Toscana

L’altra faccia dell’handicap

DI MARCO CECCHETTI PROIETTILa Chiesa fiorentina intende operare affinchè ragazze e ragazzi, uomini e donne disabili ottengano un pieno riconoscimento come protagonisti della via sociale ed ecclesiale e possano esercitare i propri diritti e doveri come ogni altra persona». È iniziata con queste parole di padre Renato Ghilardi, incaricato regionale della Conferenza episcopale toscana per la pastorale sanitaria, la Giornata diocesana del disabile. L’incontro, tenutosi presso il Centro «Don Gnocchi» di Pozzolatico, patrocinato dal Consiglio regionale e da Memoria Ecclesiae, si è inserito nel quadro della Festa della Toscana 2003, appunto dedicata al tema della disabilità.

«Ma c’è un aspetto – a giudizio di padre Ghilardi – che non viene sufficientemente approfondito nelle iniziative assunte dalle istituzioni, dalle associazioni e nei contributi che sono proposti da quotidiani, riviste di settore, siti internet… Mi riferisco – ha precisato il responsabile regionale della pastorale sanitaria – ai bisogni puramente spirituali delle persone disabili. La Chiesa ha avuto sempre un’attenzione particolare verso il vasto e complesso mondo della sofferenza: attenzione di amore e di carità concretizzatosi nella creazione di opere e istituti di assistenza, attenzione pastorale espressasi nella cura e nell’educazione spirituale, nell’umanizzazione e nell’evangelizzazione, nella catechesi e nella celebrazione dei sacramenti»

«Diritti dei disabili. Quali risposte dalla società e dalla Chiesa?» è stata la domanda alla quale sono stati chiamati a rispondere i relatori.

Padre Giovanni Roncari, docente di Storia della Chiesa, ha fatto un breve excursus sulla concezione di malattia e disabilità all’interno della Bibbia. Nel Vecchio Testamento la malattia non è solo sofferenza fisica, ma coinvolge l’aspetto spirituale, come messaggio negativo di Dio o maledizione, o nel caso di Giobbe prova. È comunque qualcosa da fuggire; mentre segno della Grazia di Dio è la salute. Con la venuta di Cristo, la guarigione, da Lui operata, è segno messianico. La croce può essere un’opportunità, una prova: una opportunità per chi la porta e per chi la incontra nell’altro. La sofferenza dell’uno diventa così un aspetto che coinvolge l’altro, e la comunità cristiana a cui appartiene. Gesù si è identificato proprio con i poveri e i sofferenti; la strada verso Dio passa necessariamente attraverso il prossimo; altri percorsi, ha proseguito Roncari, appartengono più ad altre concezioni che al cristianesimo.

A seguire, le testimonianze significative di don Andrea Faberi della Parrocchia di Santa Maria a Quarto di Bagno a Ripoli e da parte di suor Rita Anselmi del Cottolengo.

È intervenuto anche don Renzo Forconi dell’Opera diocesana assistenza, impegnato da oltre trent’anni nei riguardi della disabilità intellettiva in una «lotta» costante contro scarse sensibilità e difficoltà oggettive. I Centri di Diacceto e di Villa San Luigi, nati nei primi anni settanta, sono oggi preziosi luoghi di recupero per queste persone, sotto ogni punto di vista. «La presenza del disabile intellettivo è – a giudizio di don Forconi – una realtà non trascurabile: nella sola Firenze abbiamo il 2% della popolazione, circa 10 mila persone. Di queste la situazione degli adulti si trova in uno stato di vera e propria emarginazione. Tale aspetto è accompagnato da una nuova emergenza: riuscire a continuare a dare servizi a costi contenuti».

Monsignor Angelo Bazzarri, presidente della fondazione Don Gnocchi, nel corso di un incisivo intervento, ha affrontato il tema del dolore, sulla necessità di lenirlo, ma anche sulla universalità di questa presenza, insieme alla morte, nella vita di ogni uomo. Ha così toccato il tema più «duro» per tutto il genere umano: il dolore innocente, quello soprattutto dei bambini, il quale si inserisce intimamente su quello del Cristo sofferente, tema questo caro a Don Gnocchi.

Hanno concluso l’incontro a nome della Regione, della Provincia e del Comune di Firenze, rispettivamente, Angelo Passaleva, Davide Filippelli e Graziano Cioni. È così emersa la preoccupazione per la mancanza di risorse adeguate e la necessità di rendere veramente effettivi i diritti dei disabili, in un’ottica di solidarietà che va al di là della logica individualistica del profitto. L’obiettivo prioritario è quindi la piena integrazione sociale del disabile, senza preclusioni o falsi pietismi, ma, come ha detto Bazzarri, è necessario un cambiamento di mentalità e cultura affinchè l’integrazione diventi comunione; l’assistenza diventi accoglienza.

Disabili, l’impegno oltre la «Festa»