Toscana

La vicenda di Malika, cacciata di casa perché omosessuale: il direttore di Toscana Oggi risponde ai lettori

La nostra lettrice ci interroga su un tema di stretta attualità che Malika, la giovane di Castelfiorentino, ha portato all’attenzione di tutti. E non solo perché lei ha dichiarato la sua omosessualità ma pure per la reazione della famiglia, e in particolare della madre di cui sono stati diffusi i messaggi che indubbiamente colpiscono per la violenza delle parole, delle minacce. Quasi che quella ragazza fosse una nemica e non fosse stata da lei generata. Nella storia ci sono sempre stati padri che hanno avuto un difficile rapporto con i figli, maschi o femmine, più raro ma capita che questo succeda con le madri, perché il legame di una mamma, lo dico da uomo e da padre, è sempre più forte. È però vero che quello che sappiamo della famiglia è ciò che ha raccontato la giovane. Lo stesso sindaco di Castelfiorentino, Alessio Falorni, tra il primo video postato sui social a caldo e uno successivo, dopo l’incontro con i genitori, ha cambiato tono invitando al rispetto per tutti i protagonisti.

Mettiamo da una parte, e per fortuna in molti prima di noi lo hanno già detto, i rapporti interni alla loro casa. Purtroppo ancora una volta da padrone la fanno i social e qualche influencer. Per carità, benissimo se ciò ha permesso alla ragazza di uscire allo scoperto, ma forse dovremmo avere anche un po’ più di fiducia nelle istituzioni, carabinieri e magistratura, e permettere che queste facciano il loro corso. Parliamo del diritto di ciascuno a non essere respinto per i suoi orientamenti sessuali, religiosi o di origine. Sono diritti, tutti e non solo quelli che fanno comodo a qualcuno, che nessuno può disconoscere. Né una madre, né un padre né un fratello, ma neppure il politico di turno. Malika non è la prima persona che si trova in questa situazione e, purtroppo non sarà l’ultima. Ha ragione la signora Fiammetta a ricordare pure le famiglie che pretendono ancor oggi di scegliere il fidanzato della figlia (non lo fanno solo quelle di origine islamica). Non possiamo non ricordare, e lo fa anche la nostra lettrice, le parole che papa Francesco più volte ha pronunciato su questo tema: «Se un figlio rivela la sua omosessualità ai genitori, questi devono pregare, non condannare, dialogare, capire, fare spazio perché si esprima» altrimenti viene meno «la maternità e la paternità». «Quel figlio ha diritto a una famiglia e non a essere cacciato», aggiunse il Pontefice. Ma anche oggi, come quando parlò Francesco, da destra come da sinistra, spuntano solo polemiche e strumentalizzazioni che poco c’entrano con la ragazza o con le parole del Papa. Il ddl Zan, com’è stato spiegato, è ormai un argomento divisivo perché – e la stessa commissione Affari costituzionali avrebbe paventato il rischio – potrebbe portare a un nuovo reato, quello di opinione. In questa stessa pagina c’è un altro intervento su un tema in qualche modo legato a quanto sopra detto. Non so, signora Fiammetta, se le ho risposto. Di certo una cosa sono i diritti delle persone, altra quelli di chi con questi fa battaglie che hanno scopi diversi, magari con l’idea di una famiglia diversa da quella riconosciuta dalla Costituzione.