, vincitore della morte, agli inferi. Infine, l’icona chiusa, ci mostra insieme Pietro e Paolo e, insieme, la loro passione, il loro coraggio, la loro dedizione per l’annuncio del Vangelo. Il centro pastorale per l’evangelizzazione e la catechesi propone, attraverso la lettura di questa icona (di cui è stato fatto un poster, disponibile a chi ne fa richiesta) un percorso di catechesi destinata agli adulti.