“Il codice di laicità previsto dal presidente della Repubblica potrà contribuire a ricordare utilmente i principi e le regole che ci governano in questo ambito. Ma dovrà, nel contempo, sottolineare che la laicità è, in primo luogo, un’arte del vivere insieme arricchita dall’esperienza e dalla pratica”. E’ un’apertura di credito verso il Capo dello Stato francese quella di mons. Jean-Pierre Ricard, presidente della Conferenza dei vescovi di Francia (Cef), in seguito al discorso di Jacques Chirac sul rispetto del principio di laicità nella Repubblica”. “Ci sembra molto positivo afferma mons. Ricard in una dichiarazione diffusa oggi che le condizione del vivere insieme siano chiarite. Lo Stato è laico e questa neutralità è uno dei fondamenti della democrazia moderna e si accompagna ad una vigilanza per assicurare la libertà di coscienza ed il libero esercizio dei culti”. Secondo il Presidente della Cef, la vigilanza “implica anche la dimensione istituzionale e sociale delle religioni nella società”. E’ compito, infatti, dello Stato “assicurare lo stesso rispetto e considerazione a tutte le grandi famiglie religiose” tenendo conto della “loro diversità storica, della diversa concezione che hanno di Dio, dell’uomo e della donna”. Circa la questione dei simboli religiosi, (croci, stella di David, mani di Fatima ) più o meno appariscenti o ostentati, da regolare con una legge, mons. Ricard ritiene che “questa non sia la soluzione a tutti i problemi. Una legge infatti – non esonera da un discernimento tra ostensibile’ e discreto'”. Al contrario, conclude, “l’educazione, la pedagogia e l’affermazione di un progetto di società comune ci sembrano di primaria importanza”. Sir