Arezzo - Cortona - Sansepolcro

«L’acqua sia bene comune». La sfida del Referendum.

Due si per l’acqua bene comune». Sta tutto racchiuso in questo slogan il senso del referendum sulla gestione del servizio idrico in programma domenica 12 e lunedì 13 giugno. Una campagna che ha proprio ad Arezzo una delle capitali simboliche. La provincia aretina è stata, infatti, tra le prime a sperimentare, dal 1999, il modello della gestione pubblico-privata del servizio idrico; da qui è partita la battaglia per contrastare questo tipo di impostazione; ad Arezzo sono state raccolte oltre 20mila firme per sostenere il referendum e sempre qui si potrebbero registrare i più grandi mutamenti nella gestione del servizio idrico, nel caso di una vittoria dei «sì».«Tutti possiamo tranquillamente convenire sul fatto che l’acqua è un bene comune», spiega Lucio Beloni, presidente del comitato «Due sì per l’acqua bene comune». «Forse è il “bene comune” per antonomasia. Per questo esige una gestione comunitaria, orientata alla partecipazione di tutti e non determinata dalla logica del profitto. E poiché senza acqua non vi è vita, il diritto di accesso all’acqua deve essere garantito anche sul piano normativo, mettendo quindi in discussione quelle leggi che ritengono che l’acqua sia uguale ad un qualsiasi altro bene economico.Per tutti i cittadini, è molto importante partecipare attivamente al dibattito legato ai referendum sulla gestione dell’acqua, che mirano a salvaguardarla come bene comune e diritto universale, evitando che diventi una merce privata o privatizzabile».Due i quesiti referendari che saranno proposti e che, nel caso di una loro approvazione potrebbero avere una ricaduta diretta nella situazione aretina.Con il primo i proponenti chiedono ai cittadini di esprimersi per abrogare la legge che obbliga la privatizzazione dei servizi idrici. «Votando “sì” – spiega Beloni – potremo fermare ed anzi invertire i processi di privatizzazione finora attuati. Se tale quesito sarà approvato dalla maggioranza dei cittadini l’effetto pratico ad Arezzo sarà quello di attivare il processo della ri-pubblicizzazione. La città di Arezzo è stata la prima a sperimentare, circa 11 anni fa, la privatizzazione dell’acqua (attualmente gestita dalla francese Suez) con la negativa conseguenza di avere le tariffe fra le più alte d’Italia e gli investimenti fra i più bassi». Con il secondo quesito i proponenti chiedono ai cittadini di esprimersi per cancellare il profitto dei gestori privati che viene caricato in bolletta. «Se tale quesito dovesse avere la maggioranza dei consensi, ad Arezzo l’effetto pratico sarà quello della diminuzione del 20% delle tariffe delle bollette dell’acqua. La Corte Costituzionale, ammettendo tale quesito, ha specificato chiaramente che l’azzeramento dei profitti del gestore non determinerà alcuna diminuzione degli investimenti nel servizio ma solo la chiusura in pareggio dei bilanci; che è peraltro l’effetto esplicitamente voluto dai proponenti.Come si può ben vedere non si tratta quindi solo di grandi principi e ideali, ma anche di effetti molto pratici e immediati nella vita quotidiana delle famiglie e delle imprese».Un referendum, quindi, che chiama in causa prima di tutto gli aretini.«Facciamo appello a tutti i cittadini sensibili (che sappiamo essere in tanti soprattutto qui ad Arezzo visto anche il record delle firme raccolte) affinché sensibilizzino a loro volta altri cittadini rompendo così il muro del silenzio che gran parte dei mezzi di informazione sta attuando sui referendum».di Lorenzo Canali