Lo sguardo al passato è stato voluto nel senso indicato da Papa Francesco nel messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù e cioè invitare le nuove generazioni a non essere disconnesse dalla propria storia, imparando “a far sì che i fatti del passato diventino realtà dinamica, sulla quale riflettere e da cui trarre insegnamento e significato per il nostro presente e futuro”. Dal Duomo il cammino della croce, portata dai giovani di diversi vicariati, si è snodato per le strade del Centro, toccando piazza San Giovanni, piazza della Repubblica, piazza della Signoria, piazza San Firenze ed infine piazza Santa Croce. In questi luoghi significativi sono risuonate le parole di Don Milani e di La Pira che hanno accompagnato vari momenti della Passione di Cristo. È così che, mentre si meditava Gesù che si trova davanti a Pilato, è stato letto un passaggio della lettera che nel 1965 Milani scrisse ai giudici che lo processavano: «Signori giudici, in quanto alla loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo d’amare la legge è d’obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate».Davanti a Palazzo Vecchio, dove è stato ricordato il momento della crocifissione di Gesù, del Re dei Re che contro ogni logica umana sceglie la croce come trono, sono risuonate le parole che Giorgio La Pira, da sindaco, pronunciò in consiglio comunale e che facevano intravedere una visione alta della politica, contraria alla ricerca del tornaconto personale: «Non avete il diritto di dirmi: signor Sindaco non si interessi delle creature senza lavoro (licenziati o disoccupati), senza casa (sfrattati), senza assistenza (vecchi, malati, bambini, ecc.). È il mio dovere fondamentale questo: dovere che non ammette discriminazioni». In Santa Croce, infine, davanti alla basilica che ospita le tombe dei grandi, sono stati ricordati tutti i «piccoli» che muoiono senza sepoltura, dimenticati da tutti, in questo mondo che ancora non ha imboccato quel sentiero di Isaia indicato da La Pira e che chiede di costruire la pace, trasformando le «spade in aratri»: «Unire le città per unire le nazioni, creare un sistema di ponti – scientifici, culturali, sociali, spirituali, economici – che al limite unisca le une alle altre, in modo organico, continente per continente, le città grandi e piccole di tutta la terra. Questa idea semplice potrebbe davvero diventare un tessuto unitivo destinato a fasciare di pace e di progresso le città, le nazioni ed i popoli del mondo intero». Entrati in Santa Croce ha preso la parola l’Arcivescovo Betori che, facendo riferimento al titolo del messaggio del Pontefice per Giornata Mondiale della Gioventù, «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente», ha affermato: «Una delle più grandi cose che Dio ha fatto per noi è quella di metterci nel cuore un’inquietudine che si placa solo quando il nostro cuore riposa in Lui». In tutta la nostra vita, ha aggiunto il Cardinale, dobbiamo essere inquieti, aspirare a qualcosa di grande, non accontentandosi di riposte preconfezionate ed ad a basso prezzo pensate per tacitarci il cuore. Dobbiamo invece cercare qualcosa che non è preconfezionato, come fecero gli apostoli Andrea e Giovanni che, su indicazione di Giovanni Battista, seguirono Gesù, l’Agnello di Dio, e da quel momento la loro vita cambiò.