Mondo
«L’Africa sta morendo non stiamo a guardare»
Il presidente della Camera, da Palazzo Vecchio, guarda all'Africa. Lo fa dal Salone dei Cinquecento inaugurando il nuovo anno dell'Accademia dei Ponti. Casini approfitta del primo momento della sua intensa giornata fiorentina, proseguita poi in Consiglio regionale, per chiedere ai giovani «di conservare la capacità di indignarsi: indignarsi di fronte a situazioni per la quali c'è ancora nel mondo chi muore di fame. Oggi c'è poca indignazione, forse salvo per qualche vicenda politica. E quasi sempre in questo caso si tratta di false indignazioni».
«Luci di speranza per l’Africa: la sfida della democrazia e il ruolo dell’Italia» è stato il tema scelto dall’Accademia dei Ponti (organizzazione fiorentina dell’Opus Dei) per l’inaugurazione del proprio anno accademico e della nuova sede di via Trieste, che offre agli studenti sale di studio, biblioteche, sale computer, attrezzature oltre ad un servizio tutoriale.
All’inaugurazione, ospitata nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, è intervenuto con una propria relazione il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, e con lui il rappresentante personale del presidente del Consiglio per l’Africa, Alberto Michelini.
La scelta del tema deriva dalla particolare attenzione del fondatore dell’Opus Dei, Josemaria Escrivà, per la crescita delle popolazioni africane, che si è concretizzata nella realizzazione di alcune opere sociali nel continente africano.
Il presidente della Camera, da Palazzo Vecchio, guarda all’Africa. Lo fa dal Salone dei Cinquecento inaugurando il nuovo anno dell’Accademia dei Ponti.
Casini approfitta del primo momento della sua intensa giornata fiorentina, proseguita poi in Consiglio regionale, per chiedere ai giovani «di conservare la capacità di indignarsi: indignarsi di fronte a situazioni per la quali c’è ancora nel mondo chi muore di fame. Oggi c’è poca indignazione, forse salvo per qualche vicenda politica. E quasi sempre in questo caso si tratta di false indignazioni».
Il presidente della Camera, riferendosi ai processi di democratizzazione dei Paesi africani chiede che la politica si impegni di più per avvicinare il Nord al Sud del mondo: «Il divario è troppo ampio per non scandalizzare la coscienza di ogni uomo giusto. La politica è ondivaga su alcune emergenze, ci sono picchi di attenzione, ma poi tutto sembra sciogliersi. Eppure, insieme alla fame, le epidemie stanno falcidiando il continente africano. Il diritto alla vita e le prospettive di sviluppo sono strettamente connesse alla lotta delle malattie. L’Africa sta morendo e non ci possiamo rassegnare a vederla morire».
«Siamo convinti che sia possibile battere il terrorismo se non si batte anche, alla radice, il grande tema della disuguaglianza nel mondo si domanda il presidente della Camera allargando l’orizzonte dei problemi ? Certo non è solo la disuguaglianza a determinare il terrorismo, ma questa è una condizione che rende fertile l’azione di una semina a favore dei terroristi. I venti di guerra che stanno soffiando spiega Casini rischiano di provocare ripercussioni negative sul rapporto con il mondo arabo e musulmano e possono trascinare nuovamente il problema della fame, della lotta alla povertà in uno spazio angusto e senza futuro».
Ma la guerra, secondo il presidente della Camera, potrebbe avere effetti negativi anche sull’Occidente: «Potrebbe aggravare le difficoltà economiche delle grandi potenze sviluppate inducendole a perseverare in una visione della nuova realtà globalizzata che lascia ai margini del circuito della produzione della ricchezza le democrazie deboli. Ecco perché noi spiega Casini dobbiamo ancora oggi cercare di evitare questo rischio e comunque di mantenerlo entro il quadro di riferimento dell’Onu».
Il presidente accenna anche alla giornata parlamentare italo-africana da lui organizzata lo scorso maggio, per avviare una cooperazione il cui obiettivo è una maggiore democratizzazione dei sistemi politici di quel continente. «L’Africa dice ha bisogno di sistemi democratici più forti e autorevoli, in grado di affrontare le sfide terribili del sottosviluppo, ma anche di dare coesione ad un tessuto sociale disomogeneo, caratterizzato da forti differenziazioni etniche e religiose».