di Marco LapiPreferenze sì, preferenze no. La polemica sale di tono, se ne occupa anche «La Nazione» citandoci a più riprese tra i paladini in loro difesa, ma intanto la tentazione alternativa continua a farsi strada. Del resto, abbiamo o non abbiamo la vocazione di colonia culturale degli Usa? E allora ben vengano le primarie, come s’usa tra Democratici e Repubblicani, in un sistema che però, ahinoi, è non solo bipolare ma anche, di fatto, bipartitico. Da noi, invece, quanto a partiti c’è ancora l’imbarazzo della scelta, e per alcuni soprattutto se dovessero votare solo gli iscritti, e non anche i simpatizzanti le locali convention preelettorali, anche se introdotte da musica e majorettes, finirebbero inevitabilmente per trasformarsi in una sorta di riunione di condominio. Perché, allora, non optare per un altro sistema di scelta, sicuramente più popolare e coinvolgente? Case del popolo e circoli ricreativi di varia estrazione potrebbero organizzare, per i loro partiti di riferimento, grandi tornei di briscola e tressette per stabilire gli ordini delle liste. Qualche settore del centrodestra (ma certamente anche dell’Ulivo) potrebbe, è vero, storcere il naso proponendo di giocarseli al circolo del bridge, ma vuoi mettere! Qualcun altro, invece, obietterà moralisticamente che la briscola non è molto adatta perché, con tutte le informazioni, i segni e gli ammiccamenti che ci si possono scambiare, potrebbero rispuntar fuori messaggi e profferte di sapore clientelistico. Ma sul tressette, noto in Toscana anche come ventuno, ben pochi avranno da ridire. Le regole, infatti, sono rigide e consentono solo tre o quattro termini al primo di mano. Per i più furbi, non è però detto che i quattro semi non possano cambiare di significato. Potranno così bussare a seggi, strisciare favori, volare denari e, male che vada, puntare a ripicche. Nella speranza che agli stilli, o carichi, seguano le cariche. E optando per il gioco con l’accusa. Da indirizzare, naturalmente, all’avversario di turno.