In un mondo che cambia in fretta, dominato sempre di più da falsi valori, l’inverno della fede sembra inevitabile. Era cominciata così, con questa preoccupazione, la visita pastorale dell’arcivescovo nella Valdiserchio circa due mesi fa. Allora, in occasione dell’apertura a Rigoli, furono in molti a denunciare le tracce di pessimismo e rassegnazione avvertite dalle comunità parrocchiali del territorio. La visita si è chiusa domenica scorsa con l’ultimo appuntamento all’interno del monastero delle suore benedettine ad Arena e forse quella percezione, così negativa, non è cambiata del tutto. «Sicuramente molti residenti nella vallle del Serchio – ha riconosciuto lo stesso Alessandro Plotti – non si sono neanche accorti della visita pastorale, impegnati in altre cose oppure orientati verso altri valori. La chiesa non interessa – ha proseguito impietosamente lo stesso Plotti – e allora si percorrono altre vie». E in effetti la situazione con cui oggi dobbiamo fare i conti non è certamente quella evangelica del buon pastore che lascia le novantanove pecore per andare a cercare l’unica che si è allontanata. Oggi le proporzioni rischiano di invertirsi.Certamente però le tante occasioni di confronto e discussione che la visita alla Valdiserchio ha offerto, sia a livello parrocchiale che vicariale, hanno messo maggiormente a fuoco il problema. «Voglio ringraziare il nostro arcivescovo – ha detto il vicario zonale don Tomasz Grzywacs in occasione della solenne concelebrazione di chiusura – per il dono di questa visita pastorale che è stata per noi un tempo di semina, un tempo in cui porre le basi per costruire una nuova vivacità all’interno delle nostre parrocchie». Un ringraziamento, e, al tempo stesso un bilancio, che promette un nuovo corso, una nuova strategia. Quale? Lo ha riassunto Alessandro Plotti durante la lunga omelia. Secondo il nostro arcivescovo i battezzati che si ispirano ancora a sani valori, che fanno sacrifici per mantenere la famiglia, che vivono con onestà e amore verso il prossimo, sono moltissimi. Perchè allora queste persone si sono allontanate dalla comunità cristiana? «Forse perchè – ha detto Plotti ai fedeli riuniti al monastero – hanno avuto un’immagine distorta della propria parrocchia. Forse perchè non si sentono sufficientemente capite, accolte, amate». Un problema dunque di comunicazione: «Meditiamo su come veicolare in maniera più efficace il messaggio cristiano – ha proseguito il nostro arcivescovo – per combattere l’idea sbagliata di una Chiesa dei no, delle proibizioni e delle scomuniche. La Chiesa di Dio è invece quella del perdono, dell’amicizia, dell’accoglienza e della promozione delle persone così come sono. Se passerà il nostro messaggio più autentico allora sono sicuro che passerà anche il Vangelo nel cuore delle tante persone che già oggi sono pronte ad accoglierlo». Si tratta di un vero e proprio appello, una chiamata alle armi dell’impegno missionario e, soprattutto, dell’approfondimento spirituale. L’indicazione è insomma quella di scuoterci dalle paure e dai falsi pudori per mettere in pratica la dimensione missionaria delle comunità parrocchiali. Del resto la nota sugli orientamenti pastorali per il decennio (Conferenza episcopale. Roma, 30 maggio 2004 Domenica di Pentecoste) terminava con un analogo incoraggiamento: «Ce lo chiede il Signore, che, come a Paolo, continua a ripetere a ciascuno: Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere. perché io ho un popolo numeroso in questa città (At 18,9-10)». «Ora che la terra è stata smossa e la semina è fatta – ha detto don Tomacz – dobbiamo impegnarci nel lavoro più faticoso: fare in modo che vi possano nascere i frutti maturi della visita pastorale». Il vicario zonale si riferisce sostanzialmente ai due obiettivi che più di tutti hanno animato gli incontri vicariali: una fattiva collaborazione tra parroci, la tanto dibattuta unità pastorale, e la valorizzazione dei carismi e delle energie dei laici. Di questi temi – lo ha annunciato Alessandro Plotti – si continuerà a parlare tra pochissimi giorni in occasione di un appuntamento che coinvolgerà il consiglio pastorale di vicariato. «Sarà l’occasione – è stato il commento del vicario zonale – per definire meglio i contenuti della nuova strategia e per organizzare in maniera efficiente i molti talenti di cui questo territorio dispone». Da quel momento in poi la visita sarà chiusa anche in via ufficiosa e la palla tornerà alle venti parrocchie ed ai loro fedeli.