Dossier
La tv senza Dio
Come è avvenuta questa inversione di tendenza, rispetto a tutti i tipi di comunicazione, che si sono succeduti nei millenni dei quali l’umanità ha memoria? Quale ne è stata la causa determinante?
Oggi in tutti i paesi il gran male della televisione è che i programmi non sono pensati e realizzati per i miliardi di uomini e di donne che li vedono. Sono finalizzati al profitto di pochi operatori della pubblicità. Questi operatori finiscono per essere i veri determinatori della televisione, o direttamente come negli Stati Uniti finanziando gli ideatori e realizzatori dei programmi; o indirettamente come in Italia attraverso la arbitraria e incontrollabile dittatura dell’Auditel, cioè del sistema di rilevazione degli indici di ascolto. Contemporaneamente i pubblicitari sono riusciti ad ottenere che i loro annunci venissero trasmessi in tutte le ore del giorno, con affollamenti ossessivi nelle ore di maggior ascolto; che interessassero qualsiasi tipo di programma; che fossero interpretati dallo stesso attore o presentatore del programma in corso. Da qualche tempo i pubblicitari sono riusciti a far inserire nei programmi (che fanno da sandwich ai loro annunci) determinati atteggiamenti e frasari, ritenuti di gradimento delle persone di età tra i 30 e i 45 anni, considerate consumatori più propensi a spendere denaro anche nel superfluo. Infine hanno concesso tariffe più alte, per gli annunci inseriti in programmi con un tasso di violenza e di erotismo più elevati.
Così in tutto il mondo, i pubblicitari sono diventati i veri padroni dei programmi della televisione, ben definita dalla signora Ciampi «deficiente»; perché sempre più scarsa di intelligenza e di rispetto per gli uomini e le donne che la guardano e la pagano sempre e comunque.
Per coloro che si ponessero ancora interrogativi sui «Novissimi», la televisione in tutto il mondo, a tutte le ore cerca di dare ad intendere che ogni problema sarà risolto dalla scienza e dalla tecnica.
Pertanto bisogna prepararsi seriamente ad agire sui telespettatori e sugli operatori della televisione, partendo dal dato di fatto, confortante, che la gente che guarda la tv (con tutte le sue deficienze e involuzioni) è molto migliore di chi fa i programmi. Che sia migliore lo dicono non soltanto le statistiche sopra riportate, ma in maniera significativa recenti dati di ascolto di certi programmi di dichiarato contenuto religioso e con evidenti riferimenti al sacro: I 21 film della Bibbia prodotti dalla Lux Vide in tutti e 143 paesi dei 5 continenti nei quali sono stati trasmessi, hanno registrato ascolti superiori alla media di quelle emittenti. Particolarmente significativo il fatto che la CBS, quando ha trasmesso il film «Jesus» negli Stati Uniti, ha raddoppiato i suoi ascolti, passando da 20 a 40 milioni di ascoltatori. Il film su Giovanni XXIII trasmesso, in due puntate, dalla Rai nel 2003 detiene il primato degli ascolti della fiction televisiva in Italia degli ultimi 20 anni. L’anno scorso, nelle serate del giovedì, Canale 5 trasmetteva «Il grande fratello» raggiungendo il 36% di ascolto e relegando Rai Uno al 12-13%. Quando, il 19 febbraio di questo anno, si è deciso di rischiare il confronto, trasmettendo anche «Don Matteo» al giovedì, Rai Uno ha raggiunto il 28% dell’ascolto di quella sera, mentre «Il grande fratello» è sceso al 29%.
Ma il risultato più significativo l’ha raggiunto Benigni, che, quando ha letto e spiegato il XXIII canto del Paradiso di Dante, ha avuto su Rai Uno 12 milioni di spettatori, dalle 22,30 alle 23,30, in un ora cioè in cui la maggior parte della gente va a dormire.
Mi direte: quanti genitori, quanti insegnanti hanno il tempo e soprattutto la capacità culturale e morale di dare questa assistenza?
Penso che per il momento siano pochi. Bisogna aumentarne il numero e migliorarne le capacità.
Di recente le maggiori emittenti italiane hanno sottoscritto un codice di autoregolamentazione a difesa dei minori in tv. Ma, dopo aver constatato che il codice non veniva rispettato dai sottoscrittori, il Ministero delle Comunicazioni ha istituito un Comitato di sorveglianza (presieduto dal dottor Emilio Rossi, presidente del Centro Televisivo Vaticano) con il potere di infliggere sanzioni ai trasgressori, fino a proporre al Governo per i casi più gravi la sospensione della licenza a trasmettere. Ogni cittadino può segnalare programmi trasgressivi al numero telefonico del Comitato: 06/54447525.
Sensibilizzare ed addestrare le persone, più sollecite del bene comune, ad esigere dalle emittenti che i programmi della televisione siano fatti per chi li guarda, cioè per arricchire la loro capacità di migliorare la società in cui vivono.
Predisporre iniziative che inducano Governi e Parlamenti, locali e nazionali, a garantire a tutti i telespettatori il rispetto delle loro convinzioni e delle loro consuetudini di vita. Chiedere a tutti i parlamentari eletti nella Diocesi che la Commissione parlamentare di vigilanza sulla tv eserciti le sue funzioni (a cominciare da quella di tutela dei minori) su tutte le emittenti e non soltanto sulla Rai.
Preparare gli adulti ad assistere i minori nella visione dei programmi televisivi, per aiutarli nella loro equilibrata crescita intellettuale e morale, così come da millenni si fanno carico della igiene fisica e della alfabetizzazione di figli e discepoli.
Chiedere attraverso conferenze, assemblee, campagne di stampa che sia un organismo pubblico di rilevazione statistica (magari una branca dell’Istat) a raccogliere e pubblicare gli indici di ascolto e di gradimento dei programmi televisivi trasmessi.
Far sì che i giovani più dotati si dedichino agli studi umanistici (liceo classico) per prepararsi adeguatamente agli studi universitari in scienze della comunicazione e poi alle specializzazioni professionali di sceneggiatore, regista, produttore, presentatore, di programmi televisivi, di intrattenimento e di informazione. La buona televisione ha bisogno di buoni professionisti, che abbiano fatto buoni studi, abbiano una fede salda, siano di condotta morale irreprensibile.