Lucca

La vacanza di Giovan Battista Montini a Viareggio, poi entrò in seminario

Paolo VI, a conclusione del Sinodo straordinario sulla famiglia, domenica 19 ottobre 2014, è stato proclamato beato da papa Francesco.Egli fu riservato, timido, signorile nei gesti, fine nelle parole, fu dotato di una profonda erudizione, che lo rese particolarmente sensibile nella lettura dell’uomo e delle sue ansie. A Lucca, la memoria di Papa Paolo VI è certamente legata ai rapporti di amicizia, stima e fiducia che nutrì nei confronti dell’arcivescovo Enrico Bartoletti e del vescovo Filippo Franceschi.Ma i suoi legami con il territorio lucchese risalgono al 1916, a una vacanza di venti giorni che trascorse a Viareggio, ospite di mons. Giuseppe Guidi, priore di San Paolino. Il 25 aprile del 1966, lo stesso Paolo VI, nel corso di una udienza, salutando i parrocchiani di San Paolino, ricordò quel periodo.Il giovane Giovanni Battista Montini, dopo la maturità liceale, a causa di precarie condizioni di salute, fu inviato a Viareggio, perché nell’abbronzatura e nei bagni di mare il suo gracile fisico potesse trovare nuove energie. Inoltre, la vacanza gli avrebbe consentito un tempo necessario di riflessione per scelte ben più definitive e totalizzanti.Alla vigilia della partenza per la Versilia, scrivendo a don Galloni, manifesterà proprio l’intenzione di vagliare una decisione vocazionale in tal senso. «Domani parto con P. Carli per Viareggio; un po’ di bagni di mare. Oh se potessi una volta essere ristabilito del tutto, mi parrebbe di mettermi con gran lena per la via del dovere e del sacrificio! E non penso e non so che vale più fare quello che vuole il Signore che fare ciò che pare, anche se è bene. Mi raccomandi al Signore, specialmente in queste vacanze in cui saranno prese per me decisioni a cui è legato tutto lo svolgimento della mia vita» A Viareggio fu in compagnia di padre Luigi Carli e di un gruppo di amici dell’Oratorio della Pace di Brescia. Dalla villeggiatura, il giovane Battista scrisse ai familiari diverse lettere dove descriveva lo spettacolo del mare, il clima, la bellezza della città e della pineta.Le sue annotazioni fotografano il centro balneare agli inizi del secolo. Appena giunto alla stazione, deve avere avuto l’impressione di trovarsi in una città di piccole dimensioni: «Viareggio» scrisse «è una cittadina minuscola all’apparenza, dalle case basse, sembrano giocattoli in fila, ma le strade sono diritte lunghe, interminabili, le piazze larghe; gente molta». In un’altra lettera successiva scrive: «Viareggio è tanto ampia che si può essere lontani dalla spiaggia un buon chilometro senza accorgersene, data la lunghezza delle vie. Non ci sono né vicoli, né viottoli contorti; le strade tutte identiche, in alcune corre il tram elettrico».Sapendo della passione del padre per la botanica, desidererebbe che fosse con lui ad apprezzare la bellezza della Passeggiata: «Vi è un viale magnifico con leandri rosei tutti fioriti…». Della pineta scrive: «È una grande distesa perfettamente piana tutta ricoperta da pini marittimi, alti, sottili, colla chioma sulla cima folta e il fusto senza rami e inchinato in tutti a tramontana». Apprezza anche la cucina «buona e saporita», «per quanto un po’ drogata, famigliare, buona, ben servita, pulita».Dalle lettere viareggine si viene a conoscere un giovane Montini molto allegro, che gioca e sa accettare gli scherzi dei compagni. Ma le giornate di Viareggio non scorrono nella più assoluta spensieratezza. L’Italia è in guerra, il fratello Lodovico e alcuni amici sono sul fronte di guerra. Con loro, nella canonica di San Paolino, c’è anche un ufficiale in congedo, perché gravemente ferito. Montini confida: «Li seguiamo tutti i nostri soldati e al di sopra di ogni ricreazione, in fondo ad ogni chiasso sta il pensiero di loro».A un amico scriveva: «Confesso che a dire e a narrare le giornate di vacanze nostre ci ho un po’ di vergogna specialmente ad un soldato, lontano da casa per un sacrificio. Ma anche queste vacanze sono forse un dovere per me. E perciò non invidiare, né imprecare a noi gaudenti che ci stiamo godendo le onde del mare e non ci stanchiamo di vederle venire ad una ad una impetuose, forti, rumorose, che contempliamo il cielo finire sul mare e ci sentiamo correre tra i capelli quest’aria balsamica. In fondo al cuore… vi è la profonda gratitudine per coloro che difendono la vostra Patria… il Signore ve ne renda merito… Quando poi… su questa spiaggia coi suoi dieci mila bagnanti, vi sono molte e molte persone che dimenticano i gravi momenti in cui ci troviamo e profanano con un contegno vergognoso e lepido il dolore dell’umanità, vien fatto di pensare se voi non abbiate a lanciare pieno di cruccio un rimprovero a quei stessi figli della Patria per cui combattete… Vi sono le Chiese piene di madri, di parenti vostri. E si prega…».La riflessione sulla guerra si farà più seria e profonda, dopo l’ingresso in seminario, che seguì al riposo viareggino, direi con grinta profetica, molti mesi prima del celebre pronunciamento di Benedetto XV contro «l’inutile strage».Il giovane Montini, sulle spiagge del nostro mare, prese la decisione di entrare in seminario. Oggi, crediamo che questa «festa di luce e di colori» del nostro mare costituì per il giovane Giovanni Battista il preconio alla grande festa della Trasfigurazione attraverso la morte il 6 agosto 1978, dopo aver sperimentato nella propria vita la sofferenza dell’uomo e, nel cuore, le piaghe della nostra Madre Chiesa. Questa grazia è passata, per lui e per noi, anche sulle rive del nostro mare di Viareggio.