Vita Chiesa

L’abate Vittorino Aldinucci un padre dell’ecumenismo

Si sono svolti il 25 marzo, a Londra, i funerali di padre Vittorino Aldinucci, per molti anni abate del monastero olivetano di San Miniato, a Firenze, dove dette vita a un importante movimento ecumenico. Nei prossimi giorni sarà portato a Firenze, per una Messa, e quindi sarà sepolto a Monte Oliveto Maggiore, casa madre dell’ordine olivetano. Al pastore Piero Bensi, che con lui dette vita a molte iniziative ecumeniche di preghiera e dialogo, abbiamo chiesto un ricordo.

di Piero BensiPastore della Chiesa BattistaLa nostra vita è un vita di relazione con gli altri e quando qualcuno di questi «altri» ci lascia, proviamo sempre un vuoto dentro di noi. Anche se la relazione non era molto stretta, l’importante era sapere che l’amico era presente in un determinato luogo, raggiungibile con una telefonata in qualunque momento. Così è stata per me la relazione e l’amicizia con l’Abate Vittorino Aldinucci.

Ci siamo conosciuti agli inizi degli anni ’60 quando ebbe inizio anche a Firenze la «giornata mondiale della pace» (il 1° gennaio). Nel ’68 ci fu nella nostra chiesa battista di Borgo Ognissanti, (dove ero pastore) una grande manifestazione per l’uccisione di Martin Luther King. Prevedevo una notevole presenza di cattolici (come infatti avvenne) e così pensai d’invitare p. Aldinucci a portarci un messaggio, che fu molto bello, sobrio, ma ricco di spunti originali. Al termine della riunione, ringraziando padre Aldinucci dissi: «Se i miei predecessori potessero assistere a questa scena, si rivolterebbero nella tomba. Grazie a Dio i tempi cambiano ed anche gli uomini!» Una frase che p. Aldinucci ripeteva spesso, scherzando, nei nostri incontri ecumenici.

Una decina di anni dopo una signorina della nostra chiesa, molto fervente, e un ufficiale dell’aeronautica, cattolico, decisero di sposarsi. Erano incerti su «dove» celebrare le nozze. Vennero da me ed io spiegai loro la differenza fra il rito cattolico e quello protestante. Quindi il fidanzato, correttamente, disse che voleva parlare anche con un sacerdote cattolico. Suggerii p. Aldinucci, il quale al termine del colloquio chiese: «Chi di voi due è maggiormente impegnato nella vita della propria chiesa?» Senza esitare l’ufficiale rispose: « Non c’è dubbio: la mia fidanzata !». «Allora – concluse p. Aldinucci – è giusto che il matrimonio si celebri nella chiesa battista». Quando seppi di questa posizione così aperta, non potei fare a meno d’invitare l’amico Aldinucci a predicare la Parola di Dio durante la cerimonia.

A parte queste noterelle personali, la figura di padre Aldinucci verrà ricordata a Firenze per l’inizio del lavoro ecumenico. Ne avevamo discusso a lungo nelle visite che gli facevo all’Abbazia di S. Miniato. Eravamo entrambi un po’ incerti. Poi un giorno, di comune accordo, stabilimmo di prendere come base d’accoglienza San Miniato, per avere (una volta al mese per cominciare), un venerdì pomeriggio, uno studio biblico a due voci e libera discussione. Ci ritrovavamo nelle sale al primo piano, ma fìn dall’inizio i locali erano insufficienti. Un successo inaspettato e molto vivace. Ricordo il pomeriggio dedicato al battesimo (su cui i battisti hanno una posizione molto ferma) che mise a dura prova la pazienza di p. Aldinucci, che moderava la discussione seguita agli studi.

Addio Vittorino Aldinucci e grazie per quanto ci hai dato nella tua lunga vita. Ci ritroveremo un giorno nella luce del Signore e chi sa che non ci sia concesso di ricordare insieme con un po’ d’ironia celeste le nostre povere parole umane!