Opinioni & Commenti

La verità nell’epoca delle notizie false e della comunicazione ideologica

Il Messaggio del Papa per la prossima Giornata delle Comunicazioni sociali fa riferimento, già nel suo titolo, ad alcune esigenze ben precise. Suggerisce anzitutto che dire la verità non è qualcosa d’impossibile: che cioè non bisogna, affatto rassegnarsi a una comunicazione solo ideologica, in cui vero e falso si equivalgono. Individua poi nelle false notizie una delle cause del diffondersi della violenza e dei conflitti. Sembra invitare infine i giornalisti, e con loro tutti gli operatori della comunicazione, a dire la verità, per essere in tal modo operatori di pace. Solo essendo fedeli alla verità, infatti, possiamo essere liberi: come afferma il detto evangelico di Giovanni 8, 32 richiamato anche nel titolo del Messaggio.

Oggi tuttavia dire la verità è più complicato che nel passato. Ben lo sanno i giornalisti. Ben lo sappiamo anche noi, che abbiamo visto accrescere il nostro potere comunicativo grazie all’uso, per esempio, di Internet e dei social network. Oggi viviamo infatti in un’epoca in cui l’overdose di informazioni, la difficoltà della loro verifica, la rapidità del diffondersi delle notizie, favoriscono il proliferare delle cosiddette fake news: notizie false ma verosimiglianti. Ma ciò non significa che chiunque assecondi questi processi sia sgravato da ogni responsabilità. Al contrario. Se non controlla adeguatamente le fonti, se si riduce a megafono alle tesi di una parte, se confonde la verità con l’opinione non fa bene il proprio mestiere. E di ciò vede assumersi le conseguenze.

Il titolo del Messaggio del Papa dice che accondiscendere a questi processi non è bene. Si tratta di un richiamo etico, che fa riferimento a quelli che sono gli scopi veri e la funzione propria del comunicare umano. Il comunicare serve all’incontro. L’incontro si ha fra le persone e riguarda, spesso, il loro accordo sulle cose. L’incontro non accade se sulle cose non si dice il vero. Dire la verità è possibile, anche nell’epoca delle fake news. Ma ad alcune condizioni. Anzitutto, come dicevo, non bisogna confondere verità e opinione.

Tutti abbiamo delle opinioni, e siamo legittimamente autorizzati a esprimerle, ma solo alcuni hanno le competenze per fare un discorso che sia davvero valido. Non è la stessa cosa la mia opinione su una malattia, basata magari su qualche ricerca in Internet, rispetto a ciò che in proposito afferma un medico. Soprattutto, però, dire la verità è possibile se lo consideriamo un compito, un compito da perseguire: indipendentemente dalle difficoltà e dalla confusione che possono proliferare nella nostra epoca. È possibile in altre parole vedere le cose per come sono, verificarle e accordarci su di esse. Solo così si possono evitare i conflitti: che sono per lo più conflitti fra opinioni spesso infondate, o fra posizioni ideologiche.

Insomma: un giornalismo che opera per la pace è un giornalismo che cerca, sempre e comunque, di dire la verità. Esso è libero e liberante: in controtendenza con ciò che si verifica in molte parti del mondo. Questo ci ricorda il messaggio del Papa. Questo il Papa ci dice che è possibile.