di Damiano FedeliSiamo alla fine del Trecento. Un pratese di Cavagliano ha un sogno: esportare il formaggio del suo borgo natale ad Avignone. Pare infatti che nella città francese, sede dal 1309 al 1377 del papato, il formaggio prodotto sulla Calvana fosse molto apprezzato. Il problema del mercante pratese è però quello del trasporto: non gli riusciva proprio a conservare bene le sue forme nel lungo viaggio. Ecco allora che scatta il suo piccolo genio: da Cavagliano si fa mandare gli stampi, le forme, e il cacio lo produce poi lì, con il latte francese, non più con quello delle mucche pratesi. «Si può dire che è un caso documentato di ‘falso’, di contraffazione, un problema molto antico», sorride Diana Toccafondi, direttrice dell’Archivio di Stato di Prato. È qui che è conservato il fondo Datini, l’archivio di Francesco di Marco Datini, una fonte di documenti preziosissima per la ricostruzione della storia mercantile europea della seconda metà del Trecento. È qui che si possono trovare storie come quella dello sfortunato esportatore di formaggi e altre mille come questa, straordinario spaccato anche della vita quotidiana.Adesso, questo straordinario patrimonio di documenti si apre a un pubblico sempre più vasto: è infatti stata completata la digitalizzazione dell’archivio: 400mila immagini di documenti contabili, 150mila lettere commerciali e non che, grazie a internet, da questo venerdì 25 sono consultabili e visibili direttamente da tutti in rete, attraverso il sito internet dell’Archivio di Stato (www.archiviodistato.prato.it). «È la conclusione di un progetto durato sette anni», spiega Diana Toccafondi. «Quello che abbiamo ora non è soltanto un archivio fotografico dei documenti, ma per ciascuna lettera, foglio contabile, estratto conto abbiamo tutta una serie di dati sul mittente, l’azienda cui si riferisce, il tipo di merce. E quindi si possono fare infinite ricerche». Dai documenti dell’archivio Datini non si può soltanto tirare fuori una storia economica, ma anche un quadro della società, persino della vita personale. «Emergono le difficoltà dei migranti costretti a partire per città lontane, esperienza ritenuta molto fortificante», spiega la Toccafondi.Per rendere più agevole la consultazione (ovviamente la calligrafia medievale non è immediatamente comprensibile), di oltre 3mila documenti è proposta la trascrizione.Storici, ricercatori, ma anche semplici appassionati, possono quindi consultare facilmente questa straordinaria mole di informazioni. «È uno dei maggiori progetti mondiali nel suo genere, visto lo stato di straordinaria integrità con cui le fortunate circostanze storiche ci hanno tramandato questo archivio». I libri e le lettere dell’archivio provengono da 77 «fondaci», le aziende della rete commerciale di Datini sparse in tutta Europa e non solo: Prato, Pisa, Firenze, Genova, Avignone, Barcellona, Valencia, Maiorca, Bristol, Lisbona, Norimberga, Colonia e persino La Mecca.Il progetto è stato finanziato per circa 880mila euro dal Ministero dei Beni Culturali.. Vi ha partecipato il Cnr ed è stato seguito da Elena Cecchi, con la collaborazione delle ricercatrici Simona Biagianti, Vanessa Castelnovi, Giovanna Giusti e Chiara Marcheschi.«Il materiale è davvero tanto», conclude la direttrice dell’Archivio. «Del resto Datini stesso, pochi anni prima di morire diceva: “Nella mia vecchitudine mi sono ritrovato un così grande fardello di scritture che vi scoppio sotto!”».