di Gianni Rossi L’archivio di Curzio Malaparte è stato venduto dagli eredi del grande scrittore pratese alla Biblioteca di via Senato di Milano, presieduta dal senatore Marcello Dell’Utri. La notizia, che Toscana Oggi dà in esclusiva, risale al mese di febbraio. L’avvocato fiorentino Niccolò Rositani, (la sua nonna materna era la sorella di Malaparte, Edda Suckert), legale rappresentante della comunione eredi dello scrittore, ha ceduto per 700mila euro il patrimonio di documenti, carte, manoscritti appartenuti all’avo e finora conservati nella villa fiorentina dei Rositani ad Arcetri. Una cifra giudicata esorbitante da molti esperti: secondo alcune indiscrezioni il valore effettivo del fondo – peraltro mai ordinato – potrebbe ammontare a circa la metà. Già da tempo era sfumata la possibilità che l’archivio potesse venire a Prato, acquistato dal Comune per la biblioteca «A. Lazzerini». Un’ipotesi che il nostro settimanale aveva prospettato poco meno di due anni fa, appena si erano intavolate le trattative con l’assessore alla cultura Andrea Mazzoni e il direttore Franco Neri. In realtà, sebbene si parlasse del coinvolgimento della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, fin da subito le possibilità che le carte malapartiane potessero trovare sede a Prato apparivano piuttosto remote: risultava chiaro che gli eredi cercavano di capitalizzare al massimo il loro patrimonio e che il Comune difficilmente avrebbe potuto (o voluto) trovare i fondi necessari. Le carte, dunque, dopo il nulla osta della Direzione generale per gli Archivi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali del 3 febbraio scorso, hanno già preso la via di Milano. L’acquisto si è realizzato grazie all’interessamento diretto del senatore Marcello Dell’Utri, uno degli amici più cari del presidente Berlusconi e storico suo collaboratore (ha presieduto Publitalia e ha fondato Forza Italia). Da appassionato bibliofilo, – due anni fa dichiarò di aver riportato alla luce i presunti diari di Benito Mussolini – Dell’Utri ha fondato a Milano la Biblioteca di via Senato, un’istituzione attiva ormai dal 1997 che si è affermata nel panorama culturale del capoluogo lombardo con i suoi fondi librari e soprattutto con incontri ed esposizioni. Il Ministero per i Beni culturali non ha voluto approfittare dell’opzione prevista dalla legge a favore dello Stato, prima del perfezionamento della vendita, né analoga possibilità hanno colto gli enti locali interessati (quelli dove l’archivio era conservato): il Comune e la Provincia di Firenze. Troppo caro il prezzo anche per questi. Dagli uffici di via Ginori a Firenze, dove si sorveglia la conservazione del patrimonio librario e archivistico di tutta la regione, si fa rilevare come, in ogni caso, l’acquisto da parte della Biblioteca milanese rappresenti un grande salto di qualità: i documenti di Malaparte lasceranno sì la Toscana, ma nella nuova sede lombarda potranno finalmente essere ordinati e resi facilmente accessibili al pubblico. Finora ricercatori e studiosi avevano dovuto fare i conti con la nota riluttanza dei Rositani a far consultare le carte che, oltretutto, erano conservate senza nessun ordine scientifico. In realtà un’altra possibilità che l’archivio potesse arrivare nella città natale dello scrittore c’era stata. Mesi addietro un imprenditore pratese, rimasto anonimo, era arrivato ad un passo dalla firma del contratto. All’ultimo minuto tutta l’operazione sfumò. Non se ne conoscono i motivi, anche se è verosimile che siano intervenute ulteriori considerazioni di natura economica da parte degli eredi. Prato, insomma, ha perso ancora una volta una grande ed irripetibile occasione culturale. Questa volta, oltretutto, si trattava di uno dei più grandi scrittori e giornalisti del Novecento, l’unico a cui la nostra città ha dato i natali. Forse, nonostante la crisi economica, 700.000 euro Prato li avrebbe potuti trovare.