La pioggia ha accompagnato l’arcivescovo Riccardo Fontana nella seconda tappa del suo «viaggio» con cui inizia il suo ministero episcopale nella Chiesa che gli ha affidato Benedetto XVI. Dopo Arezzo, è stata la volta di Cortona che ha abbracciato Fontana domenica 20 settembre. Se la settimana precedente nel capoluogo il tempo era stato clemente, nella città etrusca che per sette secoli è stata sede vescovile, non è andata allo stesso modo. E il programma di benvenuto messo a punto nella ex diocesi è stato modificato in corso d’opera. Nessuna camminata fra le vie del centro. Niente saluto con il sindaco Andrea Vignini in piazza. Tutto si è svolto al coperto, con l’arcivescovo costretto a spostarsi con auto e ombrelli.«Ma anche con la pioggia, questa giornata è altrettanto bella», ha tenuto a ribadire monsignor Giancarlo Rapaccini, coordinatore per la pastorale a Cortona, nel messaggio con cui ha accolto Fontana nella concattedrale. Parole ricambiate dal presule durante l’omelia quando ha definito Cortona uno «scrigno di Rinascimento e del bello» citando le opere d’arte e i maestri che qui affondando le loro radici (a partire da Luca Signorelli) e «mirabile territorio segnato dal mirabile carisma francescano e patria di santa Margherita». A fare gli onori di casa nella principale chiesa della città don Ottorino Capannini, parroco della Concattedrale.Nei suoi interventi cortonesi Fontana si è soffermato su più temi. Uno è stato quello delle delle divisioni che percorrono il presente. Sia in politica, sia nella Chiesa. Nella sala del consiglio comunale, l’arcivescovo ha spiegato come «la cosa pubblica appartenga a tutti». «Nessuno se ne può appropriare», ha detto di fronte al sindaco Andrea Vignini e ai cittadini che affollavano il municipio. Da qui l’invito al confronto. «Pare che oggi non si riesca più a pensare senza ricorrere alla contrapposizione: chi ha opinioni diverse spesso diventa il nemico. Va superata una logica del genere. E questa città sia scuola di dialogo per tutti». Immediata la risposta del primo cittadino: «La sfida di oggi è quella di costruire ponti». Poi l’abbraccio ideale a Fontana: «Sono sicuro che già da oggi sarà un fedele amico di Cortona».Anche nella Messa del pomeriggio l’arcivescovo è tornato sulla questione dello «spirito di contesa» prendendo spunto dalle letture. Stavolta nella comunità ecclesiale. «Siamo chiamati ad essere nel nostro territorio strumento di comunione fra le persone e le loro appartenenze», ha detto dal pulpito. E ha aggiunto: «Già all’interno della nostra Chiesa dovremmo fare attenzione perché non prevalgano i particolarismi e non ci dividiamo, anziché unirci tra di noi, solidali nel Signore». Anzi, il fatto che la diocesi di oggi sia figlia dell’unificazione fra le antiche Chiese di Arezzo, Cortona e Sansepolcro è «un dono e una ricchezza che va messa al servizio del bene comune».Altro tema affrontato è stato quello della Parola. «La Scrittura ha sottolineato sempre durante la Messa nella Concattedrale che illumina la nostra esperienza di Chiesa e la motiva, ci fa arricchire con ulteriori motivazioni il senso della vita, il destino dell’uomo» per trovare «dove sia la vera gioia». Poi il tema della carità declinata come impegno. «Costruire la società nella giustizia e nella pace anche per noi cristiani significa esprimere piena ed efficace solidarietà al mondo del lavoro e sollecitudine concreta verso quelle famiglie che sono provate dalla crisi in atto».Nella Concattedrale l’arcivescovo era stato accolto dai sacerdoti della zona. Dopo aver baciato la croce, l’inizio della celebrazione. Affollate le navate. In prima fila anche gli scout che Fontana ha citato più volte nelle sue parole. Prima della benedizione finale, l’arcivescovo ha ricevuto in dono una riproduzione della celebre Annunciazione del Beato Angelico custodita nel museo diocesano di Cortona. «Consegnamo a lei queste ricchezze aveva detto monsignor Rapaccini nel saluto perché diventino patrimonio dell’intera diocesi».Prima di entrare nel cuore storico della città, Fontana si è fermato a Camucia, nella parrocchia di Cristo Re. A dargli il benvenuto il parroco don Benito Chiarabolli. «Sarà il vostro compagno di viaggio», ha annunciato l’arcivescovo di fronte ai fedeli raccolti in chiesa per salutare Fontana nella sua prima sosta nel territorio cortonese. Il presule ha ricordato alla comunità i tre pilastri su cui si regge la Chiesa (accennando di fatto ai fili conduttori che avrebbe approfondito a Cortona): la Parola di Dio, la liturgia e la carità. E proprio su quell’ultimo punto ha voluto chiarire quale sia il ruolo della Caritas diocesana: «Non è un’associazione, ma l’espressione della carità della Chiesa locale. E vorrei che in ogni comunità fosse presente una Caritas parrocchiale che sia in stretto coordinamento con la Caritas diocesana».di Giacomo Gambassi