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L’altra partita… cancellata da Genny ‘a carogna

L’altra partita, quella le cui immagini sarebbero dovute scorrere sui tabelloni dell’Olimpico durante le fasi più concitate della finale di Coppa Italia: quella che, paradossalmente, nessuno (o quasi) ha raccontato. A Roma, sabato 3 maggio, l’incontro più bello è iniziato alle 18.10 con la finale della II edizione della «Junior Tim Cup – Il Calcio negli oratori» promossa da Centro sportivo italiano, Tim e Lega Serie A riservata agli under 14. Uno spot di sport vero, snobbato però dal mondo del calcio miliardario che, ancora abbagliato dai fuochi dei petardi e dai bicipiti tatuati di Genny ‘a carogna, pare aver dimenticato di come, nello stesso luogo e in un lasso temporale di poche ore, abbiano potuto coesistere due eventi tanto diversi: da una parte l’incredulità di un gruppo di ragazzini nel trovarsi in uno degli stadi più famosi d’Italia per inseguire il proprio sogno a forma sferica, dall’altra una giornata di ordinaria follia, dove il pallone ha smesso di rotolare per lasciare il posto a pistolettate e violenza ultras.

Per dovere di cronaca, a contendersi la coppa sono stati i ragazzi dell’oratorio della Beata Vergine Assunta di Nulvi (Sassari) e quelli dell’oratorio San Giovanni Battista di Cassacco (Udine); a spuntarla sono stati i giovani friuliani con il risultato di 6 a 5 dopo i calci di rigore (2-2). Ma il risultato in sé è stato sicuramente l’aspetto meno importante di questo torneo di calcio a 7: «I ragazzi sono rimasti assolutamente entusiasti di questa esperienza – racconta Lorenzo Seffino, allenatore della squadra friulana -. Abbiamo incontrato squadre di Genova, Napoli, di tutta Italia, e i nostri ragazzi ci hanno messo pochi secondi a intendersi e stringere amicizia. È stato divertentissimo sentire i genovesi provare a parlare in dialetto friulano e viceversa».

Entusiasti e ancora increduli per l’esperienza vissuta anche i ragazzi sardi dell’oratorio Beata Vergine Assunta di Nulvi come racconta l’allenatore Pierpaolo Pilo: «Solo ora si stanno rendendo conto dell’incredibile avventura che hanno vissuto in quei giorni. Scendere in campo all’Olimpico e giocare davanti a oltre 10mila tifosi è stata un’esperienza unica e, probabilmente, irripetibile. Abbiamo fatto giocare tutti i nostri ragazzi perché tutti dovevano vivere questo sogno. Per noi è stata una grandissima vittoria». Usa proprio la parola “vittoria”, ripetuta più volte, l’allenatore dei sardi a testimonianza dello spirito con cui i ragazzi, i tecnici e i genitori, presenti alle partite, hanno vissuto questa avventura, nonostante non siano riusciti a riportare in Sardegna la Coppa. Infatti la prima edizione della “Junior Tim Cup” dello scorso anno se l’aggiudicò l’oratorio San Carlo Borromeo di Cagliari, una squadra della regione dei Quattro Mori. Anche per i vincitori di Cassacco la vittoria in finale passa in secondo piano rispetto ai valori sportivi espressi in campo. “È stata una partita molto combattuta – spiega Seffino – e tutti volevano vincere, ma dopo ogni contrasto ci si dava sempre la mano e si aiutava l’avversario a rialzarsi”. Una sportività che non ha caratterizzato solo l’ultima partita del torneo, ma l’intera manifestazione tanto che le altre 14 squadre presenti per la fase finale all’Olimpico, sabato sera, dopo la premiazione hanno festeggiato in tribuna Tevere le prime due classificate con abbracci e pacche sulle spalle. Ma mentre i ragazzi festeggiavano la chiusura della Junior Tim Cup poco distante, davanti al Ciak Village, volavano proiettili e bastonate fra tifosi: il calcio dei “grandi” stava per fare il suo ingresso allo stadio.  Il calcio dei “grandi”. Dalla stessa tribuna dove poco prima giovani da tutta la Penisola si erano abbracciati, gli stessi, poco dopo, hanno dovuto assistere al surreale pre-partita del match fra Napoli e Fiorentina: fumogeni, fischi, minacce malcelate sul fatto che la partita “non s’avea” da fare. “Abbiamo vissuto quei momenti con grande incredulità e un po’ di apprensione. I ragazzi – racconta Giuseppe Porqueddu, responsabile del comitato calcio del Csi Sassari e accompagnatore del gruppo sardo – non riuscivano a comprendere cosa stesse succedendo e perché la partita non iniziasse. Insieme agli organizzatori e ai genitori abbiamo cercato di distogliere l’attenzione, ma in realtà nei momenti più concitati sono stati gli stessi ragazzi a sdrammatizzare”. “I ragazzi ci sono rimasti un po’ male, ma erano felici soprattutto per la loro vittoria – spiega Claudia Scaravetti, presidente del Csi di Udine che ha ricevuto i vincitori in stazione al ritorno in Friuli -. Purtroppo assistere a fatti di questo genere è stata un’esperienza negativa, ma spero che li educhi a essere tifosi migliori in futuro”. Nel frattempo i piccoli campioni si sono goduti la festa al loro ritorno a Cassacco dove sono stati accolti dalla banda musicale e dalle campane a festa, fatte suonare appositamente dal parroco. Grande accoglienza pure per i giovani calciatori sardi al ritorno a Nulvi dopo questa intensa avventura sportiva ed educativa, ma anche religiosa, come racconta l’allenatore Pilo. “Questa 3 giorni romana è stata per i nostri ragazzi un’esperienza significativa sotto tutti i punti di vista. Il nostro parroco ci ha accompagnati, ci è stato molto vicino e ci ha permesso di vivere intensi momenti di preghiera che hanno cementato tutto il gruppo”.