Opinioni & Commenti

La tristezza di un mondo dove l’unica compagna dei giovani è la solitudine

E non perché a uccidere è «lo sballo», come titolavamo sul numero 37 di Toscana Oggi, o non solo per questo. Moira, 30 anni, come anche Erika, di 19, sono morte «sole» pur essendo circondate da tanta gente: la prima in un’auto dove forse addirittura dormiva con amici che potrebbero averla lasciata lì senza vita; la seconda in uno sgabuzzino di un’affollata discoteca. È questo ciò che deve farci riflettere, che dovrebbe far riflettere soprattutto i giovani che nello sballo cercano il divertimento, la fuga verso mondi che in realtà non esistono perché lì c’è solo solitudine.

Una solitudine che spesso i giovani cercano perché a corto di argomenti interessanti da affrontare con i loro coetanei, senza la voglia di ridere per qualche battuta di uno di loro. Già, troppo spesso i giovani sono soli in mezzo agli altri e non sanno più ridere, come i bambini non sanno più giocare. Le prediche di genitori, insegnanti e anche dei preti quasi mai riescono a cambiare la loro visione. Troppe volte noi adulti ci vestiamo degli abiti di «maestri». In realtà spesso basterebbe l’esempio, far capire loro come sia possibile parlare, confrontarsi e magari anche litigare senza bisogno di sballare. Invece i primi a essere soli con i cellulari, i social, spesso sono proprio gli adulti, gli stessi genitori. E magari proprio davanti ai giovani che, a tavola, avrebbero voglia di parlare.