Cultura & Società
L’abbagliante rinascita della Croce d’Ognissanti
di Rossella Tarchi
Sarà ricollocata il prossimo 6 novembre nella chiesa di Ognissanti a Firenze la monumentale Croce che Giotto dipinse per questa antica chiesa fiorentina, un tempo appartenente all’ordine degli Umiliati, e per la quale il grande artista aveva eseguito anche la celebre Maestà, oggi agli Uffizi, e la piccola tavola con la Dormitio Virginis, attualmente a Berlino.
Antologia della storia dell’arte e dell’architettura fiorentina, la chiesa di Ognissanti contiene al suo interno opere di grandi artisti: Taddeo Gaddi, Botticelli, Ghirlandaio, Santi di Tito, Giovanni da San Giovanni. Il ritorno della Croce di Giotto assume un valore particolare: non solo restituisce al pubblico un’opera di eccellenza, ma viene a ricomporre l’antico patrimonio di questa chiesa costruita tra la seconda e la terza cerchia di mura urbane alla metà del Duecento e trasformata più volte con la costruzione dei chiostri, l’ingrandimento della navata, la realizzazione degli altari ad edicola, fino al rifacimento della facciata ad opera di Matteo Nigetti, nel 1635-1637, e alla realizzazione, nel 1770, di un controsoffitto decorato con una prospettiva illusionistica.
In collaborazione con le Soprintendenze competenti la nuova collocazione della Croce di Giotto è stata individuata nella cappella rialzata del transetto sinistro che presenta ancora le volte gotiche dell’antica costruzione e consente una corretta visuale dal basso, come quando la Croce era originariamente collocata sul tramezzo della chiesa. Perché, da quando nel XVI secolo i dettami della Controriforma obbligarono ad abbattere l’iconostasi delle chiese, la Croce ha cambiato varie volte collocazione all’interno della chiesa di Ognissanti, fino ad arrivare, dopo la grande mostra giottesca del 1937, ad essere addirittura relegata in sagrestia, divenendo quindi invisibile ai più.
Il ritorno della monumentale Croce (4,67×3,60 metri e circa quattro quintali e mezzo di peso) al pubblico godimento è stato reso possibile dopo un lungo e delicato restauro ad opera dell’Opificio delle Pietre Dure, diretto da Isabella Lapi Ballerini, che è stato compiuto a partire dal 2002 dal Settore di restauro dei Dipinti mobili, con il contributo di Arteria s.r.l. In occasione della ricollocazione del 6 novembre, sarà pubblicato un volume dedicato allo studio ed alla presentazione dell’intervento di restauro dal titolo L’officina di Giotto. Il restauro della Croce di Ognissanti, a cura di Marco Ciatti, 28° volume della collana «Problemi di conservazione e restauro», edita da Edifir-Edizioni Firenze.
Il dipinto fu realizzato secondo i criteri in voga nella pittura fiorentina del tempo (gli studiosi indicano al 1310-1315 il periodo della sua esecuzione): su un solido supporto di legno di pioppo venivano stesi complessi strati preparatori composti da uno strato di tela di lino, da due strati di gesso e colla, per poi incominciare con la pittura vera e propria del soggetto utilizzando tempera ad uovo, dorature a guazzo e a missione. Particolarità di Giotto l’inserimento di vetri decorati nell’aureola. Il Cristo è raffigurato secondo il tipo iconografico del Christus patiens (volto reclinato, morente), che si era affermato nel Duecento con Giunta Pisano e Cimabue, ma che subisce, nelle mani di Giotto una totale umanizzazione della figura, già sperimentata nella Croce giovanile di S. Maria Novella (1285-1290 ca.).
Nei terminali dei bracci, quadrilobati, sono raffigurati ai lati la Madonna e S. Giovanni, in alto il Redentore benedicente, mentre in basso è andato perduto il piede trapezoidale che costituiva il necessario appoggio dell’opera e che verosimilmente raffigurava, secondo l’invenzione del Maestro, il Golgota con il teschio d’Adamo.
Il progetto di restauro si è basato sia sulle precedenti esperienze compiute sulle tavole di Giotto (La Madonna di San Giorgio alla Costa di Giotto e la Croce di Santa Maria Novella), che su nuove indagini diagnostiche conoscitive, che sono servite a comprendere la tecnica artistica di realizzazione e lo stato di conservazione dell’opera. Sono state eseguite indagini con radiografie, infrarossi, fluorescenze, al fine di evitare il più possibile indagini chimiche che prevedono micro-campioni da analizzare.
Il complesso restauro ha riguardato il risanamento del supporto ligneo, che presentava pericolose fratture, e della superficie pittorica la cui policromia era pesantemente alterata da secoli di esposizione al fumo delle candele, ma anche dall’inquinamento atmosferico moderno. La ripulitura ha fatto riemergere l’eccezionalità pittorica della Croce: una morbidezza e vivacità cromatica di qualità assoluta. Ha inoltre evidenziato una serie di particolari iconografici di incredibile drammaticità: il volto della Vergine che è ritratto con i lineamenti sofferenti di una donna ormai anziana, con piccole rughe che ne accentuano il dolore; il rosa del manto di S. Giovanni; la fisicità prorompente del Cristo, concepito come una scultura, dal ventre prominente, i muscoli del torace ben leggibili, un corpo vero che mostra i colori della morte. La Croce di Ognissanti si anima così di pathos e tensione emotiva incredibile. L’immagine riflettografica infine ha permesso di capire come Giotto disegnava e preparava la pittura: non un semplice abbozzo, ma un disegno curato nel dettaglio, con i chiaroscuri, le ombre.