Vita Chiesa

La verità ci libera (se la riconosciamo)

«Io sono la Verità» (Gv 14,6), «Se rimanete fedeli alla mia parola sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8, 31-32). La verità è, ma non ci libera, se non è da noi conosciuta, cioè se non ne facciamo esperienza, se non diventa un nostro patrimonio interiore e personale.

Ma da che cosa ci fa liberi? «Liberaci dal male», ci ha insegnato a pregare Gesù (Mt 6,13), come per qualcosa di necessario, di indispensabile, da chiedere al sorgere e al calare di ogni giorno. Liberi dunque dal male che è la negazione della verità, liberi dal dominio di colui che è stato «omicida fin dal principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. E quando dice il falso parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna» (Gv 8,44-47). Liberi da ogni soggezione verso colui che irretisce il cuore e la mente, attraverso lunghe discussioni che procedono da mezze verità.

Il Vangelo risolve in modo semplice e definitivo ogni filosofica disquisizione sulla libertà, e la pone come direttamente proporzionale alla verità, ed inversamente proporzionale al peccato: «Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato … Se il Figlio vi farà liberi sarete liberi davvero» (Gv 8, 34.36). Il peccato fin dalle origini procede dalla menzogna: la nostra schiavitù psicologica e spirituale, personale e sociale, trova il suo terreno fertile nella confusione, là dove non è più individuabile la «Verità», ma coesistono e si contrappongono molteplici mezze-verità, tutte vere ma solo in parte, perché dipendenti dal punto di vista.

Tuttavia non possono esistere delle verità parziali, perché la verità o è, o non è, e il suo raggio visivo è di 360 gradi, non dipende dal punto di osservazione. Ciò che non è del tutto vero, è già di per sé falso, cioè menzogna. E la menzogna sempre procede dal maligno: è la sua arma preferita, quella attarverso la quale egli muove alla conquista del mondo e delle menti umane. E’ stato così fin dal principio: nel primo incontro con l’uomo e la donna satana usa una strategia che non ha poi mai più abbandonato: quella appunto delle mezze-verità: egli non dice una cosa apertamente falsa, perché a questa la rettitudine umana si ribella, ma afferma una cosa solo parzialmente vera, appellandosi alla verità. Questa confusione induce Eva ad entrare in dialogo con il tentatore, a rettificare, ad esaminarne attentamente i contenuti. Ma discutendo sulla menzogna si perde il criterio della verità, si perde la propria libertà. I Maestri spirituali ci insegnano infatti a fuggire ogni dibattito con la tentazione, a non entrare in confronto con essa.

In un epoca in cui tutto è relativo al soggetto, in un clima culturale in cui ci vantiamo di non avere radici, in un contesto sociale in cui ogni morale è vissuta come provvisoria, non si può che tristemente constatare con Marcello Pera che «il vero non esiste più, la missione del vero è considerata fondamentalismo, e la stessa affermazione del vero fa paura o solleva timori». Ed è per questo eutanasia della verità, che anche noi cristiani abbiamo permesso, che oggi dobbiamo seriamente temere per la nostra libertà.a cura delle Clarisse di San Casciano Val di Pesa