Vita Chiesa

Lampada della pace: p. Gambetti a re Abdullah II, «grazie per l’impegno per offrire un rifugio sicuro a milioni di profughi»

Presenti nella basilica superiore di Assisi anche il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Giuseppe Conte, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, e il presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti.

«Sappiamo che lei – ha proseguito p. Gambetti – ha lavorato per la tolleranza e l’unità nel mondo islamico segnato da differenti correnti teologiche ed ha chiarito che essere musulmani significa innanzitutto mettere in pratica quanto è scritto nel Corano: ‘Nessuno ha fede fino a quando non ama per il suo prossimo ciò che ama per se stesso’». «Grazie anche per la proposta di cooperazione contro il male basata sui comandamenti dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo. Grazie per aver cercato fin dal 2007  ‘Una parola comune tra noi e voi’. È quanto hanno promosso di recente Sua Santità Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, sottoscrivendo il documento sulla ‘Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune’», ha sottolineato il custode, che ha poi ringraziato il re di Giordania «per aver sottolineato l’imperativo morale di promuovere e comprendere i valori di pace insiti in tutte le religioni ed aver portato all’attenzione dei rappresentanti delle Nazioni Unite la necessità che tutte le persone di buona volontà, con o senza fede, collaborino per diffondere la convivenza pacifica». «Grazie, infine, per la cura dei siti sacri, musulmani e cristiani», ha concluso p. Gambetti. «Nell’offrire a lei la ‘Lampada della pace’», ha sottolineato, «affidiamo anche il sogno della fraternità universale che, assieme ai nostri illustri ospiti, le chiediamo di promuovere ancora presso le Nazioni Unite».

«Per me la ‘Lampada della pace’ di san Francesco è un simbolo di luce e di pace, che ci guida verso un avvenire migliore per tutti i popoli della terra, indipendentemente dal loro credo, paese e comunità. Tuttavia abbiamo il compito di tenere viva la sua fiamma perché ciò che favorisce la pace globale è il reciproco rispetto e la comprensione», ha affermato re di Giordania, Abdullah II, nel corso della cerimonia. «La pace di questo luogo – ha detto all’inizio del suo intervento – è un motivo in più per ricordare le vittime dell’attacco terroristico alle due moschee in Nuova Zelanda, due settimane fa, e il dolore dei loro familiari. Tali malvagità, ovunque abbiano luogo, addolorano tutti noi», ha proseguito invitando i presenti ad un momento di silenzio «per commemorare quelle vittime e tutti i caduti vittime di odio e violenza».

Re Abdullah II ha voluto ringraziare «tutti i francescani che prestano diligentemente servizio in tutto il mondo» e il card. Bassetti «per l’impegno della Chiesa cattolica al fianco dei musulmani nel dialogo interreligioso». Apprezzamento è stato espresso anche per l’Italia, rappresentata dal premier Conte, «un Paese amico della Giordania e un importante alleato negli sforzi di pace, soprattutto nella mia regione». E dopo aver salutato la cancelliere Merkel, a cui la Lampada è stata consegnata l’anno scorso, il re di Giordania ha sottolineato che «solo unendo i nostri sforzi, l’umanità potrà affrontare le grandi sfide del momento – trovare soluzioni per le gravi crisi globali, proteggere l’ambiente e dare a tutti, in modo particolare ai giovani, speranza e nuove opportunità».

«I popoli del mondo non sono fatti nello stesso modo ma tutti abbiamo le stesse preoccupazioni, le stesse necessità e le stesse speranze». «Per aspirare a un futuro migliore – ha ammonito – bisogna intraprendere una strada comune». Anche «nella lotta contro il terrorismo, l’odio». È importante che «i popoli si conoscano, è necessario un dialogo autentico. Dobbiamo parlarci onestamente, ascoltare attentamente e agire guidati dai valori positivi che condividiamo», ha aggiunto Abdullah II, che ha parlato anche del ruolo delle fedi e della convivenza in Giordania con «una comunità cristiana storica, parte integrante del Medio Oriente da migliaia di anni, essenziale per il futuro della regione». Sulla crisi israelo-palestinese, il re di Giordania ha ribadito che «auspichiamo uno Stato sovrano palestinese, autonomo e indipendente, nei confini del 1967, con Gerusalemme est capitale, e ove si garantisca anche la sicurezza di Israele, come parte integrante della Regione, riconosciuta dai Paesi arabi e musulmani di tutto il mondo».

«Ma oggi – ha aggiunto – è importantissimo agire soprattutto per preservare Gerusalemme, abbiamo un dovere personale nei confronti della sicurezza e del futuro della Città Santa». «Gerusalemme – ha scandito – deve essere città che ci unisce nella pace». Il re di Giordania ha concluso invitando ad «essere uniti» e ad «alimentare insieme il faro della pace per diffondere comprensione e speranza in questo mondo che ne ha estremo bisogno».