La «visita ad limina» è il pellegrinaggio a questi «ricordi» che i Vescovi di tutto il mondo compiono periodicamente, sin da quando, nel 753, il Papa San Zaccaria istituzionalizzò una consuetudine sorta spontaneamente nel corso dei secoli precedenti. Oggi i presuli giungono a Roma per la «visita ad limina» ogni cinque anni.Dal 20 novembre scorso è la volta dei Vescovi italiani, divisi nelle sedici regioni ecclesiastiche: l’incontro fra i Vescovi della Toscana e Benedetto XVI è in programma dal 16 al 21 aprile prossimi, mentre i fedeli delle chiese diocesane raggiungeranno i loro pastori mercoledì 18 aprile per partecipare all’udienza con il Papa e alla celebrazione eucaristica comune.Nel corso dei secoli, i pontefici hanno più volte cambiato le modalità del pellegrinaggio dei Vescovi alle tombe degli apostoli, ma è rimasta ferma nel tempo la forte valenza simbolica di un atto destinato a esprimere il legame delle chiese diocesane alla sede di Pietro e a rappresentare l’unicità della Chiesa. Inginocchiandosi sulle tombe degli apostoli, al di là di ogni formalismo giuridico o protocollare, i Vescovi compiono un vero pellegrinaggio con il quale si richiamano all’unica fede testimoniata nel martirio di San Pietro e di San Paolo. Le origini di questa consuetudine sono antichissime e si fanno risalire al soggiorno di San Paolo presso San Pietro, descritto nella lettera a Galati, durante il quale i due apostoli fecero il punto sulla diffusione della fede. Nonostante il trascorrere dei secoli, però, il cuore della «visita ad limina» è rimasto l’incontro personale fra il Papa e i Vescovi, durante il quale ciascun presule ha modo descrivere la vita dalla comunità cristiana che gli è affidata e di riferire al pontefice e ai suoi collaboratori sul progresso dell’evangelizzazione, nonché sulle condizioni di vita sociali, politiche, economiche e culturali delle terre in cui compiono la loro missione.Sin dall’inizio del suo pontificato, Benedetto XVI ha mostrato di nutrire grande interesse e molte aspettative dell’incontro con i Vescovi che giungono a Roma da ogni parte del mondo, dedicando larga parte del suo tempo al colloquio personale con ciascuno di loro. «Le visite ad limina, che ci sono sempre state, vengono ora valorizzate molto di più», dichiarò il Papa in un’intervista dell’agosto scorso, alla vigilia del suo viaggio apostolico in Germania, raccontando che dal suo colloquio personale con ciascuno dei vescovi in visita, «in cui appunto centro e periferia si incontrano in uno scambio franco, cresce il corretto rapporto reciproco». E il segno di questa rinnovata attenzione per le Chiesa locali è testimoniato anche dalla corposa documentazione che la Santa Sede ha chiesto a ciascuna diocesi di inviare al Papa e ai diversi dicasteri della Curia romana.Nelle scorse settimane anche la nostra diocesi ha trasmesso al Papa una ricca relazione che, in oltre centotrenta pagine, suddivise in ventitre capitoli, traccia un quadro dettagliato e approfondito della chiesa di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e della realtà sociale aretina attuale, offrendone una descrizione onesta e disincantata, che non nasconde le difficoltà attuali, ma non manca di segnalare le ricche pagine di vita cristiana che ogni giorno si scrivono nelle nostre comunità cristiane. Uno spaccato della Chiesa aretina che adesso riposa sulla scrivania del Papa, pronto ad essere sfogliato, in aprile, da Benedetto XVI, quando il Vescovo, monsignor Gualtiero Bassetti, gli siederà accanto e lo accompagnerà in un viaggio ideale «intra Tevero e Arno».di Massimo Rossi