Italia
L’Aquila, un anno dopo
Una lunga fila di fiaccole che sembrava non finire mai ha attraversato silenziosa le vie del centro storico di L’Aquila, a un anno esatto dal terremoto che l’ha devastata: erano le 3.32 del 6 aprile 2009. Quattro luci provenienti dai quattro angoli della periferia si sono ritrovate, attorno a mezzanotte, alle porte della zona rossa, per confluire in un unico grande corteo.
Il messaggio del presidente della Repubblica. Poche ore prima, alle 22, nel tendone allestito in piazza Duomo, si era svolta una seduta del Consiglio comunale. In apertura sono stati letti i messaggi inviati al Comune aquilano da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dei presidenti del Senato, Renato Schifani, e del Consiglio, Silvio Berlusconi. Il presidente Napolitano ha ricordato come di fronte a questa tragedia istituzioni e volontariato abbiano saputo unirsi con slancio di solidarietà, lavorando in sinergia a tutti i livelli. Ai tanti volontari, agli operatori della Protezione Civile e ai soccorritori, ha concluso il presidente della Repubblica, va la gratitudine di tutto il Paese e di quanti hanno potuto sperimentare la loro solidarietà e il calore umano. Durante la breve seduta non sono mancati momenti di tensione e contestazione da parte di alcuni cittadini. A loro il sindaco Massimo Cialente ha chiesto di essere equilibrati e di ricordare il motivo per cui ci siamo ritrovati, ovvero, ricordare le vittime di questa tragedia. Il sindaco ha invitato a non dimenticare quanto fatto in questi mesi per far fronte all’emergenza e per creare le condizioni perché tutti potessero rimanere a L’Aquila. Per una vera ricostruzione ha spiegato è, però, necessario ricostruire non solo le mura che ancora attendono, ma anche il tessuto economico della città. Una sfida che non deve essere solo di noi aquilani, ma dell’Italia intera.
La situazione degli sfollati. Secondo gli ultimi dati della Protezione Civile sono ancora 4.315 le persone ospitate nelle strutture alberghiere tra la costa abruzzese (1.850) e L’Aquila (2.455), mentre altre 622 sono ospitate nella scuola sottufficiali della Guardia di Finanza di Coppito. Nei primi giorni dell’emergenza gli sfollati erano oltre 67 mila. La maggioranza delle persone, 27 mila, sta usufruendo del contributo per l’autonoma sistemazione, ovvero la possibilità di provvedere autonomamente ad un nuovo alloggio, contando su un contributo statale che può arrivare fino a 700 euro al mese. Circa 15 mila persone hanno trovato, invece, sistemazione nei 4.449 appartamenti del piano Case, mentre altre 3.535 famiglie occupano i Moduli abitativi provvisori (Map), anche grazie al contributo di donatori. La consegna degli ultimi Map è attesa per le prossime settimane. In attesa ancora di una sistemazione restano, oltre alle persone negli alberghi, anche 1.750 persone, tra coppie e single, con casa inagibile o nella zona rossa.
Luci nel buio. Alla chiusura del Consiglio comunale le migliaia di persone già presenti in piazza Duomo si sono spostate verso la Fontana luminosa, dove erano in arrivo i quattro gruppi con le fiaccole. Si è così costituito un lungo serpentone che ha attraversato alcune tra le vie più significative del centro storico. Un cammino silenzioso senza slogan e simboli, segnato solo da alcuni cartelli in cui si chiedeva giustizia e dalle foto delle vittime portate da amici e familiari. Tra queste anche quelle degli otto giovani morti nel crollo della Casa dello studente in via XX settembre. È lì che si è diretto un piccolo gruppo di persone, fuoriuscito dal corteo principale, prima dell’arrivo in piazza Duomo dove sono stati letti i nomi delle vittime. Alle 3.32, ora esatta del sisma, 308 rintocchi di campana hanno rotto il silenzio: un rintocco per ogni persona rimasta uccisa. Al termine della commemorazione i cittadini si sono diretti verso la basilica di Collemaggio, dove l’arcivescovo di L’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, ha presieduto la celebrazione di suffragio per le vittime.
Per una città nuova. Perché non sperare ha detto mons. Molinari che questa tragedia possa segnare una reale e quasi inevitabile divisione tra un mondo vecchio, deformato dall’egoismo, e un mondo nuovo trasfigurato dall’amore e dalla bellezza? Ce lo chiedono i nostri morti, ce lo chiedono i nostri ragazzi e i nostri giovani (che faranno L’Aquila del domani). Ce lo chiede la nostra coscienza. Ma, soprattutto, la nostra fede!. Anche dalla nostra immensa tragedia ha proseguito il Signore della vita possa far nascere un popolo nuovo, uomini e donne capaci di riconoscere il vero bene di tutti, e gioiosamente appassionati nel costruire una città nuova, L’Aquila del futuro che tutti vogliamo costruire con le nostre mani, il nostro cuore e la nostra mente. Ma soprattutto con la nostra fede e la nostra speranza.
Il messaggio di Benedetto XVI. Prima della conclusione della celebrazione il vescovo ausiliare, mons. Giovanni D’Ercole, ha letto il messaggio inviato dal Papa. Il Santo Padre Benedetto XVI si legge nel testo desidera esprimere alla Chiesa aquilana e alla comunità civile i sentimenti della sua spirituale vicinanza e rinnovare un incoraggiamento per la ricostruzione umana e sociale fondata sulla salda roccia della fede in Cristo risorto e, mentre esorta a custodire sempre il secolare patrimonio religioso e morale del nobile popolo abruzzese, assicura uno speciale ricordo nella preghiera invocando la celeste intercessione della beata vergine Maria e dei Santi patroni. Al termine della funzione i fedeli hanno lasciato la basilica perdendosi per le strade di una città ancora ferita, nelle mura e nell’animo.